Scuole chiuse d’estate. La Stampa pubblica un contributo di A. Neumann. Si ripete il solito canovaccio critico. Nessuna proposta concreta.
Scuole chiuse d’estate. Il solito articolo critico
Scuole chiuse d’estate. Ogni tanto sui quotidiani sono pubblicati articoli e riflessioni sulla sospensione prolungata delle lezioni. Occorre dire che i contributi sono quasi sempre privi soluzioni concrete. L’ultimo in ordine di tempo è di A. Neunann su La Stampa (22 luglio) dal titolo che non lascia dubbi sul taglio “Così si puniscono genitori e figli“.
La giornalista apre il suo intervento scrivendo “La scuola non è un parcheggio,perché almeno
nei parcheggi fa fresco e poi non cadono a pezzi, ma, soprattutto,i parcheggi non chiudono per 14 settimane di fila” L’apertura è discutibile . Purtroppo il proseguo non riesce ad alzare la qualità dell’intervento, che ovviamente condizionato dai canoni giornalistici non riesce ad approfondisce alcun tema. Si legge:”Siamo andati sulla Luna, ma nessuno nel 2023 sa spiegare alla gente come sopravvivere senza aiuti esterni, con 3 mesi di scuola ferma e lavorando 8 ore al giorno…Cosa succede in quelle 14 settimane? Il peggior scenario possibile riguarda le famiglie che non hanno nonni né possibilità economiche: i centri estivi comunali sono pochi, inadeguati,non coprono 14 settimane“.
Brevi considerazioni
Occorre dire che la giornalista non è un insegnante. Nel suo CV non risultano esperienze professionali (è possibile però la svista. Difficile) in un’aula scolastica. Probabilmente A. Neumann ha scritto l’articolo in un ambiente fresco, protetto dalla calura estiva.
Fatte queste premesse (importanti) la giornalista fa riferimento alle 14 settimane di vacanze estive, omettendo due particolari: la latitudine del nostro Paese e il dato (14 settimane) non si discosta molto rispetto ad altri Paesi europei, ove spesso sono “spalmate“ tutto l’anno. Infatti scrivevo: Ad esempio in Francia, le vacanze estive durano 8 settimane, ma tra ottobre-novembre e a carnevale le scuole sono chiuse complessivamente per 4 settimane.
La maggior parte dei paesi a giugno chiude i cancelli. Quindi le vacanze estive sono concentrate tra giugno e fine agosto. Fanno eccezione paesi come la Germania, l’Islanda, la Norvegia e la Scozia. L’inizio del loro anno scolastico è compreso tra il 1 agosto e 22-23 agosto Ovviamente non è difficile comprenderne il motivo: la diversa latitudine rispetto alla nostra.
La differente organizzazione delle pause influisce sulla durata delle vacanze estive. Si va da un minimo di 6 a un massimo di 12-13.
Le vacanze estive vanno dalle 6-8 settimane (Francia,Germania,Liechtenstein,Regno Unito, Norvegia…) alle 10-12 (Finlandia Grecia, Islanda,Portogallo, Spagna, Ungheria… ) . La Lettonia, l’Italia chiudono l’elenco con 13 settimane.”
Quindi l’Italia è quasi allineata con il totale delle vacanze degli altri Paesi europei. Una diversa organizzazione (distribuzione delle vacanze per tutto l’anno) porrebbe sicuramente altri problemi organizzativi.
Le soluzioni
La soluzione è abbastanza complessa: riorganizzare l’anno sociale, prevedendo anche la chiusura delle attività produttive o supporti organizzativi alle famiglie. Senza dimenticare però l’installazione dei sistemi di vemtilazione nelle aule scolastiche (impresa difficile). G. Meloni aveva espresso un suo sostegno per questa soluzioni. Poi, però…

Gianfranco Scialpi, dal 1983 docente di scuola primaria. Dal 1994 svolge attività di formazione su tematiche prevalentemente didattiche. Recentemente ha tenuto corsi di corsi sull’uso delle Tic nella didattica (mappe concettuali) e sulla navigazione sicura nel Web rivolti soprattutto agli studenti. E’ stato preparatore agli esami Ecdl presso il proprio istituto. Ha un blog personale. Qui ha pubblicato in questi ultimi anni 1.700 articoli. E’ articolista presso diverse testate online (OrizzonteScuola, ScuolaInforma e Informazionescuola…). E’ coautore di testi di didattica (Istituto Didattico Teramo). Nel proprio Istituto scolastico ricopre le funzioni di F.S. alle Tic, referente al contrasto al Cyberbullismo e responsabile di plesso. Con il supporto del Municipio 3° e 5° (Roma) ha costituito un gruppo di referenti al Cyberbullismo (2018), che poi ha realizzato un comune regolamento come previsto dalla legge 71/17.