Mobilità: quando il ruolo non coincide con l’ottimizzazione della sede tutta la scuola ne risente

Mobilità: quando il ruolo non coincide con l’ottimizzazione della sede tutta la scuola ne risente


In tema di mobilità alcuni concetti vanno ripetuti a più riprese, specialmente se le istituzioni sembrano sorde: la stabilità del personale scolastico è reale solo con l’ottimizzazione della sede di servizio, l’unica a poter garantire il benessere della Scuola. Non a caso la chiedono tutti i dipendenti ma il Ministero dell’Istruzione e del Merito non sembra recepire il messaggio. La chiedono innanzitutto i docenti, di ruolo e precari: i neoassunti si ritrovano ad aver conseguito il ruolo in una sede che, per i più disparati motivi, non li soddisfa del tutto, e chiedono l’abolizione dei vincoli alla mobilità per poter avviare il percorso di riavvicinamento alle loro province di residenza che, spesso e volentieri, sono lontane centinaia di km da casa. Fra i docenti di ruolo ci sono, in numero ancor maggiore dei neoassunti, quelli che non riescono a rientrare nemmeno dopo aver superato il vincolo triennale, ed alcuni, come i docenti immobilizzati dal 2015, che all’epoca dell’assunzione non hanno nemmeno potuto scegliere la sede, nel prossimo mese di marzo si ritroveranno a presentare domanda di trasferimento per il nono anno consecutivo. Questo per ribadire che:

1) i vincoli, oltre ad essere del tutto inutili, sono l’unico ostacolo per chiedere il trasferimento ma non per ottenerlo.
2) Il ruolo assicura sempre più spesso esclusivamente la stabilità economica, lasciando sospesa a tempo indeterminato quella della sede di servizio.

Ai docenti di ruolo si aggiungono i precari, in numero sempre maggiore, che attendono la stabilità da anni esattamente come gli altri, e per i quali si continua a rimandare soluzioni determinanti come il doppio canale, preferendo indire sempre nuovi ed inutili concorsi, che non fanno che complicare le cose. La stabilità a cui ambiscono tutti i docenti, per essere tale deve necessariamente passare per l’ottimizzazione della sede, perché è diritto di tutti lavorare per vivere al meglio, il che diventa impossibile se viviamo per lavorare. Il ruolo, proprio perché non garantisce più alcuna stabilità se non quella economica, rende ogni anno la mobilità un momento drammatico, di attese, aspettative ed ansie che si riversano sul lavoro dei docenti e sulla loro salute mentale fino ad estate inoltrata, quando arriva il momento degli esiti delle Assegnazioni provvisorie, di solito nel mese di Agosto, per poi proseguire con il terno al lotto delle nomine per le supplenze per i precari. La salute mentale dei docenti non è poca cosa se rapportata al tipo di lavoro svolto, per il quale dovremmo essere soddisfatti al 100% per rendere alrettanto con meno sforzi possibili: ogni docente, indipendentemente dalla sua condizione lavorativa, porta sempre in classe il sorriso e prova a dare il massimo, tuttavia non si può pretendere che una situazione di precarietà e di frustrazione non giochi a sfavore del rendimento di un insegnante, trasformandolo in un lavoro estremamente faticoso, anzi logorante. Tutto ciò per la scuola rappresenta un danno enorme su cui ci si sofferma sempre troppo poco. Una scuola che funzioni dovrebbe avere insegnanti stabili e gratificati, il che è impossibile se una sede lontana dalla propria residenza impedisce progetti di vita a medio e lungo termine, per chi desidera avere una famiglia, o peggio tiene lontani gli insegnanti dalle loro famiglie e persino dai figli, per chi li ha già. In un momento storico drammatico per la crescita demografica del nostro Paese  ci sono insegnanti che non possono fare figli perché ancora precari o lontani da casa. Ciò in quanto il lavoro fuori sede, oltre a logorare fisicamente e mentalmente, riduce anche di parecchio il potere di acquisto di uno stipendio che risulta appena dignitoso, esclusivamente per chi lavora sotto casa e non ha spese di trasferta o peggio, di alloggio. Dal punto di vista economico stanno certamente meglio i Dirigenti scolastici, eppure anche loro da circa un anno chiedono a gran voce  l’ottimizzazione della sede, grazie ad una rappresentanza sindacale autorevole che, pur non potendo fare leva sulle spese di trasferta dei Dirigenti, sottolinea a più riprese il disagio emotivo che li tiene lontani da anni dalle loro famiglie, chiedendo addirittura il trasferimento sul 100% dei posti disponibili. La storia dice che non è impossibile, si è già fatto nel 2015 per docenti e Dirigenti scolastici, ed è stato riproposto proprio da Fratelli D’Italia nel 2021, dunque si potrebbe rifare anche per i docenti, senza fare due pesi e due misure, considerato che i docenti hanno anche la necessità, diversamente dai Dirigenti scolastici, di far quadrare i conti a fine mese. Si ascoltano spesso dichiarazioni di Deputati e Senatori del comparto Scuola su quanto sia importante e doveroso il ricongiungimento familiare ma, di fatto, nulla si fa per renderlo effettivo. Peraltro le aliquote sulla mobilità sono estremamente sbilanciate, ridicole per i docenti di ruolo fuori sede, a cui non si dà né la possibilità di anticiparsi rispetto alle nuove immissioni, nonostante sentenze anche recenti non facciano che ricordare l’illegittimità di tale orientamento, né si consente la mobilità intercompartimentale, valida per tutta la P.A. tranne che per il personale scolastico. Eppure dall’ottimizzazione della sede di servizio parte il benessere della scuola, o meglio quello di chi la porta avanti ogni giorno, tuttavia ad oggi non esistono politiche serie che la rendano effettiva. Intanto noi, che in questo momento dell’anno ci apprestiamo a presentare l’ennesima domanda di mobilità, abbiamo solo il diritto di presentarla, ed al quanto pare nemmeno tutti, siccome al momento sono confermati i vincoli per i neoassunti. Dopo la domanda di mobilità resteremo poi, come al solito, con il fiato sospeso ad aspettare, entrando in classe col sorriso e il dovere di dare sempre il massimo, in un sistema che, a conti fatti, ci restituisce davvero poco.

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