Ringrazio l’Associazione “La Parola che non muore” e l’Associazione “La Voce della Scuola” per l’invito alla Festa della Scuola che si è svolta ad Ascoli Piceno dal 26 al 29 ottobre.
Nell’intervento del 27 ottobre, ho cercato di mettere al centro il LAVORO dei collaboratori del dirigente scolastico individuati ai sensi del Decreto Legislativo 165/2001 art. 25 comma OGGI presenti nella scuola dell’autonomia richiamando le norme giuridiche e l’ultimo CCNL della scuola seppur in attesa della firma finale.
Con l’avvento dell’autonomia, abbiamo assistito alla progettazione prima e alla sperimentazione dopo di nuovi modelli didattici unitamente a nuove azioni organizzative; ciascuna Istituzione scolastica ha “pensato” ad una nuova scuola che ha fatto dell’autonomia organizzativa e didattica una vera e propria innovazione ontologica.
L’autonomia in questi 25 anni ha manifestato la sua forza propulsiva nell’organizzazione dei servizi alle comunità scolastiche e l’ampliamento dell’offerta formativa; ha indotto la comunità educante a programmare e portare avanti – ovviamente con forme e tempi diversi – il progetto educativo.
Mi chiedo allora: è davvero chiaro agli esperti e all’opinione pubblica la vera complessità di una Istituzione Scolastica che non è soltanto luogo di apprendimento, di formazione e di educazione?
C’è la consapevolezza di cosa vuol dire governare ed organizzare quotidianamente una scuola che oggi deve adempiere a tanti obblighi e incombenze, oltre che garantire – quale sua ovvia finalità! – l’istruzione e la formazione dei nostri bambini, ragazzi, adolescenti?
E’ giunto il momento di indicare, nel rispetto di ruoli e di posizioni, le scelte strategiche che secondo Ancodis sono necessarie per rendere la scuola capace di costruire quella comunità culturale nella quale ciascun individuo possa essere, come ha detto Pietro Calamandrei, “degno di avere la sua parte di sole e di dignità”.
Allora parto da tre domande:
1) può esistere un sistema scolastico efficiente senza la squadra dell’autonomia che progetta, coordina, sostiene, monitora l’azione educativo-didattica della scuola a tutti i livelli e per tutti i suoi protagonisti?
2) da chi è costituita la squadra della scuola autonoma?
3) si può finalmente prevedere senza pregiudizi ideologici il riconoscimento contrattuale – quello giuridico di fatto c’è! – del LAVORO di migliaia di docenti?
La scuola dell’autonomia
La scuola autonoma è un sistema complesso e dinamico, interessato da improvvise criticità e quotidiane emergenze, con molti plessi da gestire, con qualche centinaio di docenti da coordinare e centinaia se non migliaia di studenti da seguire, con progetti didattici ed extradidattici di inclusione e di integrazione, con attività di PCTO, gestione dei conflitti, sicurezza e prevenzione dei rischi, privacy, PON, RAV, Piano di miglioramento, PTOF, ecc..
All’art. 42 del CCNL 2019/21 si legge “Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo e relazionali, di orientamento e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti”
Cosa si riconosce dunque?
Che la professione docente non è limitata esclusivamente all’azione educativo-didattica definita nello spazio (ambienti di apprendimento) e nel tempo (orario dedicato), ma prevede competenze sul piano organizzativo e del funzionamento – cioè azioni tipiche delle figure di sistema – che devono essere pienamente contemplati nella funzione docente stessa.
La scuola dell’autonomia è chiamata a misurarsi con la contemporaneità e svilupparsi nella modernità; deve proiettarsi e integrarsi in due direzioni: quella gestionale-organizzativa unitamente a quella didattica.
Nella scuola dell’autonomia operano – certamente da protagonisti! – docenti della cui quotidiana azione e professionalità la gestione e l’organizzazione, la stessa tenuta della comunità scolastica, il suo funzionamento organizzativo, hanno assoluto bisogno dal momento che il Dirigente Scolastico – nella sua solitudine di un numero primo – ha oggettive difficoltà a gestire la molteplicità e la complessità degli impegni connessi all’esercizio delle proprie funzioni.
Parlo di docenti che – oltre l’attività didattica in classe – contribuiscono ogni giorno dell’anno solare a realizzare l’atto di indirizzo del DS e concorrono alla costruzione dell’identità dell’IS attraverso l’organizzazione di processi e la gestione delle risorse materiali e finanziarie: adempiono ad un servizio che è prodromico per sua natura a quello didattico e che però NON produce effetti nella carriera professionale di ciascuno di noi.
