eutanasia

In un mondo dove le decisioni mediche possono diventare battaglie legali, la storia di Indi Gregory, un bambino di otto mesi affetto da una malattia mitocondriale, ha toccato il cuore di molti. I genitori di Indi, Dean Gregory e Claire Staniforth, stanno lottando strenuamente per estendere l’assistenza di supporto vitale del loro figlio in un ospedale di Nottingham, mentre sia l’Alta Corte, che la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), stanno insistendo affinché a questo neonato vengano sospese tutte le attività per tenerlo in vita.

Una speranza c’è

L’ospedale Bambin Gesù di Roma si è offerto di curare il piccolo Indi, rinnovando la speranza dei genitori, risvegliando ricordi che ancora fanno lacrimare, come quella di Charlie Gard, vista la similitudine tra i fatti.

La storia di Indi Gregory infatti, come abbiamo scritto, ci accende il ricordo di un altro caso simile, quello appunto di Charlie Gard.

Charlie era un bambino inglese nato il 4 agosto 2016, apparentemente sano. Dopo qualche settimana, i medici diagnosticarono a Charlie una rara e grave malattia mitocondriale per cui non esistevano cure specifiche.

I genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, iniziarono una campagna di crowdfunding per portarlo negli Stati Uniti e sottoporlo a una terapia sperimentale, anche in quel caso molto pro-life italiani si impegnarono per portare Charlie in Italia e lo stesso Bambin Gesù si rese disponibile ad accoglierlo.

Tuttavia, i medici del Great Ormond Street Hospital si opposero, stabilendo che la terapia non avrebbe migliorato la qualità di vita di Charlie chiesero la morte di Charlie.

Il caso finì davanti a diversi tribunali britannici, che diedero sempre ragione ai medici e sentenziarono come si fa con un criminale, la morte di Charlie Gard, il quale si spense il 28 luglio 2017, poco prima del suo primo compleanno.

Peggio dei Nazisti

Due domande bisogna porsele, anche perché questi casi sollevano questioni complesse riguardanti l’etica medica, i diritti dei genitori e il ruolo della legge.

Ho da sempre sostenuto che l’eutanasia sia la legge più ingiusta che si possa mettere nelle mani degli uomini, ogni vita ha un valore intrinseco e che la decisione di terminare una vita dovrebbe passare dalle mani di terzi come giudici o parenti la trovo folle.

La fallacia logica in cui si sostiene che l’eutanasia possa essere una scelta compassionevole in certe circostanze, trova ampio riscontro nei fatti che hanno portato alla morte Charlie Gard e ad un strazio le vite dei genitori di Indi

Quando scrivo peggio dei Nazisti, lo faccio con cognizione di causa, le stesse pratiche per un mondo privo di disabili trova pieno spazio nella logica nazista, ricordiamo Aktion T4 programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap, cosiddette “vite indegne di essere vissute”, praticamente la stessa cosa che sta facendo il National Health Service britannico. Lo dico con forza e forse toccherò la suscettibilità di qualche lettore, ma non si può stare in silenzio su storie come queste, sono letteralmente schifato dal dibattito pubblico che dovrebbe condannare ogni sorta di regola umana su questo tema, aumentando la sovranità della famiglia contro il potere dello Stato, eliminando di fatto la possibilità di intaccare una vita umana, già di per sé complessa per una malattia al momento incurabile e sottraendola alla complessità delle decisioni di terzi senza tenere conto delle volontà della famiglia stessa.

Pertanto invito tutti a sostenere questa famiglia, perché la storia di Indi Gregory e il ricordo di Charlie Gard ci riportino a ripensare questo sistema sballato, rimettendo al centro di ognuno di noi, dello Stato e delle leggi, l’importanza di affrontare questioni come queste non con la “libretta” ma con compassione, rispetto e un profondo senso di umanità. Uniamoci affinché le sfide legali e mediche non soffochino come stanno facendo e come hanno già fatto in Inghilterra la speranza e l’amore dei genitori per i loro figli.

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