Da “La cucina futurista” di Marinetti e Fillia

Da “La cucina futurista” di Marinetti e Fillia

All’inizio degli anni Dieci del Novecento (con qualche decennio di ritardo), appare nella letteratura questo testo, La cucina futurista, di Marinetti e Fillìa. L’enogastronomia espressa in questo libro completò quel complesso intreccio di arti figurative, musica, stili di vita, consumi, realtà politica, saperi scientifici e umanistici che prese il nome di Futurismo, nato appunto nel 1909.

Tuttavia il manifesto abbracciò molto velocemente l’idea di “antitalianità” tanto che leggiamo:

Sono esterofili e quindi colpevoli di antitalianità gli albergatori e negozianti che trascurano gli efficaci e spicci mezzi a loro disposizione per influenzare italianamente il mondo (uso della lingua italiana negli avvisi, nelle insegne e nelle liste di vivande) dimenticando che gli stranieri, innamorati del paesaggio e del clima d’Italia, possono anche ammirarne e studiarne la lingua.

Sono esterofile e quindi colpevoli di antitalianità le signore italiane dell’aristocrazia e dell’alta borghesia che si infatuano degli usi e degli snobismi stranieri. Esempio: lo snobismo americano dell’alcool e la moda del cocktail-party, forse adatti alla razza nord-americana, ma certamente nocivi alla nostra razza.

Consideriamo quindi cafona e cretina la signora italiana che partecipa  orgogliosamente  a  un  cocktails-party e relativa gara alcoolica. Cretina e cafona la si­gnora italiana che crede più elegante dire: «ho preso quattro cocktails»; che dire: «ho mangiato un minestrone». A meno che essa subisca ora la invidiata superiorità finanziaria dello straniero, superiorità ormai distrutta dalla crisi mondiale.

 

Eleganti signore italiane, vi preghiamo di sostituire al cocktail-party dei convegni pomeridiani che potrete chiamare a volontà l’Asti spumante della signora B, il Barbaresco della  contessa C, o il Capri bianco della principessa D. In questi convegni sarà premiata la migliore qualità del vino radunatore.  E basta con la parola «bar» che va sostituita colle italianissime:   «Quisibeve».

Estratto da La cucina futurista, di Marinetti-Fillia (Sandit libri, 2020).

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