Ciò che colpisce maggiormente della fuga di notizie sulla maldestra espressione utilizzata da Papa Francesco, è proprio la fuga di notizie: ma non era un incontro a porte chiuse con i Vescovi della CEI? Qualcuno ha ipotizzato che il Papa non avesse nemmeno compreso appieno l’accezione potenzialmente negativa della sua espressione “c’è già troppa frociaggine”, rivolta ad eventuali restrizioni da applicare ai seminaristi omosessuali. In verità, una delle ipotesi avanzate in queste ore è che qualcuno gliel’avesse suggerita apposta per poterlo poi screditare, rendendola pubblica. Se così fosse, ma non è detto, risulterebbe coerente proprio con l’esito della riunione incriminata, in seguito alla quale è stato prontamente dato in pasto alla stampa il particolare di non poco conto. In effetti, se il Pontefice fosse amato da tutta la CEI, nessuno si sarebbe sognato di rendere pubbliche dichiarazioni, in realtà, private, fatte ad un pubblico di alte sfere del clero a cui il Pontefice, che non ama giri di parole, ha riferito in modo sintetico e sbrigativo un concetto su un tema molto delicato e mai adeguatamente affrontato. E allora, piuttosto che puntare il dito contro l’espressione utilizzata, sarebbe forse il caso di pensare alla sostanza?
E la sostanza è che Papa Francesco sta provando in tutti i modi a riqualificare l’immagine della Chiesa, destreggiandosi fra i suoi lati oscuri con non pochi sforzi. A Napoli abbiamo un detto antico che dice: “fatte benedicere ‘a nu prevete ricchione”, per intendere che se un prete è omosessuale, la sua benedizione vale di più. Tuttavia, nel politically correct “ricchione” è diventato offensivo, come lo è frocio e i suoi derivati, fra cui frociaggine. Eppure nell’ambiente omosessuale, in tono scherzoso, e parlo per esperienza diretta e senza temere smentite, si usano indifferentemente e con grande ironia espressioni come frocio, frocia, ricchione e molte altre del volgo piuttosto note, che però nessuno, dall’esterno o in pubblico, si può permettere di utilizzare. Il motivo è che siccome siamo ancora al Medioevo, in Italia, sui diritti di genere, si dà per scontato che chi non sia omosessuale utilizzi certi termini al solo scopo di screditare. E ci sta, ma saremo liberi di esprimerci come vogliamo almeno a casa nostra? Certamente sì, motivo per cui questo gran parlare di come il Papa si sia espresso a casa sua, in tal caso, non ha senso, e non fa che distogliere l’attenzione da ciò che realmente di buono quest’uomo di 87 anni, di salute cagionevole e finanche capace di chiedere scusa, sta provando a fare. Di base, la Chiesa svolterà il giorno in cui verrà abilito il voto di castità, fino ad allora sarà tutto uno slalom per recuperare la credibilità persa proprio grazie a chi utilizza la toga, e ce ne sono, per dare sfogo alle proprie frustrazioni indisturbato, quando non si tratti di vere e proprie devianze, come accade per i preti pedofili, cosa ben diversa e assai più grave di quelli omosessuali che preferiscono prendere i voti e non rispettarli piuttosto che vivere serenamente la propria sessualità alla luce del sole.
A proposito degli inconsapevoli, finti o veri che siano, c’e’ un bellissimo film del 2005 di Massimo Andrei, Mater Natura, che li battezza col neologismo “criptochecche”, e sono gli stessi che fanno i danni maggiori anche nelle famiglie, proprio come il protagonista della divertentissima scena, sposato con tre figli fuori, ma “ricchione dentro”. Peraltro, mentre si punta il dito contro il Pontefice, dichiarandolo omofobo, c’e’ anche chi si è preoccupato di spiegare che alcuni omosessuali sceglierebbero la toga, e dunque la castità, proprio per evitare di assecondare la loro naturale inclinazione: ma non è forse questo un modo ancora più subdolo per dichiararla sbagliata? Siamo nel 2024, eppure è del tutto evidente che la strada sul rispetto dell’unicitá di ciascuno sia ancora tutta in salita, e lo dimostra il fatto che l’opinione di chiunque, specialmente se di un personaggio pubblico, nei confronti dell’orientamento sessuale altrui, faccia ancora da spartiacque fra ciò che è giusto o sbagliato e, di base, faccia ancora notizia.