Emergenza piccole scuole, valutare le scuole dei piccoli comuni come situazioni straordinarie che non rientrano nei parametri che si applicano nei grandi centri urbani, lo dichiara Carlo Giuffrè, Responsabile UIL Scuola RUA Lombardia, al 43esimo appuntamento della rubrica di approfondimento tematico de La Voce della Scuola, incentrato sulle pluriclassi.
“Si ritiene, genericamente, che la Lombardia sia una regione ricca e non sia toccata da grossi problemi, e invece non è così, afferma il Professore Carlo Giuffrè. Nelle province, soprattutto nei piccoli centri, formati da valli e montagne, le popolazioni diminuiscono sempre di più, perché spesso non si danno le giuste opportunità, come nel caso della scuola. La scuola, come dice la Costituzione, deve essere garantita a tutti i livelli e con le stesse prerogative, se ciò non accade, le famiglie preferiscono spostarsi in altri comuni e la scuola locale si depaupera”.
In Italia non esiste una normativa che consenta di definire le piccole scuole, né un database che permetta di identificarle. La normativa, basandosi principalmente su criteri geografici, si sofferma principalmente sul ruolo che le scuole svolgono nel territorio e su elementi di carattere “qualitativo”, quali ad esempio la marginalità o l’isolamento classificandole in:
- “scuole di montagna” si intendono i plessi scolastici che, al contempo, siano:
- situati a oltre 1000 metri sul livello del mare;
- distanti più di 20 chilometri da un centro abitato ove è presente una scuola del medesimo ordine e grado
- “scuole delle piccole isole” si intendono i plessi scolastici situati nelle isole minori. In base all’allegato A della L. 448/2001, si tratta di: Tremiti, Pantelleria, Pelagie, Egadi, Eolie, Suscitane, del Nord Sardegna, Partenopee, Ponziane, Toscane, del Mar Ligure.
- “scuole dei territori a bassa densità demografica” si intendono i plessi scolastici situati in territori che hanno una densità di popolazione inferiore a 80 abitanti per chilometro quadrato.
Quanto previsto dalla normativa si basa essenzialmente su criteri geografico-territoriali ma non annovera nella casistica le “piccole scuole” che si trovano in zone urbane e periurbane che saranno trattate alla stregua delle classi di qualsiasi altra realtà urbana ossia soggette ad un numero minimo e massimo per la formazione delle classi (DPR 81/2009) e ad un numero minimo per istituto comprensivo per garantire l’autonomia (legge 111/11 che all’articolo 19, comma 4).
“Noi siamo contrari a questo sistema e siamo contrari alla norma che stabilisce che gli istituti abbiano una determinata consistenza numerica al di sotto della quale non si ha diritto all’autonomia. Siamo per garantire la scuola nel territorio, ma la scuola deve essere garantita a tutti gli effetti, non con la pluriclasse, continua il Responsabile UIL Scuola RUA della Regione Lombardia, Carlo Giuffrè, la pluriclasse non dà gli stessi diritti delle classi normali. Ci vuole una volontà politica, per non far spopolare i piccoli comuni, di valutare le scuole al loro interno come situazioni straordinarie non facendole rientrare nei parametri che si applicano nei grandi centri urbani.. La politica deve essere investita di questa problematica, per garantire la stessa scuola a tutta la comunità scolastica, soprattutto ai bambini. Occorre intervenire sui comuni di 1000 abitanti, dando loro risorse che devono garantire una scuola con tutti i servizi, nonché dare l’organico necessario. Questa è la nostra posizione, siamo convinti che essa vada supportata. Speriamo che i politici intervengano per queste situazioni particolari prima che esse peggiorino e non si possa più intervenire”.
La chiusura delle classi e dei plessi ha una forte ricaduta sul territorio, Professore Giuffrè non crede sia il caso di dare seguito alla Legge Realacci (Legge 158/2017), che prevede l’istituzione di un fondo di 160 milioni di euro per la riqualificazione e valorizzazione dei piccoli Comuni?
“I comuni, attraverso le loro associazioni (ANCI, ad esempio), devono fare il loro, con progetti concreti. Ma è importante che il Ministero dell’Istruzione intervenga sui parametri delle assegnazioni dell’organico, la legge attuale prevede dei parametri stretti per passare alla pluriclasse, cosa che non è il massimo per garantire le giuste opportunità di istruzione e convivenza per gli alunni”.
Dai dati statistici riportati dall’istituto di ricerca, INDIRE, sono stati individuati diversi parametri entro i quali le “piccole scuole” sono ascrivibili. Gli indicatori riportati dall’istituto di ricerca sono:
- la superficie dell’area comunale;
- la zona altimetrica, in base alla quale sono stati individuati comuni di montagna, di collina e di pianura;
- la densità abitativa, cioè il numero di persone che abitano sulla superficie comunale;
- la raggiungibilità degli edifici scolastici dell’area attraverso differenti modalità di trasporto;
- la copertura e la velocità di connessione alla rete Internet;
- il grado di urbanizzazione, articolato su tre gradi – alto, medio e basso – e calcolato sulla base della densità demografica e della contiguità geografica fra aree.
Osservando i dati relativi all’ultimo punto, cioè il grado di urbanizzazione, appare subito evidente come il fenomeno delle piccole scuole non sia localizzato soltanto in zone scarsamente popolate e isolate: il 61% si trova in comuni con un basso grado di urbanizzazione, ma il restante 39% in zone ad alto (11%) o medio (28%) grado di urbanizzazione, confermando che l’attuale casistica basata su criteri geografico-territoriali non è più valida per dascrivere un fenomeno in continua crescita.
“La Scuola è il perno del nostro Paese, diamo un’opportunità ai nostri ragazzi”, una sua riflessione, Professore Giuffré, sulle parole di Cerri, pronunciate all’Assemble Nazionale, svoltasi a Gornate Olona, nel luiglio scorso, in qualità di rapprentante dell’ANCI.
“Occorre investire seriamente nella scuola, considerando i fondi a nostra disposizione, calandoli sulle reali e vere esigenze della scuola, facendole riacquistare il ruolo importante che essa deve avere nella società. Abbiamo delle risorse che non devono essere sprecate, ma devono essere riversate per creare una scuola di qualità in tutto il territorio italiano”.