Il video della neoingegnera che ha rifiutato un contratto di lavoro poco dignitoso lo avranno visto anche i nostri ragazzi, per i quali è soltanto l’ennesimo esempio di una condizione ormai nota. Il lavoro non c’è, quando c’è viene sottopagato, la stabilità per i giovani è una chimera, il che non consente progetti di vita a lungo termine. E allora che senso ha parlare di dispersione scolastica se non si forniscono strumenti per vivere in modo autonomo?
I ragazzi disinteressati alla scuola sono persone a cui abbiamo ammazzato i sogni, piuttosto che pensare ad immaginare il loro futuro osservano quotidianamente genitori, quando ce li hanno, che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, hanno sorelle o fratelli maggiori laureati e disoccupati, guardano video come quello della neoingegnera, o dei laureati che preferiscono fare i netturbini piuttosto che farsi sfruttare, senza considerare che hanno noi insegnanti, che per loro siamo né più né meno che degli sfigati che si fanno in quattro, hanno studiato per una vita intera per uno stipendio che gli consente poco o anche nulla, negli innumerevoli casi in cui ci tocca percorrere centinaia di km al giorno per andare a lavoro o viviamo lontani dalle nostre famiglie perché più vicino il lavoro ancora non c’è. Che esempio siamo per le nuove generazioni? Per quale motivo i ragazzi difficili divrebbero interessarsi alla scuola? Potremmo anche formare classi da 5 alunni, distribuire panini e bibite gasate all’ingresso, consentire i cellulari in classe durante le interrogazioni degli altri, stabilire intervalli di 10 minuti ogni ora, noi insegnanti potremmo anche fare la hola nei corridoi al passaggio dei nostri alunni difficili quando decidono di entrare, ma non servirebbe a restituirgli l’interesse per la scuola se di base non gli restituiamo interesse per la vita. Tutto questo rullo di tamburi su scuola, insegnanti, mobilità e dispersione sembra solo un modo per farci piacere l’ingresso dei fondi privati nella scuola, ricorda più una operazione di marketing, in cui si amplifica la percezione di un bisogno per poi soddisfarlo con un rimedio già pronto peggiore del male, perché nessuno spiega come né dove si prenderanno i fondi per aumentare gli stipendi e i posti, e allora il dubbio viene.
Uno Stato che si rispetti si occupa innanzitutto di Lavoro e poi di Istruzione, e considera che di base una istruzione efficace prevede insegnanti felici, non certo frustrati, e stabili, non certo precari. Uno Stato che si rispetti fa in modo che gli adulti siano un esempio da seguire e non da biasimare, che faccia venire ai ragazzi la voglia di crescere e di assumersi responsabilità e non di fuggire, o peggio lasciarsi scorrere addosso il tempo che passa, nella più totale indifferenza. La politica deve restituire fiducia nel futuro e senza lavoro il futuro non esiste, si parta da questo che a farli studiare poi, ci pensiamo noi.