La disorganizzazione che porta i docenti precari in cattedra è sintetizzata dai numeri sulle mancate assunzioni realizzate quest’anno in Lombardia: su 11.654 immissioni in ruolo autorizzate, al 31 agosto ne sono state effettuate solo 8.100. E delle oltre 3.500 non assegnate, quasi mille sono dovute alle rinunce, mentre le rimanenti alla mancanza di candidati nelle graduatorie utilizzate dal Ministero. Secondo Orizzonte Scuola, tutto ciò è dovuto a “una netta carenza di candidati, soprattutto nelle discipline STEM, e un alto numero di rinunce. Queste statistiche sottolineano la crescente necessità di formare più docenti nelle aree disciplinari carenti e di rendere la professione docente più attraente, soprattutto nelle regioni con costi di vita elevati e stipendi docenti non competitivi”. Va anche ricordato, continua la testata specializzata, che “il fenomeno delle rinunce non è esclusivo della Lombardia, ma colpisce principalmente le regioni del Nord”. Infine, va rilevato che “le rinunce tardive e i sistemi non sincronizzati contribuiscono alla percezione che l’algoritmo delle graduatorie provinciali per le supplenze non funzioni correttamente. Questo causa frustrazione tra i docenti, che vedono le cattedre desiderate assegnate ad altri candidati a causa di questi problemi procedurali”.
“È evidente – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che il sistema di reclutamento dei docenti continui a fare acqua da tutte le parti. Senza il ritorno al doppio canale, le stabilizzazioni non andate in porto, il record di supplenze annuali e il fenomeno della mancata continuità didattica continueranno ad imperversare, mettendo sempre più a repentaglio la qualità dell’offerta formativa. Se ci ritroviamo con il 200% di docenti precari in più rispetto a quando, con la Legge 107 del 2015, assorbimmo nei ruoli quasi 100mila docenti, sicuramente c’è un ‘buco’ nell’organizzazione che va cancellato”.
“La scorsa primavera – continua Pacifico – avevamo realizzato un accordo con il ministro Giuseppe Valditara, ma poi si è scelta la strada delle procedure concorsuali, che stanno rallentando ancora di più il processo di copertura delle cattedre vacanti: la verità è che servono abilitati e specializzati e occorre assumerli in ruolo in fretta, sempre in attesa del nuovo reclutamento che dovrebbe partire nel 2025. Nel frattempo non possiamo più permetterci passaggi a vuoto: per questo abbiamo deciso di denunciare di nuovo la situazione di stallo italiana alla Commissione europea, affinché in Corte di Giustizia si riapra il caso: senza risposte concrete e celeri, l’Italia ha creato tutte le condizioni per beccarsi una condanna da Bruxelles”.
Il sindacalista Anief, infine, rilancia l’esigenza di introdurre una specifica indennità per chi lavora lontano dalla propria residenza e di arrivare il prima possibile alla cancellazione dei vincoli alla mobilità del personale scolastico di ruolo: “negare il diritto alla famiglia per affermare quello al lavoro, con dei vincoli irragionevoli – dice ancora Marcello Pacifico – , rappresenta una lesione di uno dei diritti imprescindibili dei cittadini. Come pure quello di chiedere ad un precario di essere immesso in ruolo e poi costringerlo a non arrivare a fine mese, perché tra affitti, bollette e trasporti, rimane davvero poco per vivere”.

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