suicidio

La categoria professionale più esposta al rischio suicidio? Francia e Regno Unito non hanno dubbi da anni: sono gli insegnanti. In Francia nel 2005 e nel Regno Unito nel 2009 e poi nel 2012, è stato valutato, dati alla mano, il rischio suicidario delle varie categorie professionali, rilevando livelli più alti rispetto a qualsiasi altra categoria professionale e alla popolazione in generale.

E in Italia? Prova a fare una fotografia dello ‘stato dell’ arte’ Vittorio Lodolo D’ Oria, medico esperto di malattie professionali degli insegnanti e burnout, pubblicando i risultati di una sua ricerca sul quotidiano di analisi e scenari politici “Lab Parlamento”, in assenza di dati ufficiali degli istituti di statistica nazionali.

Lodolo D’ Oria spiega di aver cercato in rete le parole chiave 1) suicidio; 2) insegnante; 3) anno in cui la ricerca è svolta. “Per ciascun evento occorso, sono stati raccolti specifici dati: luogo di residenza (Nord, Centro, Sud e Isole); genere; età; fase di attività o quiescenza del lavoratore; livello di insegnamento (infanzia, primaria, superiore I e II grado); modalità di attuazione del suicidio”.

Il risultato? Almeno cento i sucidi accertati di docenti negli ultimi dieci anni. Una media di 10 all’ anno, uno al mese esclusi i mesi estivi. Con buona pace dello stereotipo secondo il quale fare l’ insegnante sia un impegno di tutto riposo , il classico “lavorano mezza giornata e vanno in vacanza per tre mesi all’ anno”.

100 suicidi osservati, 42 uomini e 58 donne, “nonostante le donne costituiscano l’ 83% del totale corpo docente”. Età media 51 anni, il 58% dei casi verificatisi al Sud. In maggioranza tra insegnanti elementari e della secondaria di secondo grado.

Dati presumibilmente sottostimati (si legge nel rapporto dell’Istat “non tutti i suicidi vengono alla luce perché spesso la famiglia del defunto vuole evitare di divulgare il fatto alla comunità”) che comunque bastano a far scattare il campanello di allarme. E mentre a Seul 120mila docenti scendono in piazza dopo l’ ennesimo suicidio di un insegnante in quel Paese, da noi si rischia di discutere delle riforme riguardanti la carriera professionale di docenti e personale della scuola procedendo alla cieca su argomenti del genere.

Scrive D’ Oria nelle considerazioni sulla sua ricerca: “nessuna riforma previdenziale può essere affrontata prima che vengano studiate e riconosciute le malattie professionali. Tuttavia, all’alba del terzo millennio, si crede ancora che le disfonie siano la sola e prevalente causa di inidoneità all’insegnamento, quando le diagnosi psichiatriche sono cinque volte più numerose. Per vent’anni (2004-2023) i Collegi Medici di Verifica del MEF (Ufficio III) hanno custodito gelosamente i dati senza elaborarli e rifiutandosi di darli a Università e Sindacati. Oggi la competenza è passata all’Inps, ma il ministro Valditara dovrebbe richiedere tutti i dati dei vent’anni al MEF per poter trarre utili elementi circa la salute professionale della categoria. Banalmente si chiede al ministro di dare le risposte alle domande contenute nella sua interrogazione parlamentare al Senato del 13 gennaio 2011”.

In effetti, ricorda D’ Oria, il tema era stato oggetto di numerose interrogazioni parlamentari di maggioranza e opposizione fin dal 2005. Nel 2011 era stato l’ allora deputato Valditara, oggi Ministro dell’ Istruzione e del Merito, che chiedeva, tra le altre cose: “che venissero attivate ricerche epidemiologiche al fine di accertare urgentemente l’incidenza delle patologie psichiatriche, il consumo di psicofarmaci, il tasso suicidario della categoria come avviene in Francia”. Sarebbe facile elaborare dati attendibili ed utili per calibrare le riforme attese su evidenze scientifiche, basterebbe “uno studio epidemiologico retrospettivo (ventennale) sulla base dei dati delle visite di inidoneità/inabilità nei Collegi Medici di Verifica (CMV). I suddetti dati sono in possesso dell’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze (MEF) cui andranno richiesti”.

Un suggerimento concreto al Ministro che (almeno da deputato) aveva mostrato di avere ben chiara la questione, mentre intanto da Terni arriva la notizia di un’ altra insegnante che si è tolta la vita.

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