Il disagio dei figli che crescono con i genitori lontani da casa. Ecco la lettera di un giovane ventenne che ha vissuto e vive tutt’ora un disagio enorme in famiglia.
Sono uno studente fuori sede di venti anni, figlio di un’insegnante siciliana fuori sede come me.
Mia madre, docente di Economia aziendale presso la Scuola secondaria di II grado, è entrata di ruolo nel 2015 al Nord. Determinata, decise di accettare il ruolo e partire, con la speranza che dopo qualche anno di sacrifici avrebbe ottenuto il trasferimento.
Il disagio, affettivo ed economico, che si è venuto a creare nella mia famiglia è stato, ed è tutt’oggi, disarmante ed asfissiante. La speranza di un possibile ritorno nella propria terra d’origine diviene un bagliore sempre meno intenso con il passare degli anni, a causa della corruzione che continua a dilaniare il mio paese. Vige la legge del più forte, questo è innegabile, ma c’è un disperato bisogno di fare luce sulle modalità con cui viene gestita l’assegnazione delle cattedre, perché è ingiusto costringere qualcuno a partire e a consumare tutto il ricavato lavorativo per vivere (ingiustamente) in un’altra provincia lontana più di 1000 km, pur essendo a conoscenza della possibilità lavorativa nella propria. Questo fa rabbia, fa rabbia a mia madre, a tutti i docenti che si trovano nella medesima situazione e alle relative famiglie. Concludo dicendo che, nonostante teniate da anni la benda sugli occhi, se non tappate anche le orecchie avrete la facoltà almeno di sentire e di ascoltare la voce altrui. Perciò, ascoltateci.