In merito alla lettera a voi rivolta da parte dei docenti specializzati ed abilitati all’estero, con particolare riferimento alle informazioni inerenti la pronuncia del Consiglio di Stato in Plenaria, relativamente ai titoli di studio acquisiti in Romania, noi docenti specializzate/i sul sostegno, come CISS, ci sentiamo toccati nel vivo e rivendichiamo il dovere professionale e morale di rendere consapevole l’opinione pubblica della stridente contraddizione, e dei rischi, insiti in uno scenario che vede, da un lato, il Ministero dell’Istruzione rinominarsi come Ministero dell’Istruzione e del Merito (ponendo in questo modo l’enfasi sulla necessità di valorizzare il merito nel sistema di istruzione italiano) e, dall’altro, la decisione dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato che intima a convalidare i titoli conseguiti in Romania, che viene pubblicizzata da alcune testate come vincolante per il Ministero.
Vogliamo ribadire quanto già, nel corso degli anni, hanno sottolineato con forza tutti i movimenti delle/dei docenti specializzati e specializzandi sul sostegno per quanto riguarda i titoli di specializzazione acquisiti (e acquistati) all’estero, facendo riferimento in particolare alla Romania: le incongruenze sono notevoli, e riguardano nello specifico le modalità di accesso, la durata, i contenuti, il tirocinio formativo e l’utilizzo del titolo.
In Italia, per accedere al Corso di Specializzazione sul Sostegno Didattico, i docenti sono tenuti a possedere, a seconda del grado in cui insegnano, un diploma abilitante all’insegnamento o una laurea magistrale unitamente ai CFU (da 24 a 60 a seconda della riforma in vigore) e ad affrontare un concorso altamente selettivo costituito da una preselettiva, una prova scritta e una prova orale: in Romania l’accesso ai master abilitanti è libero e, probabilmente, è questo a rappresentare uno dei principali punti di attrazione per quelle persone che non hanno superato le prove selettive previste nel nostro Paese, ripiegando sulla via più costosa ma più facile da seguire.
Il percorso specializzante (fonte: https://reclutamento.ict.uniba.it/sostegno/normativa-attivazione-sostegno/normativa-attivazione-sostegno) in Italia prevede la durata di un anno accademico e la frequenza obbligatoria –senza possibilità di assentarsi, neppure in minima percentuale, a pena di esclusione dal percorso– a circa 290 ore di insegnamenti teorici, 180 di laboratori, 225 di tirocinio (diretto e indiretto) e 75 di attività pratica sull’utilizzo delle nuove tecnologie (TIC) applicate alla didattica speciale, in un percorso strutturato in ventitré esami selettivi, la produzione di un elaborato conclusivo e il sostenimento di una prova finale in uscita, tutte valutazioni atte ad attestare le competenze acquisite: in Romania, invece, sono sufficienti solo quattro settimane di presenza e non è prevista alcuna esperienza sul campo.
Per quanto concerne la spendibilità, il titolo romeno promette una plurivalenza su più gradi e classi di concorso, mentre in Italia per ogni grado di scuola è necessario un titolo specifico: questo determina, ad esempio, che un docente laureato in giurisprudenza che ha conseguito il master in Romania, risulterà abilitato non solo sul sostegno (per la scuola secondaria di primo e secondo grado) ma anche su materia (su tutte le proprie classi di concorso).
Ciò appare alquanto inverosimile visto che in Italia, per valorizzare le specificità tipiche per età e caratteristiche di ogni singolo alunno, lo stesso titolo, oltre a non essere abilitante, è una specializzazione valida esclusivamente per il grado conseguito: di conseguenza, questa discrepanza si ripercuote seriamente sulla validità formativa stessa del titolo rumeno.
Va evidenziato altresì che il sistema scolastico rumeno e quello italiano adottano risposte diametralmente opposte in riferimento alla scolarizzazione degli alunni con bisogni educativi speciali: il primo è infatti un sistema bidirezionale (o duale dissociato), in cui gli alunni con disabilità sono inseriti in classi speciali e separati dagli studenti “normodotati”. Il secondo, quello italiano, è invece un sistema unidirezionale e inclusivo che prospetta, tra i suoi principi fondanti, l’attenzione alle molteplici diversità degli studenti e la promozione di una educazione di qualità, per tutti, all’interno delle classi comuni.
