La violenza sulle donne non si arresta ed invita a riflessioni sempre più amare. I delitti nei confronti delle donne pongono tutti la stessa identica domanda: perché? Perché questa recrudescenza della violenza maschile sulle donne? Qualche mese fa ebbi modo di sfiorare l’argomento con la criminologa Cinzia Mammoliti, ed emerse che il problema di fondo fosse con tutta probabilità la mancata accettazione della parità da parte dei maschi, per fortuna non tutti, assodata l’esistenza di una buona fetta illuminata di popolazione maschile sana, con cui ogni donna sogna di potersi relazionare almeno una volta nella vita anche e soprattutto in campo amoroso.

Siamo abituati a concepire le pari opportunità come una lotta delle donne, è come se il genere femminile dovesse continuamente ricordare a quello maschile, ancora oggi, le sue potenzialità per esigerne il rispetto, ma dati i risultati la tendenza andrebbe forse invertita e le pari opportunità, a giudicare dalle cronache, sarebbe ora di insegnarle ai maschi allo stesso modo in cui si insegnano alle femmine. Sin da piccoli i bambini devono apprendere che una donna non è un oggetto sessuale, non è sottomessa, ha gli stessi loro diritti e la stessa libertà di poterli far valere, perché se ancora oggi qualcosa non quadra evidentemente non lo sanno. Eppure la parità venne ripresa più volte già nella nostra Costituzione nel lontano ’48, a proposito di lavoro e famiglia, ma i ragazzi nemmeno questo sanno perché il Diritto nella scuola italiana è considerato importante solo a chiacchiere.

Nel film Barbie, per fare un esempio recente, lei considera Ken un accessorio che non riesce a collocare da nessuna parte nel suo mondo tutto rosa, ed il motivo è semplice: Barbie è sprovvista di vagina, dunque totalmente estranea ai problemi relazionali con il mondo maschile. Un messaggio semplice ma piuttosto efficace per spiegare il patriarcato agli adolescenti. Alla fine però Barbie sceglie di diventare umana, e si accolla il rischio di relazionarsi agli altri, maschi compresi, da cui si evince proprio l’importanza di arricchire la propria vita attraverso la relazione con l’altro. Sarebbe importante per tutte le ragazze arrivarci con la consapevolezza di Barbie dei propri diritti e delle proprie potenzialità, conservando anche dopo tale consapevolezza di bambine, che da piccole possono sognare ad occhi aperti senza dover pensare di correre il rischio di essere manipolate, violentate o uccise. Arricchire la vita di un altro essere umano per arricchire la propria dovrebbe essere alla base di tutte le relazioni sane, ovvero quelle che rappresentano un valore aggiunto per vivere la vita nella bellezza della condivisione, liberi da giochi di potere e rivalità.

Dopo l’evoluzione della donna urge pertanto quella dell’uomo che, complice l’ignoranza che ancora regna in alcuni contesti familiari da Nord a Sud, è rimasto indietro, ancora vittima di se stesso e del suo bisogno di sopraffazione. I bambini devono imparare a coltivare se stessi senza la necessità di doversi imporre agli altri attraverso le armi, la competizione o le donne, nei giochi di guerra, di forza o di supremazia. Tornando sempre a Barbie, alla fine lei invita proprio Ken ad affermare se stesso senza di lei, altro momento chiave del film che andrebbe spiegato ai bambini. In tutto questo la scuola cosa può fare? Tantissimo e sicuramente già lo fa, tuttavia non sarà mai abbastanza se l’educazione dei bambini e delle bambine non sarà adeguatamente impartita innanzitutto a casa, insegnando valori importanti come il rispetto dell’altro non soltanto come un diritto ma principalmente come un dovere. La scuola da sola non fa miracoli.

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