Partiamo subito con la foto della firma del “Contratto”, un documento sul quale, però, c’è ancora da fare e da discutere. Qual è la posizione di ANIEF?
“La volta scorsa abbiamo firmato un contratto con 8 punti sotto l’inflazione. Con questo contratto abbiamo cercato di recuperare l’inflazione per il triennio 2019/21 e di recuperare addirittura due punti e mezzo dell’inflazione cresciuta tra il 2009 e il 2018 del vecchio contratto. Il governo si è impegnato a trovare delle risorse aggiuntive. È un inizio. Specifico che questo documento non riguarda il 2022, perché è un anno nel quale abbiamo raggiunto l’inflazione di 10 anni prima. Il governo deve intervenire innanzitutto per adeguare l’indennità di vacanza contrattuale e poi sul nuovo contratto 2022/24 per recuperare le altre somme”.
Il “Manifesto sulla scuola” lanciato da ANIEF durante la scorsa campagna elettorale, cita alcuni punti chiave relativi alle problematiche del mondo della scuola e al punto uno vi è il precariato. Quali soluzioni si auspicano nella realizzazione a breve termine?
“Abbiamo un problema grandissimo, ovvero, l’immissione di 70 mila precari subito per non perdere i fondi del PNRR. Dobbiamo rivedere la fase transitoria del precariato e dobbiamo estendere il doppio canale di reclutamento a chi viene assunto dalle GPS. Se qualcuno è senza specializzazione o senza abilitazione, è importante che faccia il corso per conseguire l’abilitazione, ma non si può escludere dai ruoli chi ogni giorno viene chiamato come supplente. La scuola del merito è anche la scuola di chi ogni giorno merita il rispetto degli studenti e delle famiglie. Poi c’è il problema del personale ATA e degli organici dimezzati: c’è bisogno dell’organico aggiuntivo. C’è il problema legato a chi è stato licenziato dopo l’anno di prova. Che senso ha? C’è un problema legato al concorso straordinario bis, che tendeva a cercare soluzioni in merito al precariato. Per i concorsi ordinari, grazie anche all’azione di ANIEF, gli idonei sono stati assunti nelle graduatorie di merito. “Il precariato” è congenito fino a quando nessuno o qualcuno cercherà di risolvere il problema della parità di trattamento dei docenti precari e di ruolo. C’è il problema degli insegnanti di sostegno e di chi ha l’abilitazione all’estero. Ed altri problemi che abbiamo reso noti con il nostro Manifesto. Queste sono le priorità per la scuola, che non riguardano solo soluzioni di bilancio ma anche di buonsenso”.
Organico aggiuntivo. C’è una possibile e concreta soluzione per questo personale?
“Ci stiamo confrontando. È un problema di budget e redistribuzione dei fondi. Avevamo 80.000 persone in organico aggiuntivo due anni fa, dimezzati a 40 mila al 30 giugno dello scorso anno, oggi sono tutti a casa. Lo chiamavano organico covid. Le scuole ne hanno capito l’importanza e ne hanno la necessità, come abbiamo più volte ribadito agli organi di governo competenti, se non saranno assunti si rischia di perdere fondi del PNRR. Questo organico è essenziale per la scuola”.
Vincoli e Mobilità: Si fa riferimento all’iniquità della 107 ancora vivo su migliaia di docenti. Molti docenti attendono una soluzione definitiva. Quali possono essere le soluzioni per i vincoli e per l’immobilizzazione?
“Bisogna attendere le intenzioni del governo relative alla mobilità. Per il pubblico impiego, per quanto previsto dal PNRR, si deve realizzare la mobilità di tutto il personale. Non conoscendo ancora le intenzioni del governo, abbiamo due modi di interloquire: il primo è fare una deroga, cioè, per due o tre anni si facciano spostare tutti e tutte: madri, padri e figli di genitori in condizioni di fragilità. Il paradosso del nostro sistema è che se fai il precario, rischi di fare il precario per 30 anni, se cerchi di diventare di ruolo, a casa non torni più. Un governo che ha istituito il Ministero della Natalità non può negare questo diritto. Dunque, si consenta di coniugare il diritto alla famiglia con il diritto di al lavoro. E si faccia in modo, nei passaggi di ruolo, di non mettere i paletti”.
