Lettera inviata alla nostra redazione, abbiamo deciso di rispettare l’anonimato.
A scriverci è un’insegnate precaria con disturbi dello spettro autistico, dislessica, disortografica, discalculica e disgrafica, con la memoria a breve termine deficitaria. Che con molte difficoltà ha completato il suo percorso di studi ed ha deciso di partecipare al concorso ordinario, vivendo a suo dire un’esperienza terrificante. Come da bando, senza aver alcun supporto, solo ed esclusivamente mezz’ora in più a tutti gli altri candidati ha partecipato regolarmente al concorso ordinario. Vi invitiamo a leggere con attenzione la lettera e riflettere sul tema concorsi e soprattutto sul concetto di inclusione e diritti.
“Sono una persona autistica che come comorbilità ho la sindrome non verbale, ho 42 anni e le diagnosi sono arrivate circa tre anni fa. Sono dislessica, disortografica, discalculica e disgrafica, ho la memoria a breve termine deficitaria, e altro…tanto altro. Non mi soffermerò su quanto sia stata difficile la mia vita, per non parlare di quella scolastica, ma sono comunque riuscita a terminare gli studi, completandoli con una laurea quadriennale , un biennio specialistico e un master presso l’Accademia.Con le diagnosi è arrivata anche l’invalidità dell’80%”.
“Arrivo al dunque con una breve premessa,alle persone neurodivergenti i test dovrebbero essere così composti : massimo tre risposte da scegliere per ogni domanda che non devono essere per nulla somiglianti tra loro, questo perché bisogna puntare sulla preparazione e non sulla memoria che è deficitaria. Per il concorso ordinario mi sono ritrovata ad affrontare un test di cinquanta domande di cui ognuna aveva quattro risposte e almeno due di esse erano simili. È stata un’esperienza massacrante”.
“Nei giorni precedenti alla prova ho chiesto di poter utilizzare delle mappe, ho chiesto di essere messa alla prova attraverso un orale, ma niente! Mi hanno dato mezz’ora di tempo in più che non ho utilizzato perché non era quello di cui avevo bisogno. Io e la commissione siamo rimasti con le braccia incrociate ad attendere che il tempo passasse. Ho terminato la prova con sessanta punti , il minimo per essere ammessi alla prova successiva, era di settanta, mi creda se le dico che per le mie caratteristiche è stata un’impresa più che eccezionale, se i miei diritti fossero stati tutelati avrei potuto superare la prova. Questo è il ministero dell’istruzione che con parvenza mostra di essere a pari passo con i diritti dettati dalla comunità europea, ma di fatto il nulla”.
“Per noi, per chi come me arranca tutti i giorni fra supplenze annuali e lo studio a casa senza nemmeno essere tutelate, non arriverà mai al ruolo. Le vite degli altri scorrono e la mia quella di una persona autistica e dsa di grado severo che si è sempre impegnata fino allo sfinimento non le arriverà mai nulla. Mi scuso per lo sfogo. Ma l’inclusione è un termine che indica una realtà a me completamente sconosciuta. Ho provato a far impugnare il mio test, ma mi hanno detto che non si può perché sul bando di concorso non vi era nessuna linea guida per chi come me è una persona dsa e autistica. Spero che il concorso del prossimo anno abbia un meccanismo differente e non sia umiliante come quest’ultimo”.
Egregio Direttore le auguro una buona giornata.
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