Caso Ferragni: fare l’influencer non può sostituire lo studio, il web non perdona

Caso Ferragni: fare l’influencer non può sostituire lo studio, il web non perdona
Se c’è qualcosa di buono nella vicenda beneficenza/Ferragni è la conferma della caducità della professione di influencer. Quanto accaduto avrà senz’altro una ricaduta sulla carriera della più grande imprenditrice digitale italiana e, pur non sapendo ancora in che termini, è certo però che il rapporto di fiducia con i suoi follower si è rotto, e siccome la fiducia è la base di tutte le relazioni, segnerà anche in questo caso un prima e un dopo. La vicenda dei pandori si è estesa peraltro in queste ore ad un’altra forma di beneficenza operata dalla Ferragni sulle uova di Pasqua commercializzate nel 2021/22, di cui pure si sta mettendo in dubbio la natura benefica. Il punto però, per noi che facciamo scuola, ancor più della cronaca è il messaggio che questo episodio ci sprona a diffondere fra i giovanissimi, che troppo spesso ripetono quanto sia inutile studiare questa o quella materia in base a cosa gli servirà realmente nella vita, considerato che molti hanno come modello proprio persone come Chiara Ferragni o qualche tiktoker altrettanto famoso. Non c’è docente, specialmente alle superiori, che non si sia imbattuto in affermazioni come: “che studiamo a fare se poi basta andare su tik tok per fare soldi?“. Personalmente mi è accaduto proprio di recente, ed ho dovuto argomentare per buoni 15 minuti su concetti vintage tipo “uno su 1000 ce la fa“, spiegando poi che gli altri 999 devono per forza fare appello a qualche competenza acquisita per mettere il piatto a tavola. La vicenda di questi giorni fornisce un nuovo tassello importante su cui fare leva, che riguarda finanche i pochissimi “fortunati” che riescono ad arricchirsi creando contenuti sui social, con particolare riguardo proprio alla durata del loro successo che, così come avviene per un cantante o per un attore, può cambiare o addirittura finire in un momento. Quando non esisteva il web i personaggi famosi e poi dimenticati li chiamavamo “meteore“, oggi basta cedere il fianco ai propri detrattori, un solo momento di distrazione e ci si ritrova nel tritacarne dei leoni da tastiera, spietati più degli stessi follower delusi. Chiara Ferragni risponderà delle sue azioni davanti alla legge e se dovrà pagare pagherà, ma nel frattempo va ringraziata, innanzitutto perché di esempi di personaggi famosi che sbagliano è pieno il mondo e non tutti hanno il coraggio di scusarsi pubblicamente come ha fatto lei, indipendentemente dalla immancabile dietrologia comparsa finanche sui modi e i motivi che l’hanno spinta ad esporsi con tono dimesso e il capo cosparso di cenere, ma non solo: la Ferragni va ringraziata proprio da chi deve educare le nuove generazioni, perché ci ha fornito un chiaro esempio di fragilità umana, a cui solo studio, cultura e valori sani possono fare da paracadute.

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