“Chiediamo un incontro urgente con il premier Mario Draghi. La vera sfida del Recovery plan si apre infatti adesso: per l’attuazione del Piano la personalità del presidente del Consiglio da sola non basta; anche perché non si può immaginare che il Parlamento sia ignorato dal governo, specie dopo averne scelto una composizione politica. Dovrà essere coinvolto, per occupare di qui in avanti una posizione centrale. Ora l’attenzione si rivolge a come portare a terra il Piano da oltre 220 miliardi: riforme, decreti, e leggi non dovranno essere soltanto votate ma avranno bisogno di essere vagliate e monitorate”. Questo il pensiero di Rossella Muroni, Lorenzo Fioramonti, Alessandro Fusacchia, Antonio Lombardo e Andrea Cecconi, deputati di FacciamoECO che nel voto in Aula sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si sono astenuti, nutrendo “perplessità su alcune caselle del Recovery e chiedendo allo stesso tempo garanzie sulla governance e sugli impatti di genere, generazionale ed ambientale”.
“L’ecologia c’è ma è troppo poca – dicono i deputati di FacciamoECO, nel corso di una conferenza alla Camera con Alessio Pascucci di Italia in Comune e Federica Vinci di Volt – anche se riesce in alcuni punti a trovare il giusto spazio: come per esempio l’assenza di finanziamenti diretti al progetto di stoccaggio della CO2 di Eni a Ravenna, l’inserimento delle smart grid, degli elettrolizzatori per 1 GW, delle bonifiche, delle comunità energetiche, e dell’agro-voltaico. Siamo allo stesso tempo preoccupati dello sbilanciamento dei saldi sull’idrogeno e sull’Alta velocità, perché un vero piano per il clima dovrebbe puntare di più su rinnovabili, efficienza energetica, ricerca, trasporto pubblico locale, lavoro green, giovani e donne. Per cui si continua a fare troppo poco, come giustamente evidenziato dal network ‘donne per la salvezza’”.
“Dubbi che sono stati condivisi da noi di FacciamoEco durante questi giorni con associazioni, partiti, movimenti esclusi dal confronto e da un serio e reale dibattito pubblico – dicono i cinque deputati di FacciamoECO – pur ammettendo l’importanza del Recovery e l’imponente dote di risorse che si porta dietro – che mai prima d’ora avevano investito in questo modo l’ecologia in Italia – siamo di fronte a un Piano per certi aspetti opaco. Al Pnrr non mancano certo i titoli, che nella loro enunciazione sono corretti. Ma sul pezzo restante c’è molto da fare. Aspettiamo per esempio di vedere quale sarà l’impostazione della riforma fiscale e quale peso avrà la leva ambientale”.
“E’ per questo che adesso ci impegneremo a un costante monitoraggio sullo svolgimento dei temi nell’interesse del Paese – concludono i deputati di FacciamoECO – facendoci carico delle perplessità del mondo ambientalista delle imprese delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, e delle tanti voci ascoltate chiedendo che sia dato spazio anche alla valutazione della società civile. Il Piano dovrà essere coerente con la ‘giusta transizione’ che ci chiede l’Europa; la lotta ai cambiamenti climatici e il Green deal sono sfide che devono tagliare trasversalmente l’intero Piano”.