A tutto quanto elencato solo in estrema sintesi, si aggiunga un dato estremamente importante: il Ministero dell’Istruzione, in base alle normativa vigente (art.2 comma 2 D.M. del 30/9/2011, in ossequo all’ art.13 DM 249/2010), stabilisce che i posti banditi dagli atenei italiani, per ciò che attiene i corsi di specializzazioni sul sostegno, debbano rispettare il fabbisogno territoriale di riferimento.
Ammettere nella graduatorie dei docenti specializzati sul sostegno le persone che hanno il titolo estero avrà pertanto un effetto boomerang non solo, come abbiamo già sottolineato, sulla qualità e sul merito del sistema di istruzione italiano ma, anche sul piano occupazionale, falsando quanto disposto dalle normative e alterando le prospettive lavorative di quegli specializzati che, con maggiore difficoltà e coerenza, hanno partecipato al percorso di specializzazione in ossequio alle leggi nazionali, superando prove selettive e impegnandosi in un lungo percorso formativo estremamente caratterizzante, impegnativo e complesso.
Il Coordinamento Insegnanti Specializzati Sostegno auspica che il Ministro Valditara, al di là dei vincoli normativi europei, metta un freno alla pericolosa deriva del mercato dei titoli e punteggi per i docenti precari e trovi la strada per valorizzare il Merito di cui si è fatto paladino nel suo ministero, elaborando una soluzione al problema dell’acquisizione dei titoli di specializzazione e di abilitazione, staccandosi dalla precedente politica e rivendicando a chiare lettere il valore dei percorsi formativi universitari italiani, tagliati e cuciti sul territorio di riferimento.
Noi del CISS ribadiamo la nostra disponibilità alla creazione di tavoli tematici che permettano al Governo Meloni quel proficuo interscambio di conoscenze e informazioni che, mancato nei Governi precedenti, è la sola strada efficace per la risoluzione delle problematiche del mondo della scuola e, nello specifico, della delicata complessità relativa al sostegno didattico.
Coordinamento Insegnanti Specializzati Sostegno
È come dire al Ministro Valditara di mettere un freno alle Università online Ecampus e Pegaso perché diverse dalla Sapienza e la Cattolica !!!
SIETE RIDICOLI
In merito a quanto detto CISS vorrei far notare, in modo da rendere consapevole l’opinione pubblica, che:
-per accedere alla prova scritta ed al colloquio orale necessari per essere ammessi ai percorsi di specializzazione, in Romania (Paese UE), non basta un diploma, ma necessita una laurea;
-un docente laureato in giurisprudenza che ha conseguito una specializzazione sul sostegno in Romania, per insegnare su classe comune, deve conseguire un’abilitazione su materia;
-in Romania il corso non dura quattro settimane ed è prevista esperienza sul campo.
A quanto ribattuto, in estrema sintesi, su qualità e merito, aggiungo alcuni dati relativi al piano occupazionale.
Per far fronte alla carenza di figure specializzate, in base a quanto emerge dall’ultimo Report Istat sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, più di 70.000 docenti privi di specializzazione, ed in parte privi di laurea, sono stati assegnatari di incarico su posto speciale nell’anno scolastico 2021/2022 .
I posti banditi dagli atenei italiani, per l’anno di riferimento, sono stati poco più di 25.000.
Gli specializzati in Paesi UE sono 15.000.
Innumerevoli sono le problematiche inerenti al mondo della scuola che necessitano la creazione di tavoli tematici, per risolvere la problematica relativa al sostegno didattico, basta mettere non mettere al primo posto gli ovvi interessi economici di questa o di quella parte.
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La normativa europea consente di potersi abilitare in uno Stato membro e pertanto acquisito il titolo ,la logica conseguenza è spenderlo.
Se il nostro Ministero non rispetta i tempi per il riconoscimento è ingiusto che a pagarne le conseguenze siano dei docenti precari da anni.
Ed è ancora più ingiusto che docenti con il titolo estero non siano chiamati da gps 1^ fascia mentre docenti in 2^ fascia senza titolo vengano chiamati per il sostegno.(incrociate) Ed ancor di più perché tanto CAOS per le abilitazioni estere nel mondo della scuola e nessun problema per abilitazioni estere per avvocati…..o altro.CHE STRANO VERO?!!!!
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