Corte Costituzionale. La politica ignorerà anche la nuova sentenza dopo quella sul Tfs?

Corte Costituzionale

Corte Costituzionale. Altra sentenza favorevole agli statali e quindi al comparto scuola. Ignorata dall’esecutivo

Corte Costituzionale. Nuova sentenza favorevole agli statali (scuola)

Corte Costituzionale. Otto mesi fa la Massima corte (sentenza 23 giugno 2023) ha riconosciuto ineguale il  trattamento degli statali nell’erogazione del TFS (Trattamento di fine servizi) rispetto al settore privato. Qualche settimana ho scritto: “La sentenza dipana ogni dubbio il differimento innnzitutto va contro il principio di uguaglianza (trattamento) tra pubblico e privato. Quest’ultimi, infatti devono attendere solo 45-60 giorni per ricevere sul proprio conto la liquidazione. Inoltre chiarisce la Corte <<La garanzia della giusta retribuzione, proprio perché attiene a principi fondamentali, “si sostanzia non soltanto nella congruità dell’ammontare concretamente corrisposto, ma anche nellatempestività dell’erogazione>>”. 
Purtroppo la sentenza è rimasta inascoltata. Il motivo è semplice: l’enorme debito pubblico (145% rispetot al Pil).
E’ di questi giorni la pubblicazione di una nuova sentenza. Si legge su pamagazine.it “questa volta era in discussione un contenzioso che va avanti dai primi anni Novanta, in ballo c’erano alcuni aumenti legati all’anzianità, definiti da un accordo sindacale siglato nel 1989. Erano dei Ria (Retribuzione Individuale di Anzianità) cioè degli scatti che spettavano a chi al 1 gennaio del 1990 aveva già maturato cinque anni di lavoro nelle amministrazioni pubbliche. Si trattava, all’epoca, di 300 mila delle vecchie lire per la prima, seconda e terza qualifica dell’area funzionale; 400 mila lire per la quarta, quinta e sesta qualifica, e 500 mila lire per la settima, ottava e nona qualifica funzionale”. Il contenzioso in sintesi. A parere dell’Amministrazione la quota spetta solo a chi prima del 1990 aveva maturato i cinque anni prima del 1990. La Corte Costituzionale  “entra nel merito per sancire che questo intervento legislativo retroattivo è stato deciso chiaramente per condizionare i giudizi ancora in corso e tutto ciò la Costituzione non lo consente, “specialmente nel caso in cui sia coinvolta nel processo un’amministrazione pubblica. Infatti, tanto i principi costituzionali relativi ai rapporti tra potere legislativo e potere giurisdizionale, quanto i principi concernenti l’effettività della tutela giurisdizionale e la parità delle parti in giudizio, impediscono al legislatore di risolvere, con legge, specifiche controversie e di determinare, per questa via, uno sbilanciamento tra le posizioni delle parti coinvolte nel giudizio”.
Ovviamente l’estrema sintesi rischia di non essere esaustiva l’intera vicenda. Si rimanda al sito dal quale sono stati estratti i passaggi più signficativi.

Breve considerazione

Finora il governo non si è preannunciato. Difficilmente lo farà in modo favorevole a tutto il comparto statale. Al più come già riportato su pamagazine.it ne beneficheranno i settecento che hanno fatto ricorso.
Detto questo il pubblico impiego, di cui il comparto scuola è il maggiormente rappresentativo, è ignorato nel suo diritto ad avere un riconoscimento a norma di legge. In tal senso La Corte Costituzionale si è già espressa in due casi  (TFS e Ria). Purtroppo il governo complice l”indifferenza mediatica che fa mix con la scarsa consapevolezza dei propri diritti da parte del pubblico impiego, continua a ignorare le sentenze. Se poi consideriamo la scarsa efficacia degli scioperi fortemente depotenziati con la legge 146/90 e provvedimenti seguenti, allora il cerchio si chiude.

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