Mi riferisco a docenti che sono, riprendendo le parole del Direttore di Dirigere la Scuola Vittorio Venuti, “abitanti sospesi nella terra di mezzo senza chiari confini nel diritto di esistenza” e “che senza il generoso impegno l’attuale modello organizzativo formale non potrebbe funzionare” come ha scritto il Prof. Paletta.
Nel quadro normativo vigente è, dunque, evidente il vulnus contrattuale relativo alla gestione della complessità!
Organi di governo della scuola autonoma
Il Consiglio di istituto e il collegio dei docenti sono gli attuali organi di governo della scuola autonoma affidata al dirigente scolastico che è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio (Decreto legislativo n.165/01), risponde della complessa gestione della scuola (aspetti strettamente pedagogico/ didattici, aspetti amministrativi, quelli inerenti la comunicazione, i rapporti con il territorio e gli enti locali, aspetti organizzativi, utilizzazione e coordinamento delle risorse umane della scuola).
OGGI è il tempo di istituire un’area intermedia giuridicamente stabile e contrattualmente definita, formalmente strutturata in procedure di reclutamento interconnesse a percorsi di formazione, sviluppo professionale nella carriera, disciplinata nel CCNL: è di fatto una delle azioni di ammodernamento coerenti al funzionamento efficiente della scuola.
Riconoscerlo contrattualmente significa completare l’autonomia organizzativa e gestionale che non può prescindere dal riconoscimento di importanti risorse professionali che si caratterizzano per competenze tecnico-organizzative, di coordinamento, gestionali e relazionali, che sono necessarie per la qualità del servizio scolastico in sinergia con il dirigente scolastico.
Nell’attuale formale organizzazione manca il terzo anello, cioè l’area di chi si occupa di progettare idee, ne programma i tempi, partecipa nelle sedi di discussione al confronto, alla verifica e alla valutazione dei processi assolutamente indispensabili all’interno di una complessa realtà qual è la scuola autonoma moderna.
Il collaboratore principale (ex vicepreside), il responsabile di plesso distaccato, i preposti alla sicurezza sono soggetti protagonisti (non comparse!) del sistema e si distinguono dagli altri docenti per l’assunzione di mansioni e responsabilità che non sono però connesse a prospettive di carriera integrate all’insegnamento.
Come dicevo rappresentano la “squadra dell’autonomia” che si mette al servizio della propria comunità scolastica; è costituita da docenti che hanno il privilegio della duplice visione della scuola: nei processi di apprendimento e formazione e nell’organizzazione e progettazione, interagiscono con tutte le componenti, assumono iniziative, seguono percorsi formativi in servizio e non.
L’introduzione dell’autonomia, con l’accresciuta complessità delle azioni, degli ambiti di intervento, delle responsabilità, ha acuito l’esigenza dei collaboratori formalmente riconosciuta nel Decreto Legislativo 165/2001 art. 25 comma 5: “Nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative il dirigente può avvalersi di docenti da lui individuati, ai quali possono essere delegati specifici compiti”.
In ciascuna istituzione scolastica autonoma, troviamo dunque docenti collaboratori del DS che costituiscono lo staff organizzativo che – su delega del DS – si occupano di funzionamento organizzativo e di coordinamento, affiancano direttamente il DS e il DSGA nella gestione della complessità scolastica (dai temi amministrativi a quelli gestionali, dalla prevenzione dai rischi alla gestione delle “insicurezze”, dalla comunicazione interna alle relazioni con l’esterno, dal rilevamento dei bisogni alla gestione delle improvvise emergenze, dalla individuazione delle priorità alla ricerca delle soluzioni).
Lo staff organizzativo è quotidianamente impegnato ad affrontare e rispondere in modo tempestivo ed efficace alle esigenze organizzative di servizio, ad elaborare e condividere scelte di fondo della scuola.
Mi riferisco a docenti che hanno acquisito specifiche competenze, che dedicano tanto tempo alla formazione e all’autoformazione, che assumono incarichi aggiuntivi coerenti agli emergenti bisogni organizzativi nel corso degli anni scolastici, che ben conoscono il funzionamento della loro scuola, che vedono i problemi da diversi punti di vista e ne condividono i processi decisionali, che spesso sono la memoria storica della comunità scolastica.
D’altronde l’esperienza insegna che non tutti i docenti sono interessati all’organizzazione e al funzionamento, non tutti sono disponibili.
E chi lo fa, chi ha deciso di investire tempo e risorse anche economiche per la formazione deve averlo riconosciuto nelle norme contrattuali e nella carriera.
