Lettera di risposta alle critiche del titolo estero

Lettera di risposta alle critiche del titolo estero

Egregi Signori Politici e Giornalisti,
siamo un numeroso gruppo di docenti precari abilitati all’estero in Romania. Vogliamo anzitutto ringraziarvi tanto per la disponibilità nonché sensibilità da voi dimostrata nell’aver toccato un punto dolente e caro a tutti noi insegnanti che ci troviamo nella situazione che andremo subito a delineare. Come ben sapete, siamo migliaia di docenti tra abilitati su materia e specializzati sul sostegno all’estero, specialmente Romania, Spagna e Bulgaria. In questa lettera vogliamo rimarcare che costantemente viene arrecato un grave danno economico e di immagine nei nostri confronti. Ora, si parla tanto della nostra amata “ Europa”, di includere gli studenti fragili, di creare lavoro per i giovani e disoccupati, di avere docenti esperti/preparati dato che nelle scuole mancano, tanto che si impiegano miliardi di euro (quindi soldi pubblici) per contrastare questo fenomeno di disoccupazione; tuttavia l’ex Ministro Patrizio Bianchi, con l’articolo 7 dell’ordinanza ministeriale OM 112 del 06.05.2022, ci ha precluso la possibilità di stipulare contratti da prima fascia solo perché abbiamo un titolo estero che, pur essendo valido a tutti gli effetti di legge, come sancito anche dall’adunanza Plenaria, viene continuamente osteggiato dal Ministero, tanto che viene
riconosciuto solo dopo essere stati innanzi ad un giudice, dovendo così intraprendere sempre una serie di ricorsi al Tar ed al Consiglio di stato, aumentando quindi la lungaggine di tutta la pratica con innumerevoli spese a carico personale.
Che si sappia una cosa: noi abbiamo fatto, nostra sponte et nostra manu, grandi sacrifici di tempo, risorse, energie psico-fisiche e viaggi, infatti siamo amareggiati nel vedere che il diritto al lavoro viene inibito, oltre a snobbare la nostra qualifica professionale, tanto che, anziché intraprendere una via per garantire continuità e qualità alla nostre scuole, ci siamo ridotti a combattere tra noi insegnanti, proprio come dei “pauperes milites”… in effetti è questo che lo stato italiano ha sempre voluto. Che fastidio arrechiamo alle istituzioni o ai colleghi specializzati in Italia, dato che loro lavorano mentre noi no? Perché su certe testate giornalistiche o su certi social si leggono sempre commenti negativi inerenti ai titoli rumeni, i quali non sono neppure suffragati da argomentazioni articolate né, soprattutto, da un uso grammaticale corretto della lingua italiana?

Ripetutamente vengono fatte circolare ad hoc false informazioni nonché calunnie per gettare cattiva luce su tutti noi senza neanche un confronto leale, proprio come è successo per il processo ai cavalieri Templari. Codesta gente che sparla di noi senza neanche informarsi debitamente, rappresenta solamente dei burattini sfruttati da altri burattinai affinché vengano fatti dei servizi farlocchi: servono uomini onesti nonché veri, non figurine da appiccicare sui social o in televisione solo per via della qualifica professionale. Meglio nascere schiavi che diventare servi. La comparatio, specialmente in poesia, ci fa vedere le cose da prospettiva diversa, infatti, per il pubblico “ generalista”, è meglio giustamente un abete italiano, la cui altezza è alquanto bassa, che dei pini rumeni della Transilvania. Date le loro competenze ed il curriculum di alto livello, ci complimentiamo per l’innata capacità di tenere un dibattito con chi di dovere sulla questione delle abilitazioni e specializzazioni estere: non ci stupisce affatto un servizio “illustre, aulico e cardinale” ben documentato in vista delle future brillanti carriere basate sugli scoop. Attenzione però: il marcio, gli scandali e le ruberie, da cui noi prendiamo e rimarchiamo la distanza, ci sono( forse anche maggiormente) anche nella nostra terra a forma di stivale. Se dovessimo fare l’elenco della spesa, svuoteremmo un intero ipermercato…i primi prodotti a comparire nel carrello sarebbero certe sigle sindacali, certe università, certe lobby, certi enti certificatori, certi concorsi, certi tfa italiani, certi dirigenti scolastici gestenti Pon e corsi di formazione, certi dirigenti patrocinanti gli amici degli amici. Abbiamo prove e testimonianze, anche se basta fare una semplice ricerca in Internet. La nostra professionalità ci trattiene dal buttare il tutto in pubblica piazza gridando allo scandalo. Prima il Dio denaro giustamente, gozzovigliando a spese altrui, poi il nostro umile signore Gesù.
Teatralità ed inganno…Batman docet.

