Valditara lo aveva annunciato fin dal suo insediamento e la Lega, complice il dibattito sul salario minimo, ci riprova.
È stato infatti approvato alla Camera nell’ultima seduta, un ordine del giorno a firma degli on. Sasso, Giaccone e Giagoni (Lega) che intende riproporre una quota variabile di stipendio ai dipendenti pubblici, in particolare per gli insegnanti, da calcolarsi in base al territorio in cui viene prestata l’attività lavorativa.
In pratica, la proposta è quella di differenziare le retribuzioni in base al costo della vita e al potere d’acquisto della Regione in cui si lavora. Un obiettivo da tempo perseguito dalla Lega che giustifica la sua posizione con il costo della vita particolarmente oneroso in alcune regioni. Da qui discende, secondo gli esponenti del Carroccio, la necessità di supportare le retribuzioni attraverso una parte variabile, che tuttavia non è mai stata presa in considerazione dalla contrattazione, che resta nazionale.
Secondo le previsioni, diffuse dal “Messaggero” di Roma, si andrebbe dai 52 euro per un dirigente scolastico, fino ai 35 euro per un maestro. Cifre non da capogiro, certo, ma che rischiano di aprire uno iato in seno ad una categoria, quella degli insegnanti, già particolarmente divisa .
Un ordine del giorno, che, è bene ricordarlo, che non dà luogo a nulla di esecutivo, ma semplicemente impegna il Governo ad attivarsi in questa direzione. Un odg che non era stato presentato, ma che proprio il Governo ha avallato, attraverso il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, che ha espresso parere favorevole da parte dell’ Esecutivo.
Racconta così l’on. Marco Sarracino (PD) “I lavori sulle gabbie salariali sono andati avanti fino a notte inoltrata. Quando l’ odg è andato al voto erano passate le 23, io e Arturo Scotto non abbiamo potuto subito divulgare la notizia e non siamo riusciti a intervenire, il regolamento ce lo impedisce».
Secondo l’AND (Associazione Nazionale Dirigenti) “L’unico modo per superare le “disuguaglianze sociali” e le vere e proprie penalizzazioni esistenti, è quello di adeguare gli stipendi del personale della scuola agli standard europei; urgente necessità più volte evidenziata.”
Compatto il fronte sindacale, che da tempo muove aspre critiche alla riforma.