Nuovo appuntamento sull’anno di prova: Strategie didattiche per il sostegno

Nuovo appuntamento sull’anno di prova: Strategie didattiche per il sostegno

 

Eccoci al nostro nuovo appuntamento sull’anno di prova. Nelle settimane precedenti abbiamo preparato delle unità di apprendimento generiche che potessero fornire degli spunti per la creazione delle vostre attività didattiche, realizzate in base alle esigenze della classe/sezione. Come detto, si tratta di attività generiche, ma che non prevedevano interventi specifici per i docenti di sostegno. Per questo ho deciso di approfondire alcune pratiche che ritengo essere veramente inclusive, perché adatte alla classe ma utilizzabili dagli studenti con disabilità, nell’ottica dell’Universal Design for Learning – UDL (“prodotti utili per tutti ma indispensabili per qualcuno”, R.L. Mace, 1985). Dovrebbe essere già norma della pratica didattica realizzare unità di apprendimento che raccordino le esigenze della classe con quello dell’alunno con disabilità, ma nell’attività didattica da svolgere per l’anno di prova questo è un aspetto fondamentale. Premettiamo che ogni docente di sostegno sceglierà la strategia più adatta al contesto classe e al PEI dell’alunno che segue, ma vi sono delle strategie che possono essere messe in campo un po’ dovunque con buoni risultati. Ovviamente esistono delle situazioni nelle quali gli studenti con PEI svolgono un programma completamente diverso da quello della classe (questo è lo scopo di obiettivi individualizzati), ma in linea di massima si deve cercare un raccordo con gli obiettivi della classe.

1 La prima di strategie che analizzeremo è la C.A.A. (Comunicazione Aumentativa Alternativa).

Si tratta in pratica di un sistema di comunicazione utilizzabile per tutte le disabilità che comprendono difficoltà nella trasmissione di messaggi verbali (ipoacusia, casi di studenti con disturbo dello spettro autistico non verbale, ecc…), è indicato non solo per le disabilità permanenti, ma anche temporanee, perché ‘accresce’ – per questo di definisce aumentativa- non sostituisce la comunicazione orale. Si può considerare un ‘facilitatore’ della comunicazione. La CAA è una metodologia impiegata anche in contesti riabilitativi, ma in questa sede la considereremo solo come strumento nella pratica didattica. Questo tipo di comunicazione è Aumentativa perché è a supporto delle competenze già possedute, ‘aumentandone’, appunto, le modalità comunicative; ed è Alternativa, perché utilizza modalità ‘altre’ di comunicazione. L’utilizzo di tale strategia permette agli alunni della classe di conoscere un altro linguaggio e al compagno con difficoltà di comunicare con loro.

È importante ribadire che gli studenti con disabilità costituiscono, sempre, un valore aggiunto alla classe, e mai il contrario.

La CAA comprende tutti gli strumenti (immagini, gesti, parole ma anche dispositivi) che offrono supporto alle difficoltà nella comunicazione verbale. Basta una ricerca sul web per trovare siti che mostrano l’utilizzo della CAA, assolutamente gratuiti, o addirittura corsi di formazione, anch’essi gratuiti per i livelli base; addirittura a questo link trovate un vero e proprio vocabolario dove, cercando la parola richiesta, vengono mostrati i pittogrammi corrispondenti. Nella pratica didattica, i pittogrammi possono affiancare qualsiasi messaggio verbale, affiancandoli alla lezione orale, utilizzando dei programmi che permettono di sistemare le immagini come desideriamo (penso al sempre utile PowerPoint, ma online esistono svariati programmi del genere), e quindi di creare una lezione ‘aumentativa’. Si potranno così creare tante attività per l’anno di prova, sia se siete docenti di sostegno che docenti curriculari, a seconda della disciplina e dell’ordine di scuola. Trattandosi di immagini, possono essere introdotte anche alla scuola dell’infanzia, ad esempio per illustrare la routine giornaliera.

Senza dimenticare che esplicitare le fasi di lavoro della giornata scolastica è una delle strategie da usare nel caso di studenti con disturbo dello spettro autistico, perché permette loro di seguire l’andamento della giornata, rendendolo prevedibile.

2 Altre strategie sono il PEER TUTORING e il COOPERATIVE LEARNING. Entrambe queste strategie utilizzano il mezzo inclusivo più importante di tutti: i compagni di classe. Attraverso il rapporto con i pari, si sviluppano competenze sociali e personali che serviranno in tutti gli ambiti di vita. Nel progettare la nostra attività didattica prevediamo lavori di gruppo (piccolo o grande, a seconda del contesto), e affidiamo un ruolo a ciascuno, a seconda delle proprie capacità. In questo modo anche lo studente con disabilità avrà il suo compito attivo nella produzione del lavoro finale.

3 Supporti tecnologici. Soprattutto nella scuola post-Covid c’è stato un incremento notevole della strumentazione informatica, sia in termini di device che in termini di programmi. Questi mezzi permettono di sopperire ad alcuni deficit di apprendimento. Il lapbook, l’audiolibro, la calcolatrice, i traduttori ecc. possono essere parte integrante dell’attività didattica, inclusi nelle strategie inclusive. Per introdurre l’uso pratico delle strategie illustrate, mi ricollego a uno degli argomenti trattati nelle attività didattiche presentate le settimane precedenti.

Speriamo di nuovo di esservi stati d’aiuto! Se volete approfondimenti specifici o avete dubbi di qualsiasi tipo, scrivetelo nei commenti o a redazione@lavocedellascuolalive.it !

A presto

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.