Buon «Dante dì» (forse…)

Buon «Dante dì» (forse…)

Quando si festeggia, si festeggia e basta non si guarda in faccia nessuno, non si fanno domande, né obiezioni di sorta. Si festeggia. Da alcuni anni, infatti, in Italia, è stato istituito il «Dante dì», nella giornata del 25 marzo, ritenendo che in tale data, nel lontano 1300, il poeta viandante Dante Alighieri avesse iniziato il suo viaggio nell’aldilà. Della vita di Dante, specie per quel che attiene alla cronologia degli eventi, le notizie sono avvolte nel buio, nell’incertezza, non ci sono cioè documenti che giustifichino con certezza scelte o decisioni. Non si conosce nemmeno (con certezza) la sua data di nascita; né la data di quando avesse iniziato, per davvero, a scrivere il poema. Di certo, per Dante, si conosce solo la data di morte, avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, in Ravenna. Il resto è tutto sfumato. Metà degli studiosi di Dante, infatti, ritiene che il suo viaggio nell’aldilà sia iniziato il 25 marzo. L’altra metà dei dantisti, invece, ritiene che sia iniziato i primi giorni di aprile (l’8 aprile), per la semplice ragione che in quell’anno la Pasqua ricorreva in aprile (e il viaggio dantesco nei tre regni dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso avvenne durante la settimana santa). Nulla di grave, o di tragico. L’ho affermato in premessa, e lo ribadisco: quando si festeggia, si festeggia e basta. Quindi, buon «Dante dì» a tutti (e per tutti i dì).

Adesso, propongo una lettura «cibernetica» del poema dantesco, tra «Metaverso», Intelligenza Artificiale e Avatar.

 

Le caratteristiche dell’odierno Metaverso sono:

  1. immersione
  2. partecipazione
  3. condivisione
  4. interazione

 

Ebbene, queste caratteristiche, pari pari, possono sovrapporsi all’esperienza dantesca di attraversamento del suo aldilà, cioè, del suo metaverso, una volta avvenuto lo sdoppiamento tra Dante autore e Dante personaggio. Tutte le caratteristiche dell’odierno Metaverso, le ritroviamo nell’esperienza dantesca:

immersiva (egli attraversa l’aldilà con il corpo, con il suo avatar, Dante personaggio)

partecipativa (nel senso che Dante decide di intraprendere il viaggio nell’aldilà)

condivisa (Dante  condivide l’esperienza con i suoi utenti, dannati, purganti, beati, ma anche con i suoi lettori, di ieri e di oggi)

interattiva (Dante dialoga, si arrabbia, ascolta, consiglia, chiede, cioè, interagisce con tutti).

 

L’odierno «Metaverso» ha precisi (e rigorosi) protocolli gaming. Anche Dante ha fissato precisi (e rigorosi) protocolli gaming, per l’Inferno, per il Purgatorio e per il Paradiso.

Nell’odierno «Metaverso», alcuni personaggi sono «intelligenze artificiali», sono, cioè, intelligenze programmate per risolvere specifiche utilità, e sono in grado, a loro volta, di apprendere e di evolversi. Alla stessa maniera, nel metaverso dantesco, Virgilio, Beatrice e san Bernardo sono, decisamente, da vedere come  Intelligenze Artificiali programmate per risolvere specifiche utilità (agevolare e favorire il viaggio di Dante). A queste tre IA, aggiungerei i diavoli e gli angeli che controllano, e che sovraintendono ai cerchi dell’Inferno, e ai gironi del Purgatorio; aggiungerei pure le Intelligenze Angeliche, che sovraintendono ai cieli del Paradiso.  Virgilio, Beatrice e san Bernardo sono, dunque, le tre Intelligenze Artificiali che prendono in carico l’utente Dante, e che lo aiutano nel game, lungo il viaggio ludico-apprenditivo ch’egli sta compiendo (dall’infima lacuna dell’universo, fino alla visione di Dio).

 

L’odierno «Metaverso» necessita di una grande quantità di data. In Dante, questa grande quantità di data è rappresentata dalla cultura pagana e cristiana, che sta alle sue spalle (nella sua mente, cioè, nel suo software). Tutta la conoscenza antica e medievale serve, all’interno di quel vasto Metaverso che è l’aldilà dantesco, per processare e per validare il cammino di Dante, ma anche il cammino di tutti gli altri elementi che lo popolano (anime – avatar). Stare nel «Metaverso» non è un’esperienza indifferente. Tale esperienza, infatti, cambia, modifica (e anche piuttosto radicalmente) i processi cognitivi di chi lo vive, fino a modificare le strutture profonde del sapere umano. Anche per Dante accade la stessa cosa.

 

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