Sono ritenuti docenti privilegiati ma in realtà sono i dimenticati dal sistema scolastico italiano!
I collaboratori del DS (si ricordino i tanti collaboratori che si trovano in Istituzioni affidate a DS reggenti senza nemmeno poter fruire di un esonero dalle attività didattiche!) – nella specificità delle diverse funzioni delegate – godono di una posizione di osservazione privilegiata che consente loro in tempo reale di suggerire possibili cambiamenti organizzativi e gestionali.
La scuola autonoma NON può restare uguale a quella precovid dal punto di vista organizzativo-gestionale: occorre istituire il Piano Triennale dell’Organizzazione e della Gestione con un nuovo modello di governance nel quale non è più eludibile la presenza di un “VICARIO” giuridicamente individuato e distaccato dall’attività di insegnamento.
Nella scuola dell’autonomia, lo stesso termine vicario è improprio, poiché non compare né nella normativa né nei contratti (docenti ed Area V).
Se il vicario non esiste come figura giuridica, esso però opera e agisce come figura di fatto. Le ragioni di una innovazione legislativa che colmi questo “vulnus” nella gestione delle I.S. autonome è ineludibile: il riconoscimento di diritto di chi può sostituire – nei limiti previsti dal legislatore – il DS ed il distaccamento ex lege dalle attività didattiche è ormai una necessità in tutte le scuole.
Il tema della modalità di accesso, della permanenza nell’area, della valorizzazione nella carriera professionale, del riconoscimento nelle prove concorsuali compreso quello per l’area dirigenziale, deve essere aperto senza posizioni ideologiche o pregiudizi di categoria.
Valorizzazione professionale, carriera e CCNL
“In una scuola che si deve rinnovare, può l’attuale impianto gestionale rimanere invariato? O non è il caso, finalmente, di rivedere anche l’impianto giuridico degli insegnanti favorendone una dinamica professionale più adeguata alla necessità di una scuola in movimento? (Vittorio Venuti, Dirigere la scuola 9/2020)
Autonomia e governance scolastica devono integrarsi in una visione unitaria nella quale tra il dirigente scolastico ed il corpo docente si innesti la presenza di un terzo anello che deve finalmente godere di una identità propria incardinata in una vera e moderna carriera professionale.
Quest’ultima nel CCNL formalmente non esiste e ogni tentativo di istituirla si è arenato nel mare tempestoso delle “obiezioni” sindacali, oscurato dalla miopìa delle forze politiche, avversato da una visione conservatrice della funzione docente che vede la dirigenza quale unico possibile sbocco professionale per l’avanzamento di carriera.
Occorre ripensare – con coraggio – ad una diversa carriera della funzione docente dove crescere professionalmente non significa soltanto diventare “più anziano” ma avere riconosciute competenze e responsabilità organizzative, progettuali e formative.
E’ necessario riaffermare che la scuola è una complessa comunità professionale nella quale la vera carriera non deve essere più anacronistici tabù.
L’attuale CCNL non è portatore della visione di una scuola moderna fondata sulle forme di lavoro dei docenti; non è aperto alle opportunità per tutti i suoi operatori piuttosto mette un freno a chi vuole impegnarsi in termini di tempo e lavoro aggiuntivo.
Si può affermare senza indugio: l’attuale contratto guarda ai docenti soltanto come insegnanti e non tiene conto affatto di ruoli ed incarichi che integrano questa straordinaria funzione che è anche caratterizzata dall’impegno e dal servizio di quanti consentono al sistema scuola di garantire ogni giorno dell’anno (scolastico e solare) il quotidiano ed efficiente funzionamento organizzativo.
E’ auspicabile, dunque, una “costruttiva riflessione” in tutte le componenti che certamente dovranno maturare la consapevolezza dell’opportunità della costituzione di una nuova area integrata dalle funzioni aggiuntive, da maggiori responsabilità, da una più ampia disponibilità oraria, da una specifica formazione.
Si tratta di dare l’identità contrattuale a chi già esiste: l’attuale governo di una scuola autonoma poggia sul lavoro di migliaia di docenti che costituiscono di fatto l’area intermedia o il middle management scolastico.
Questo, oltre ad essere una profonda ed insopportabile discriminazione, costituisce un forte elemento di fragilità organizzativa della scuola autonoma perché si fonda sulla disponibilità volontaria di alcuni docenti ad assumere ruoli carichi di lavoro e conseguenti responsabilità.
VALUTAZIONE e FORMAZIONE
Il tema della valutazione – quella di sistema – interessa profondamente i collaboratori del dirigente. E’ opportuno il loro coinvolgimento insieme al DS sulla base degli obiettivi e dei risultati raggiunti al termine di ciascun anno o triennio.
