“C’è il rischio elevato di buttare fuori dalla scuola chi insegna da anni come precario non abilitato, perché non gli è stata data la possibilità di abilitarsi e quindi di stabilizzarsi tramite procedure riservate ai soli abilitati.”
“Infatti, il decreto sostegni bis chiude le porte alla stabilizzazione dei docenti precari con procedura urgente, come richiederebbe il buon senso, considerato l’elevato numero di cattedre scoperte e l’esigenza di far partire il nuovo anno con tutti i docenti in cattedra dal primo giorno di lezione, oltre a garantire la continuità didattica, che comunque non ci potrà essere ricorrendo quasi esclusivamente ai supplenti come si verificherà anche il prossimo anno.”
La procedura in via straordinaria, esclusivamente per l’anno scolastico 2021/2022, è del tutto insufficiente perché esclude la maggior parte dei docenti precari con esperienza pluriennale ma non abilitati o non specializzati su sostegno; inoltre, è una procedura che non immette in ruolo, ma avvia un percorso con contratto a TD (supplenza), che si espleta tramite l’anno di prova formativo e successiva prova disciplinare, che seguirà la valutazione dell’anno di prova.
“La negazione dei diritti va oltre i numeri esigui dei nuovi immessi in ruolo al primo settembre 2021, che saranno pari a circa la metà dei 70 mila propagandati dal ministro (si prevede 15 mila da procedure già espletate e 20 mila dallo straordinario in fase di conclusione): non viene fornito alcun percorso formativo e abilitante a chi ha esperienza pluriennale, che lo porti alla stabilizzazione, come avviene nel resto d’Europa, mentre si continua ad insistere con concorsi che valutano nulla, se non la buona memoria sul nozionismo e/o le capacità da stenografo come quando, nel caso dello straordinario 2020, si deve digitare rapidamente senza avere il tempo di ragionare. Non si tiene conto del fatto che il merito non si stabilisce su contenuti nozionistici a memoria, che le competenze pedagogiche si acquisiscono con l’esperienza di insegnamento, non si imparano dai libri, motivo per cui i concorsi ordinari, così come strutturati secondo il decreto sostegni bis, non sono adeguati a valutare la capacità di tenere una classe, di saper creare un ambiente empatico di apprendimento, di saper trasferire le conoscenze. Ma, ai precari con esperienza pluriennale, non resta che affidarsi unicamente ai concorsi ordinari che somigliano molto più ad una lotteria che ad un concorso non adeguato a valutare il merito, con un test a crocette e poi una prova orale, come se le competenze possano acquisirsi durante un concorso, in mancanza di formazione e pratica sul campo.”
“Inoltre, una parte dei docenti, che aveva i requisiti per partecipare allo straordinario, non si è iscritta all’ordinario, o perché aveva deciso di puntare solo allo straordinario o perché non aveva il requisito dei 24 CFU (un business da 500 euro a testa creato a scopo di lucro). Cambiando le modalità di concorso, questo ordinario diventa uno straordinario semplificato, mentre si è complicato al massimo lo “straordinario” per bocciare quanto più possibile; siamo di fronte indubbiamente ad un’ulteriore ingiustizia!”
“Anche nel caso che un precario, con almeno tre annualità di servizio, non abbia problemi a partecipare all’ordinario, in quanto l’anno scorso si è iscritto ad entrambi i bandi, non è corretto metterlo in gioco con chi non ha niente da perdere, facendolo rischiare in un’altra lotteria, tutt’altro che meritocratica, dove le insidie e i brogli sono dietro l’angolo, mentre la direttiva europea chiede di riconoscere l’esperienza professionale, che è indispensabile per l’acquisizione delle competenze, attraverso la stabilizzazione.”
Michele Molisso