La redazione de La Voce della Scuola ha posto 11 domande alle organizzazioni sindacali che hanno firmato il CCNL 2019/22. Ecco le risposte della CISL date dalla Segretaria nazionale Ivana Barbacci
- Alla fine di una trattativa lunga e complicata avete deciso di firmare. Cosa vi ha convinto? Per lei vale il motto meglio un brutto contratto che nessun contratto, o pensa che questo contratto rappresenti un avanzamento reale per i lavoratori della scuola?
Un brutto contratto non esiste, per definizione. Il contratto è, per sua natura, frutto di una mediazione, si firma quando si ritiene che il punto di equilibrio raggiunto sia comunque un punto di avanzamento e di crescita. Questo contratto sicuramente lo è, rispetto al precedente, e non solo per gli incrementi retributivi, che sono comunque un altro passo in avanti nel percorso verso un riconoscimento più adeguato e giusto del lavoro svolto in settori chiave per il Paese e per i diritti delle persone. Anche nella parte cosiddetta normativa ci sono aspetti di grande rilievo, dalle tutele ai precari alla gestione degli impegni per la formazione, alle relazioni sindacali.
- Partiamo dagli aumenti. Girano le cifre lordo Stato che però sono molto distanti dal netto che entra in busta paga. Pensa che gli aumenti concordati siano sufficienti a recuperare il potere di acquisto degli stipendi del personale della scuola che si è andato perdendo negli ultimi dieci anni?
Sulla parte economica il grosso del lavoro era già stato fatto con la pre intesa del novembre scorso, che ha permesso di mettere in busta paga fin da dicembre il 95% circa delle risorse disponibili. Quelle risorse, stabilite dalle leggi di bilancio, non erano ovviamente suscettibili di ulteriori incrementi in sede di negoziato: è stato però un risultato importante aver ottenuto di poter utilizzare per incrementi del trattamento base, coinvolgendo in questo nel suo complesso tutto il personale, anche risorse che in origine erano destinate a un utilizzo selettivo. Un obiettivo che ci ha visti impegnati dopo la firma delle pre intesa, e che in parte spiega anche il protrarsi dei tempi per la fase successiva del negoziato. Indubbiamente il riaccendersi dell’inflazione mette a rischio la tenuta del potere d’acquisto, ed è stata una ragione in più per rivendicare un utilizzo diffuso, rivolto a tutti e non selettivo, delle risorse che avevamo a disposizione. Ora occorre guardare in avanti, al prossimo rinnovo, per continuare – come ho già accennato – un percorso, avviato ma non certo concluso, di rivalutazione delle retribuzioni del comparto, e per tutelare rispetto all’inflazione il potere d’acquisto degli stipendi. La prossima legge di bilancio sarà, come è stato anche in passato, un banco di prova per le intenzioni dichiarate nei giorni scorsi dal Governo, di voler ridare dignità e prestigio al lavoro di tutto il personale scolastico.
- C’è una riforma significativa nella gestione delle scuole, l’ordinamento del personale ATA. Ci spiega come funzionerà con questo nuovo contratto?
Con questo contratto si definisce un ordinamento che prevede un’area delle “elevate qualificazioni” (EQ) nella quale confluiranno i DSGA (Direttori dei Servizi Generali Amministrativi), da tempo figura apicale nel settore scuola. Il modello è analogo a quello di altre amministrazioni pubbliche: la trattativa ha permesso di tener conto in modo più adeguato delle specificità che caratterizzano l’organizzazione delle istituzioni scolastiche. In particolare, per il personale già oggi in ruolo come DSGA è garantita una continuità di servizio sulla sede di attuale titolarità a l’acquisizione dello status di EQ per tutta la carriera professionale, pur in presenza di una nuova disciplina che prevede l’affidamento di incarichi triennali. L’intesa raggiunta è importante anche per un altro aspetto, in quanto consente l’accesso all’area dei “funzionari” con “elevate qualificazioni” anche per il personale che ha ricoperto come “facente funzioni” i posti scoperti da DSGA. Una vicenda che si trascina da anni e che trova finalmente una soluzione in questo contratto, legittimando a pieno titolo gli attuali Assistenti Amministrativi Facenti Funzione a “coordinare” gli uffici delle segreterie scolastiche, a pieno titolo.
