Arriva un’altra sonora bocciatura sulla scuola per il governo Meloni.
Il Cspi (il Consiglio superiore della Pubblica istruzione) ha espresso parere negativo sul decreto che adotta le nuove linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Il più importante organo collegiale consultivo della scuola italiana, quello sulla cui composizione nei mesi scorsi la maggioranza ha provato ad intervenire, aumentando i membri di nomina governativa per ridurne l’autonomia, ha evidenziato all’unanimità numerose criticità, ritenendo necessario un intervento di riformulazione per rivedere integralmente il testo.
Nel suo articolato e dettagliato parere, infatti, il Cspi ha messo in rilievo come le precedenti Linee guida ormai assunte dalle scuole e oggetto di approfondita attività di formazione, non richiedessero particolari revisioni. In particolare, il consiglio ha sottolineato il mancato riconoscimento del notevole lavoro pedagogico e culturale che le scuole, nel quadriennio 2020-2024, hanno già sviluppato per strutturare percorsi curricolari coerenti e interdisciplinari. Un lavoro che meriterebbe approfondimento e specifico riconoscimento.
A ciò va aggiunto che non risulta necessaria la revisione terminologica dei precedenti nuclei concettuali espressi nelle precedenti linee guida, in particolare il secondo – relativo a Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio-che nella formulazione delle nuove linee guida avrebbe richiesto un aggancio esplicito agli obiettivi dell’agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile e non un semplice rinvio in nota.
Ma sono tante altre le criticità evidenziate: per quanto riguarda la parte relativa alla Costituzione è stata sottolineata la mancanza di un riferimento alla relazione sociale tra individuo e collettività per sostituirlo, con un approccio fortemente individualista. La mancanza di un riferimento esplicito all’educazione contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere.
La forte riduzione del ruolo dell’educazione finanziaria, ricondotta a mero strumento di valorizzazione e tutela del patrimonio privato e non come strumento per incrementare conoscenze e competenze di cittadinanza economica, riconoscendo anche le attività attuate dalla scuola mediante i progetti realizzati con banca d’Italia, ANIA, fondazioni ed enti.
E si potrebbe continuare con tanti piccoli e grandi rilievi, fino ai suggerimenti di riscrittura di parti significative del testo. Insomma un provvedimento ideologico e interamente da riscrivere utile solo alla propaganda retorica e vuota del governo. Un Ministro serio accoglierebbe il parere con umiltà, adottando le necessarie modifiche, per il bene della scuola e dei suoi componenti”. Lo scrive in una nota
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd