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L’alibi dei trasporti: perchè non si può più trascurare il primo ciclo
Si avvicina la data del 26 aprile 2021, data in cui anche le scuole secondarie di secondo grado dovrebbero rientrare in presenza al 100% fino a zona arancione.
Le perplessità si sono elevate da più fronti in questi ultimi giorni; dai presidi, dalle Regioni, da diverse sigle sindacali ma anche da genitori ed insegnanti, preoccupati dalle aule affollate e dal nodo trasporti mai risolto. Il CTS non si è ancora espresso in merito alla revisione del protocollo di sicurezza scolastica, mai aggiornato da agosto 2020 nonostante le evidenze scientifiche di maggiore contagiosità e trasmissibilità anche nelle fasce di età più giovani della cosidetta “variante inglese” (mentre ad esempio ISS-INAIL hanno recentemente aggiornato la distanza a 2 mt in assenza di mascherina, come accade a scuola nel caso di consumo di cibo e bevande).
Ed ecco che, corsi e ricorsi storici, il problema principale torna ad essere il settore trasporti, anche se un recente studio tedesco – che ha messo a confronto il rischio di contagio da Covid in vari tipi di ambienti chiusi calcolando le concentrazioni di aerosol che vi si raggiungono in caso di presenza di un positivo – ha evidenziato come stare in classe una mattinata risulta molto più rischioso (3 volte) che andare 1 ora al supermercato e trascorrere mezz’ora in un mezzo di trasporto pubblico (quasi 4 volte).
Il problema non sono i trasporti, o quantomeno non solo
In tutto questo sembra che il primo ciclo, di fatto in presenza al 100% da sempre, salvo sporadici passaggi in DaD a livello locale, sia esente da qualsiasi problematica legata all’epidemiologia in corso.
Del primo ciclo di fatto non si parla. Eppure i dati sono ormai inconfutabili.
La fascia di età che presenta il maggiore incremento nel numero di contagi da gennaio ad oggi è quella 0-9 anni (ISS). Il trend non solo è confermato a totale periodo, ma anche analizzando gli ultimi 15 giorni o l’ultima settimana l’incremento maggiore si è avuto tra i più piccoli.
Non dobbiamo infine dimenticare come, al 7 novembre 20, i dati del monitoraggio Miur mostravano un’incidenza di casi di positività tra i docenti superiore rispetto alla media della popolazione in età lavorativa; con incidenza dei casi tra docenti primo ciclo maggiore rispetto a quella del secondo ciclo.
Le problematiche del primo ciclo probabilmente sono ancor meno riconducibili ai trasporti tanto citati
Il primo ciclo soffre, allo stesso modo del secondo, di aule affollate ed è sicuramente più complicato per i più piccoli mantenere staticamente la distanza interpersonale e utilizzare i dispositivi di protezione individuale in maniera continuativamente corretta.
Non è dunque più possibile ignorare il primo ciclo di studi: urge una revisione del protocollo di sicurezza per tutti, in particolar modo per i più piccoli, che possono diventare motore di contagio nelle famiglie, essendo la loro gestione più complicata anche all’interno delle mura domestiche.
Serve investire subito in termini di screening preventivi continuativi (dapprima promessi ma non ancora previsti a livello nazionale), di tracciamento tempestivo, di distanziamento, di sistemi di aerazione e sanificazione d’aria, di presidi sanitari nelle scuole, di diminuzione del numero di alunni per aula, di fornitura di FFP2 e di priorità vaccinale per i docenti e per le famiglie di chi vive ogni giorno la scuola.
Serve investire e subito. Per ogni ordine e grado, senza nascondersi continuamente dietro l’alibi dei trasporti
Stefania Sambataro
mail: info.ideascuola@gmail.com