In Italia si registra una riduzione significativa del numero di Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Secondo l’ultimo rapporto Istat, la percentuale di Neet è scesa al 16,1% nel 2023, con un calo di 2,9 punti percentuali rispetto al 2022 e di ben 7 punti rispetto al 2021. Tuttavia, il dato resta superiore alla media europea, fissata all’11,2%, mantenendo l’Italia tra i paesi con il più alto tasso di Neet in Europa.
Il Confronto con l’Europa
Nonostante il trend positivo, l’Italia continua a essere superata da nazioni come Germania (8,8%), Francia e Spagna (entrambe al 12,3%). Particolarmente preoccupante è il divario tra i diplomati italiani e i loro coetanei europei, con un gap di 6,5 punti percentuali. La differenza si riduce leggermente tra i laureati (4,7 punti) e chi possiede solo la licenza media (2 punti).
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha espresso preoccupazione per le condizioni sfavorevoli in cui si trovano i giovani italiani, specialmente nel Sud. Intervenendo da Terrasini durante la Scuola estiva e altre iniziative formative del sindacato, Pacifico ha dichiarato: “Paghiamo la politica dei tagli unilaterali ai servizi pubblici degli ultimi vent’anni, in particolare nei settori dell’istruzione e della sanità. Con l’autonomia differenziata, senza LEP omogenei e armonizzati e se non si esclude la scuola, la situazione peggiorerà.”
Pacifico ha evidenziato come le province del Sud soffrano di gravi carenze infrastrutturali, sia formative che sociali, aggravate dalla mancanza di progettazione globale e settoriale. Il sindacalista ha sottolineato la necessità di favorire la mobilità studentesca, potenziare gli organici scolastici, combattere l’abbandono scolastico con didattica personalizzata e sostenere realmente l’apprendistato. Inoltre, ha chiesto il riscatto gratuito della laurea e l’uscita anticipata senza specializzazioni per i lavori usuranti come quello del docente, criticando la legge Fornero che manda in pensione quasi a 70 anni.
Il rapporto Istat mostra che il calo dei Neet è dovuto a una maggiore partecipazione al sistema di istruzione e a un aumento dell’occupazione, soprattutto tra i giovani con bassi livelli di istruzione. Tuttavia, l’incidenza dei Neet rimane elevata tra i 20 e i 29 anni, con un picco del 22,7% tra i 25 e i 29 anni, quando la partecipazione al sistema educativo diminuisce e quella al mercato del lavoro aumenta.
Il rapporto evidenzia anche un forte divario di genere e cittadinanza: la quota di Neet tra le donne straniere (35,8%) è di quasi 20 punti percentuali più alta rispetto alle italiane (16%), mentre tra gli uomini la differenza è di 1,4 punti percentuali (15,7% tra gli stranieri e 14,3% tra gli italiani).
Nonostante i progressi, l’Italia deve ancora lavorare per colmare il divario con l’Europa. Secondo Pacifico, è cruciale investire in politiche attive del lavoro e in percorsi di formazione che favoriscano l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alle fasce più fragili e a rischio di esclusione. “Attraverso misure mirate – conclude Pacifico – si dovrebbe puntare a un livello d’istruzione e di competenze che garantiscano più opportunità ai giovani provenienti da contesti svantaggiati e rilanciare l’economia attraverso il patrimonio turistico-culturale.”