La lettura degli importi degli stipendi del mese di febbraio hanno lasciato senza parole i lavoratori e le lavoratrici della scuola, che si sono visti decurtare il proprio reddito in modo drastico e inaspettato. L’associazione Ancodis chiede chiarimenti al MEF e alle forze politiche e sindacali, e non esclude la possibilità di una protesta nazionale.
Un’amara sorpresa ha atteso i docenti italiani quando hanno controllato il proprio cedolino del mese di febbraio 2024. Invece di trovare un aumento dovuto alle novità fiscali e contrattuali annunciate da tempo, hanno scoperto che il loro stipendio era stato ridotto in modo significativo, a causa di un conguaglio fiscale che ha colpito in modo indiscriminato e insostenibile i lavoratori e le lavoratrici della scuola.

A denunciare la situazione è stata l’associazione Ancodis (Associazione Nazionale dei Collaboratori Didattici e dei Supporti), che ha raccolto le testimonianze di centinaia di migliaia di iscritti, tra cui molti docenti che si sono ritrovati con stipendi inferiori anche ai 1000 euro, e addirittura uno che ha ricevuto solo 1 euro!
Secondo i dati rilevati da Ancodis, rispetto al mese di gennaio 2024, solo l’8,4% dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola ha avuto un aumento stipendiale superiore ai 100 euro, mentre il 91,6% ha subito una riduzione superiore a tale cifra, con il 70,4% che ha visto il proprio reddito diminuire di oltre 200 euro. E questo senza considerare le addizionali regionali, che non sono state ancora caricate nel mese di febbraio.
Ancodis si chiede cosa sia successo e quali siano le responsabilità del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che gestisce il sistema di calcolo degli stipendi, e delle forze politiche e sindacali, che avevano promesso miglioramenti e riconoscimenti per i lavoratori e le lavoratrici della scuola, spesso costretti a fare i conti con la precarietà, la scarsa valorizzazione e le difficoltà legate alla pandemia.
L’associazione si augura che si tratti di un errore del MEF, e che si possa correggere al più presto la situazione, eventualmente prevedendo una forma di rateizzazione mensile dei debiti fiscali, per alleviare l’impatto negativo sulle famiglie. In caso contrario, Ancodis non esclude la possibilità di organizzare uno sciopero generale, per far sentire la propria voce e difendere i propri diritti.
Per ANCoDiS
Rosolino Cicero
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