- Ci chiarisce la questione dei vincoli triennali sulla mobilità? E’ materia che deciderà il tavolo sindacale o resteranno intatti i vincoli di legge più odiati dai lavoratori, a partire dal vincolo dei tre anni?
I vincoli alla mobilità sono indubbiamente un tema spinoso, di cui va sempre tenuta presente la complessità, legata al rapporto tra legge e contratto. Su questioni del genere bisognerebbe sempre evitare un approccio superficiale e demagogico, che un sindacato serio non si può permettere. È pura demagogia affermare che il contratto avrebbe potuto ignorare ciò che stabilisce una legge, di fatto abrogandola: ciò premesso, si può capire e anche apprezzare ciò che al tavolo negoziale si è pattuito, ossia che la gestione dei vincoli sarà affidata alla contrattazione. Per noi della CISL, che col CCNI del gennaio 2022 eravamo riusciti a “liberare” dai vincoli i neoassunti del 2021, è ben chiaro quali siano i margini di manovra che una gestione contrattuale apre al sindacato, se ha la capacità di esserne protagonista. Intanto una deroga ai vincoli è stata chiaramente prevista nel nuovo CCNL per chi ha figli fino al dodicesimo anno di età o per altre esigenze di carattere familiare.
- Il contratto appena è firmato in realtà già scaduto. Quando pensa si potrà mettere mano al contratto 2022? C’è chi pensa che se ne parli a fine legislatura se tutto va bene.
Dobbiamo metterci mano quanto prima, ma per farlo abbiamo bisogno anzitutto di capire quante saranno le risorse economiche messe a disposizione. L’ho già detto e lo ripeto: questo sarà, a partire dalla prossima legge di bilancio, il vero banco di prova per le intenzioni dichiarate. Si può capire, perché è sempre stato così, l’enfasi con cui ministri e governi si intestano i loro meriti quando si conclude una trattativa. Trionfalismi che durano il tempo di un comunicato stampa, ma che non mancheremo di richiamare quando sarà il momento di misurare la coerenza tra le parole e i fatti. Lo stesso vale per i tempi del rinnovo, su cui non rimarremo sicuramente in attesa passiva. Ma intanto vorrei porre un’altra urgenza, che è quella di rinnovare il contratto per l’area della Dirigenza, su cui siamo appena al confronto sull’Atto di indirizzo, mancando il quale non è nemmeno possibile avviare il negoziato.
- Tornando al migliore dei contratti possibili, la UIL non ha firmato. Secondo lei firmerà il contratto definitivo? E come si riflette a suo parere questa decisione sul ruolo complessivo del sindacato nei confronti del governo?
Non mi permetto di giudicare la scelta fatta dalla UIL, anche se fatico a comprenderne le ragioni. Quindi non mi avventuro in pronostici per quanto riguarda possibili ripensamenti. Chiederei solo analogo e reciproco rispetto, che manca del tutto quando si definisce, come fa Bombardieri, quello firmato da tutte le altre organizzazioni rappresentative un “contratto farsa”. Del resto il leader della UIL non è nuovo a sparate del genere, viste le affermazioni offensive da lui rivolte recentemente alla CISL, incomprensibili da parte di chi guida un’organizzazione che da decenni condivide rapporti unitari e che proprio insieme alla CISL ha interpretato, in passaggi chiave della storia sindacale, il ruolo di sindacato riformista, contrattualista e non semplicemente antagonista. Ma ognuno di noi è responsabile della propria coerenza.