Molti di noi, in questi anni, hanno lavorato con riserva in diverse scuole, specialmente in classi pollaio (non è mai troppo tardi per risolvere la problematica), gestendo classi, sostenendo alunni in difficoltà con gravi patologie, facendo potenziamento sulle classi, Abbiamo un sacco di testimonianze di genitori contenti del nostro operato. NOI ITALIANI, GRAZIE AI NOSTRI AMICI RUMENI, abbiamo imparato cose, che andremo a delineare, che in Italia non avremmo mai fatto durante il nostro iter universitario e scolastico. Chiediamo solo di lavorare e ovviamente di realizzare il nostro futuro che sogniamo: abbiamo capacità, entusiasmo, passione, competenze, cultura, preparazione e voglia di scendere sul vero campo di nostro interesse: le aule scolastiche. Il danno, oltre che ad essere nostro, è anche verso la scuola italiana, poiché con l’abilitazione su materia/ specializzazione sul sostegno, garantiamo continuità didattica e qualità dell’insegnamento allo stato italiano, grazie al percorso svolto presso le università estere, centri di eccellenza per la formazione non solo di italiani, ma anche di tutti gli altri cittadini europei. A detta del “sistema”, fare l’Erasmus all’estero, sapere le lingue, conseguire abilitazioni e specializzazioni nelle libere professioni è una cosa “fichissima”, tranne che nell’insegnamento, pur facendoci promotori di tutti quei valori civici unitamente alle competenze europee, tanto agognate e propugnate oribus, anche se di fatto sopra di esse, al pari di una livida palude, aleggia una fitta coltre di nebbia. Non si parla mai del nostro percorso svolto rispettando tutti i parametri nazionali ed europei, un vero percorso di crescita professionale pratico ma soprattutto magna cum varietate: piani di lezione per i diversi gradi ed istituti, Pei, Pdp, progetti manageriali, studi di caso, relazioni psico-pedagogiche, metodologie didattiche tradizionali e moderne, simulazioni di lezioni, tirocini nelle classi, tesine inerenti alle nostre materie, lavori singoli e di gruppo, peer to peer in lingua. Insomma un vero confronto con grande crescita professionale inter nos. Cosa ancor più evidente de iure, è il mancato pronunciamento, trascorsi i 120 giorni, da parte del Ministero dell’Istruzione inerente alla richiesta di riconoscimento riguardante il titolo estero, ergo il difetto legislativo risiede summo monte nell’amministrazione stessa, la quale si macchia di una illecita omissione. Il tutto provoca un ingente danno erariale per lo stato, un giorno lasciato in eredità ai nostri futuri figli. In codeste condizioni di lavoro, non certo sublimi o idilliache, è lecito porsi una domanda di fondo: cui bono? La risposta è semplice: nessuno.

Questo perché l’attuale situazione, oltre a generare caos nonché confusione su una questione che non dovrebbe neanche essere discussa, come la lex ipsa dixit, arreca danni sia ai lavoratori onesti quali gli insegnanti che alla pubblica amministrazione, andando a ledere il diritto al lavoro, alla base di tutto il sistema, specialmente quello scolastico in cui dovrebbe vigere l’imparzialità, dettata da una par condicio, in qualità di cittadini italiani nonché europei. Noi professori più che veri professionisti del settore, ormai ridotti a ricoprire una miriade di funzioni quali burocrati, educatori, avvocati, pedagogisti, psicologi, animatori turistici, segretari, personale Ata, siamo obbligati a rispettare le innumerevoli scadenze della pubblica amministrazione, pena l’esclusione da tutto, quando noi ci battiamo costantemente in classe affinché non viga un sistema coercitivo o punitivo. D’altro canto, il MI, il Mur, gli Usp possono emettere sentenze, decreti, disposizioni, circolari quando vogliono e come vogliono, quasi sempre retroattive, mentre noi dobbiamo sempre sottostare ai “diktat”, avendo, se va bene, un minimo margine di autonomia ed iniziativa. La cosa più sublime, nonché eccelsa, è certamente il compilare, tramite una “macchina”, una domanda gps al buio, senza conoscere neppure le cattedre disponibili nelle varie sedi scolastiche, senza avere neppure la possibilità di reclamo o rettifica di qualche vostro errore, ma con l’eterna promessa di garantire la regolarità della routine scolastica a partire dal primo settembre. Ovviamente una volta in classe, la massima trasparenza dell’operato del docente è d’obbligo, onde evitare il sorgere di problematiche legate a discussioni sul perché l’insegnante abbia così agito. Perché andare all’estero, nel nostro caso in Romania, a prendere un titolo che soddisfa toto iure ciò che viene richiesto dalla preparazione di un docente, quando poi viene ostacolato con dei giochetti politici o capricci economici di certe persone ed enti che ben conosciamo, tanto da non essere nemmeno degni di menzione? Quae cum ita sint, perché ci viene chiesto di insegnare in classe Educazione civica? Il diritto viene prima della legge, infatti, come esordisce la nostra Costituzione, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. In conclusione, il nostro Sommo Poeta non mente mai nel descrivere il nostro “bel paese là dove ‘l sì suona”:

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!»
(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)
MULȚUMESC MULT PENTRU ATENȚIE, DRAGILOR!

Firma ALCUNI DOCENTI CROCIATI, ABILITATI E SPECIALIZZATI IN ROMANIA
NB: Restiamo sempre a disposizione per un dialogo costruttivo nonché efficace volto ad aiutarvi a risolvere l’intera problematica, avanzando eventuali proposte dettate dalla nostra esperienza professionale didattico-legislativa affinché si possa giungere ad una soluzione concreta, risolutiva e sensata per il bene di tutti.

NOI NON MOLLIAMO! INSIEME PER LA VITTORIA!

 

1 Comment

  1. Giusi

    Concordo pienamente su ciò che è stato scritto.,spero che questa orribile discriminazione tra tieffini esteri e italiani arrivi alla fine. Nel tempo in cui troviamo
    nel quale si condanna ogni genere di discriminazioni , non e una bel esempio questa situazione. Inoltre oggi dove la scuola investe sui master e viaggi di istruzione all’estero rappresentiamo, noi tieffini esteri ,un valore aggiunto e di confronto .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.