La valutazione presuppone l’impegno diversificato e l’attenzione ai risultati, è culturalmente antitetica alla funzione docente (i docenti non si devono valutare mentre gli alunni si!), favorisce l’emersione delle competenze professionali oggi certamente mortificate.
La formazione deve essere la condizione per poter accedere alla collaborazione, quale fondamento di conoscenze e competenze oggi più che mai necessarie.
Percorsi di formazione relativi ai modelli organizzativi e gestionali nella PA, al diritto del lavoro, alla gestione delle risorse umane sono necessari e devono essere la pre-condizione professionale per assumere – seppur nelle diverse forme – l’incarico di collaborazione al DS.
CONCLUSIONI
Una cosa è certa: non possiamo più restare fermi al dualismo Dirigente-Docente ma occorre istituire le figure di livello intermedio che oltre la docenza abbiano riconosciuto le funzioni svolte al servizio della governance della propria Istituzione Scolastica.
Il lavoro dei collaboratori è in gran parte STRATEGICO, di QUALITA’ e di SERVIZIO: si trovano a svolgere un vero e proprio “lavoro grigio” che nessuno ha interesse a fare emergere (sarebbe il caso di fare un’indagine scientifica che faccia chiarezza sul rapporto tra il tempo dedicato alla collaborazione ed il riconoscimento economico assegnato nelle contrattazioni di istituto e con un riconoscimento pari a ZERO nella carriera professionale).
Siamo consapevoli delle difficoltà che si porranno nella definizione di questo rinnovamento “culturale” nel CCNL ma siamo convinti che è ormai un percorso necessario: una carriera interna – in aggiunta all’insegnamento – deve essere possibile e occorre incominciare a parlarne senza pregiudizi.
La scuola dei prossimi decenni non può restare con una struttura organizzativa progettata nel passato che certamente non può essere considerata più adatta nel presente e meno che mai confermata nel futuro.
E’ arrivato il tempo delle decisioni:.
“Pensiamo di essere sulla strada giusta, consapevoli delle difficoltà, ma forti della certezza che siamo parte integrante a pieno titolo della comunità educante nelle nostre I.S. e protagonisti del buon funzionamento delle stesse. Desideriamo rivendicare il diritto all’esistenza riconosciuta e regolamentata nel prossimo CCNL, definita in una carriera di quadro intermedio – middle management scolastico – dichiarata necessaria da più parti ma nei fatti ancora oggi non incanalata in una discussione seria che guarda alla scuola del futuro” (dal Documento costitutivo di Ancodis)
PROPOSTA ANCODIS
- rinnovato riconoscimento della professione docente, la cui insostituibile professione è impegnata nella costruzione culturale e professionale delle future generazioni;
- il riconoscimento professionale di chi – oltre l’attività di docenza – svolge quella di collaborazione al Dirigente Scolastico nell’ambito gestionale, organizzativo, della sicurezza, del coordinamento e della progettazione didattica;
- riconoscimento contrattuale in un’AREA professionale nel prossimo CCNL scuola comparto Istruzione e Ricerca: occorre innovare il CCNL determinando profilo, accesso, attività, permanenza, trattamento economico;
- il riconoscimento contrattuale e l’esonero dall’attività di insegnamento del docente primo Collaboratore del DS (ex vicepreside) individuato dal DS tra i soggetti di cui al comma 5, art. 25 del D. Lgs 165/2001 con indennità di funzione – entro i limiti di legge previsti dal legislatore – quando sostituisce il DS assente ai sensi del vigente CCNL area dirigenziale istruzione e ricerca 2016/2018;
- diversa ripartizione del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa ai sensi dell’Art. 88 del CCNL 29/11/2007, dell’Art. 22 comma 2 lett. a – comma 4 lett. a del CCNL 2016-2018, dell’Art. 40 commi 1 – 2 – 4 – 5 – 7 del CCNL 2016-2018 con la determinazione del Fondo per il Piano Triennale dell’Organizzazione e della Gestione;
- diversificazione della carriera docente con il riconoscimento del punteggio nella graduatoria interna di istituto, riconoscimento nelle operazioni di mobilità, riduzione del 25% della permanenza nella fascia stipendiale dei collaboratori del DS e delle figure di sistema;
- obbligo di frequenza a percorsi di formazione in gestione, direzione, coordinamento, controllo, pianificazione, sicurezza e progettazione di modelli organizzativi e gestionali nella PA, del diritto del lavoro, della gestione delle risorse umane.
Rosolino Cicero