Qualche giorno fa è uscita una notizia che riguarda le pensioni. Uno dei punti del Manifesto, riguarda le pensioni. È possibile avere una soglia così alta, con un lavoro estremamente stressante per tutta la categoria della scuola a rischio Burnout, o anche quella manovra risulta azzardata visto che rimanda di altri due anni il percorso verso il pensionamento ?
“Nonostante le nostre continue richieste al governo di ricevere i dati di casi da Burnout e del numero di cause di lavoro da stress correlato al lavoro a scuola, ci è stato sempre risposto che questi dati non fossero disponibili. Abbiamo una fotografia della scuola che è la più “vecchia” del mondo. Abbiamo più del 60% di over 50 che lavora nella nostra scuola. Dobbiamo incentivare i meccanismi per andare in pensione. Con la quota 103, se l’insegnante non ha ancora raggiunto l’età pensionabile è auspicabile che si possano riscattare, gratuitamente, gli anni di formazione per poter raggiungere il pensionamento senza penalizzazioni. È un concetto che non possiamo perdere. Sulle pensioni ci deve essere chiarezza. Il nuovo governo, appena insidiato, ha cinque anni davanti a sé per affrontare il problema. Cerchiamo, inoltre, di agevolare le lavoratrici madri. Non si può avere la classe lavoratori della scuola più vecchia del mondo. Dal 1973, se sei un ufficiale dell’esercito hai la possibilità di riscattare gli anni di formazione. Perché l’insegnante è penalizzato? Se per insegnare ci vuole un titolo di abilitazione, perché non è permesso riscattare questi anni dedicati alla formazione”?
Il ‘Corriere della sera’ pubblica una notizia che riguarda il concorso per dirigenti per il quale si indaga su 13 funzionari del Ministero dell’Istruzione. In un suo post pubblicato poco fa, scrive in merito ai dirigenti scolastici, proponendo un concorso bis. Lascio al Presidente di ANIEF un’ultima battuta.
“Il grosso problema è che molto spesso nella scuola c’è del contenzioso. Il problema, però, non riguarda solo i Presidi, ma anche gli ITP, i diplomi magistrali e chi ha fatto i concorsi ordinari. Se un giudice ti fa entrare di ruolo, in via cautelare, e a seguito del superamento dell’anno di prova, giudicato da un apposito Organo collegiale, si sospende il giudizio, perché in questi casi non può avvenire la sanatoria? Quello dei Presidi, non riguarda solo il concorso del 2017, ma anche quello del 2011. Quando si fanno dei contenziosi e ci sono dei rischi, non è giusto punire chi ha fatto questi concorsi ma non è giusto nemmeno non risarcire chi ha denunciato delle situazioni non lineari. Lo stato dovrebbe trovare una soluzione, in passato lo ha fatto con la legge 107. Il principio è che c’è stato un Organo collegiale che ha rilevato il superamento. Si deve dare la possibilità a chi ritiene che abbia avuto un giudizio leso, di confrontare il proprio merito. Questo è buonsenso. Il parlamento è sovrano. Quando nel 2015 ha ritenuto di dover fare, per il contenzioso 2011, un concorso riservato, lo ha fatto. Il problema non è eludere il giudicato, ma rispettare la volontà degli Organi collegiali che hanno valutato queste persone in grado di svolgere il proprio lavoro. Noi facciamo un appello alla politica: ricorrere al buonsenso per adottare le giuste soluzioni nell’ interesse dello Stato. Per quanto riguarda il citato articolo del ‘Corriere della sera’, ritengo che, per avere una condanna, il reato deve essere confermato in ultimo grado”.