Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ritiene doveroso oggi ricordare il grande statista Abramo Lincoln, ucciso in un attentato la sera del 15 aprile 1865 presso il Ford’s Theatre di Washington. Egli seppe innalzare la bandiera dei diritti civili in un’America ancora arretrata e fortemente connotata dall’odio sociale. Attraverso la sua azione è riuscito a coinvolgere le masse su argomenti che i più consideravano estranei alle loro esigenze. Ha promulgato il Proclama di Emancipazione, 1° Gennaio 1863, documento che conteneva l’ordine esecutivo di liberazione di tutti gli schiavi e ratificato il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, 18 dicembre 1865, con il quale veniva definitivamente abolita la schiavitù.
“Sezione I La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura.” (XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America)
Nonostante la sua strategia di liberare gli schiavi neri sia ampiamente discussa tra gli storici pensiamo che comunque il suo operato fu determinante per apportare le migliorie attuali nell’ambito dell’uguaglianza tra tutti i cittadini.
“Non posso non odiarla. A causa della mostruosa ingiustizia della schiavitù stessa la odio perché priva il nostro esempio repubblicano della sua giusta influenza nel mondo…” (Abramo Lincoln, Discorso a Peoria, Illinois, 16 ottobre 1854)
L’intelligenza con cui sapeva dialogare, dimostrare ipotesi e teoremi politici è senz’altro una delle caratteristiche proprie di un eccellente avvocato, quale lui era. Oggi riuscire a trovare traccia di discorsi politici incentrati su abili e logici passaggi non è semplice:
“Se A può provare inoppugnabilmente che egli può rendere schiavo B, perché non potrà B servirsi dello stesso argomento e dimostrare nello stesso modo che egli può rendere schiavo A?
Voi dite che A è bianco e che B è nero. Allora è il colore; il più chiaro ha il diritto di rendere schiavo il più scuro? Attenzione, secondo questa regola voi potete diventare schiavi del primo uomo che incontriate che abbia la pelle più chiara della vostra.
Non intendete esattamente il colore? Volete dire che i bianchi sono intellettualmente superiori ai neri e che hanno il diritto di renderli schiavi? Attenzione anche a questo, perché con questa regola voi potete diventare schiavi del primo uomo che incontriate, che abbia un’intelligenza superiore alla vostra.
Ma voi dite che è una questione di interesse e che, se quello è il vostro interesse, avete il diritto di fare schiavo un vostro simile. Benissimo. Così se l’altro considera ciò un suo interesse, ha il diritto anche lui di rendere chiavi voi.” (Abramo Lincoln, “Frammento sulla schiavitù”, luglio 1854)
La coerenza e la trasparenza della sua azione governativa sono esplicitate in molte sue affermazioni.
“Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”
Il suo Discorso di Gettysburg incentrato sulla libertà rende evidente quanta carismatica fosse la sua leadership, fonte di ispirazione per tanti futuri politici, che venne celebrata dopo il suo assassinio dal poeta Walt Whitman nella famosa poesia “O Capitano! mio Capitano!”.
“Or sono ottantasette anni che i nostri avi costruirono su questo continente una nuova nazione, concepita nella Libertà e votata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali. Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione, così concepita e così votata, possa a lungo perdurare. […] Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l’ultima piena misura; che noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra.” (Abramo Lincoln, Discorso di Gettysburg, 19 novembre 1863)
Il CNDDU invita i colleghi delle materie umanistiche e giuridiche partendo dalla lettura dei discorsi di Lincoln a condurre dei debate o role playing formativi incentrati sui valori dei diritti civili espressi dal 16º Presidente degli Stati Uniti d’America.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU