La riforma del voto in condotta è legge: si torna alla bocciatura per la condotta anche alle medie

La riforma del voto in condotta è legge: si torna alla bocciatura per la condotta anche alle medie

Il Parlamento italiano ha approvato definitivamente la riforma del voto in condotta, fortemente voluta dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Questa legge, parte di un più ampio progetto di “restaurazione della cultura del rispetto” nelle scuole, introduce importanti novità riguardanti la valutazione del comportamento degli studenti, con l’obiettivo di responsabilizzarli e restituire autorevolezza ai docenti.

Centralità del voto in condotta per la promozione finale

La riforma introduce nuovamente il voto in condotta, determinante per l’ammissione all’anno successivo o per l’accesso agli esami di stato. Un voto inferiore al 6 in condotta comporterà la bocciatura immediata, una novità rispetto alle precedenti disposizioni che limitavano tale conseguenza a casi di comportamenti gravemente lesivi. Inoltre, gli studenti delle scuole superiori con un voto di 6 in condotta non saranno automaticamente promossi, ma dovranno recuperare la valutazione con un elaborato su cittadinanza e costituzione, da presentare al rientro dalle vacanze estive.

La riforma prevede anche nuove modalità di gestione delle sospensioni: se uno studente viene sospeso per più di due giorni, dovrà svolgere attività di “cittadinanza solidale” presso strutture esterne convenzionate con la scuola, come ospedali o case di riposo, trasformando la punizione in un’opportunità educativa. Questo cambiamento mira a far sì che la sospensione non sia percepita come una “premiazione” con del tempo libero, ma come un’occasione di riflessione e crescita.

Le reazioni politiche e sindacali

Il Ministro Valditara ha sottolineato come la riforma rappresenti un “cambio culturale” per le scuole italiane. Ha affermato che il comportamento degli studenti peserà non solo per la loro carriera scolastica, ma anche nella costruzione di una società più rispettosa e responsabile. La riforma, nelle intenzioni del governo, punta a ridurre i frequenti episodi di violenza verbale e fisica contro i docenti, offrendo una risposta decisa alle preoccupazioni sollevate da numerosi casi recenti di aggressioni a personale scolastico​.

Tuttavia, l’opposizione ha criticato duramente la misura, accusando il governo di confondere l’autorevolezza con l’autoritarismo. Molti rappresentanti dell’opposizione vedono la riforma come un ritorno al passato, quando il sistema educativo era più rigido, ma meno inclusivo. La sinistra parlamentare e alcuni pedagogisti sostengono che la severità introdotta potrebbe portare ad un aumento del disagio tra gli studenti, specialmente quelli che già vivono situazioni familiari e sociali complesse.

Anche i sindacati scolastici hanno espresso preoccupazioni. Alcuni rappresentanti del mondo sindacale, pur riconoscendo la necessità di un rafforzamento delle regole di convivenza scolastica, hanno evidenziato come la riforma possa scaricare sulle scuole l’onere di gestire situazioni disciplinari senza le risorse adeguate. Le scuole, infatti, dovranno organizzare le attività di cittadinanza solidale e modificare i regolamenti interni per adeguarsi alle nuove disposizioni, il che richiederà tempo e coordinamento, senza che siano stati forniti fondi aggiuntivi o supporto amministrativo sufficiente​.

In vigore già dal secondo quadrimestre di quest’ anno

Questa riforma, che entrerà in vigore dal secondo quadrimestre dell’anno scolastico 2024-2025, richiederà anzitutto che le scuole aggiornino i loro regolamenti disciplinari, rivedendo il modo in cui gestiscono le sospensioni e attivino collaborazioni con enti esterni per le attività di volontariato.

Gli insegnanti, da parte loro, avranno un ruolo chiave nell’implementazione della nuova normativa, dovendo bilanciare le nuove responsabilità disciplinari con il loro compito primario di educatori. Sarà importante, come ha suggerito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che l’approccio punitivo non prevalga su una visione educativa più ampia, volta a includere e sostenere tutti gli studenti, compresi quelli più in difficoltà.

Rimane da vedere come verrà effettivamente attuata questa riforma nelle scuole italiane e se riuscirà a raggiungere l’obiettivo di promuovere una maggiore responsabilità e rispetto tra gli studenti senza inasprire ulteriormente il clima scolastico.

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