“Buongiorno a tutti, grazie Presidente e grazie Segreteria; il mio più che un intervento, e’ una riflessione che mira ad aprire alcuni interrogativi:
“Se le procedure concorsuali nazionali nella scuola presentano falle e criticità ormai comprovate da corsi e ricorsi storici, è giusto chiedersi: “A che giova continuare a proporre concorsi tesi ad accertare più che un’adeguata formazione di docenti, dirigenti o altre figure di comparto, il possesso di un nozionismo faticoso da acquisire in tempi brevi e mentre si lavora? Si perché, nel comparto scuola, chi svolge un concorso, spesso contemporaneamente, lavora”.
“Altra domanda-riflessione: le figure dirigenziali, docenti, o altro tipo, sono davvero sempre valutate nel merito? Siamo sicuri che tutti quelli che vincono, hanno poi reali ed effettive capacità nell’espletare quei ruoli? Nel rispondere a queste domande, viene naturale ritenere che occorre cominciare a riflettere su nuovi e più efficaci sistemi di selezione. Mi rendo conto del fatto che è una riflessione non facile, complessa che impegna tutti, non solo ” gli addetti ai lavori” ma tutti, proprio tutti (MIUR, scuole, famiglie, dirigenti, sigle sindacali ecc…). A riguardo, i sistemi educativi europei e internazionali possono anche magari offrire spunti di riflessione o costituire materia di confronto”.
“Ultima riflessione alla quale tengo in modo particolare: il “tema dei ricorrenti”. Io sono stato ricorrente nell’ ultimo concorso D.S. 2017 e ho fatto e faccio tuttora parte di TEp (Associazione Trasparenza e partecipazione; colgo l’ occasione per ringraziare pubblicamente in questa sede Pino Turi per aver preso parte a molti nostri incontri). Molti ricorrenti (ai quali va tutto il mio in bocca al lupo) hanno ancora un ricorso pendente in atto e chiedono giustamente una soluzione politica, extra giudiziale. Io però appartengo a quella frangia di ricorrenti che si è fermata con il ricorso. La mia riflessione finale va infatti alla figura del ricorrente: ” Chi è il ricorrente? Spesso è un candidato aspirante che non conclude o non porta a termine il proprio ricorso; qualcuno pensa: “Non è andato avanti perché non era in buona fede!! C’ha provato e non l’ha spuntata!”…
“E considerazioni di questo tipo. No. Non è sempre così. Permettetemi di dire che spesso una persona che ricorre non ce la fa più, cede a livello psicologico e, cosa ancora più grave, è sfiancato a livello economico. Quindi si ritira. E la partita finisce lì. È doppiamente amara e frustrante la cosa. Auspico in futuro un sistema trasparente, costante nel tempo, garante, funzionale, efficace che miri da un lato, all’immissione di nuove risorse e dall’ altro alla stabilizzazione di tutti i precari. Concludo davvero con una citazione di Piero Calamandrei tratta da un discorso del 1950: …Solo la scuola può aiutare a scegliere le persone degne di essere scelte ma che affiorino, – e qui sta la grande lezione di Calamandrei – da tutti i ceti sociali. Antonio Di Francesco Tiberi collaboratore UIL L’AQUILA. Evviva la UIL e grazie per questo splendido Congresso svoltosi sul tema del Rispetto. Grazie a tutti, ho concluso”.
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