Ritardare l’apertura delle scuole per il caldo. La richiesta è fuori tempo massimo

Ritardare lì'apertura delle scuole per il caldo

Ritardare l’apertura delle scuole per il caldo. Avanza la richiesta. I genitori, ovviamente non sono d’accordo. Eppure le estati calde e prolungate richiedono un ripensamento del calendario. Forse si arriverà a rivedere una norma del 1977. Sicuramente non quest’anno

Ritardare l’apertura delle scuole per il caldo. La mancata convergenza tra docenti e genitori

Ritardare l’apertura delle scuole per il caldo. Il sindacato Anief si fa portavoce della richiesta. Ha dichiarato M. Pacifico “Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre. Ci vuole buon senso e lungimiranza. Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima” Prima ancora si era mosso il Coordinamento nazionale docenti dei diritti umani: “per evitare possibili malori sia per gli studenti fragili che per gli insegnanti, la cui età media, da statistica, è spesso elevata. Riteniamo necessario ritornare sull’argomento in modo da ipotizzare soluzioni adeguate e tempestive
Ovviamente i genitori si oppongono alla richiesta. I motivi sono sempre gli stessi. Quelli della cura e assistenza s’intrecciano con  quelli formativi. Si legge sul sito dell’Ansa: “Dall’altra parte, sono numerose le associazioni di genitori che fanno notare come siano già troppi tre mesi di chiusura delle scuole, dai primi di giugno ai primi di settembre. I costi alti dei centri estivi – è il ragionamento – si scaricano interamente sulle famiglie e nessun genitore ha vacanze per tre mesi. Le difficoltà nel conciliare il lavoro e la famiglia, insomma, sono troppe per chi ha figli. Per questo sono nate diverse iniziative di raccolta firme per chiedere una revisione del calendario scolastico. “La lunghissima pausa scolastica – si legge in una petizione che ha raccolto 60mila firme – moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti

Occorre superare la L. 517/77

Prima del 1977 la scuola iniziava il 1° ottobre e terminava a maggio. Dopo iniziavano le lunghe vacanze estive (quattro mesi). Il calendario scolastico risultava poco attento alle nuove esigenze (lavoro femminile). Undici anni prima era stata istituita (legge 444/68) la scuola materna  statale (oggi dell’infanzia) e tre anni dopo il tempo pieno (legge 820/71). Chiaro l’intento di ampliare la funzione di sorveglianza e di assistenza all’infanzia, anche se mixata con il nuovo pensiero pedagogico. Comunque i l ciclo si chiude con la L.517/77 che adeguava il calendario alle esigenze  culturali, sociali e produttive della società. ” Il Ministro per la pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, ogni tre anni, entro il 31 dicembre, determina con suo decreto il calendario scolastico per i vari ordini di scuola fissando la data di inizio e il termine delle lezioni rispettivamente tra il 10 e il 20 settembre e tra il 10 e il 30 giugno. Entro il 30 giugno devono svolgersi anche gli esami di licenza ed idoneita’ nella scuola elementare e media e quelli di idoneita’ negli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore ed artistica” (articolo 11, comma 3)
Ora si comprende la richiesta fondata su un quadro climatico cambiato.L’ultimo settembre “normale” lo abbiamo avuto nel 2015. Probabilmente lo scenario torrido si ripeterà anche nei prossimi anni e forse decenni, causa l’eccessiva immissione di anidride carbonica, la deforestazione… che forse porterà (2030) l’innalzamento della temperatura globale a 1,5° (punto di non ritorno). La predizione non è previsione. Sicuramente però ne avvertiamo già gli effetti. Quindi se il trend si tradurrà nel suddetto scenario occorrerà aggiornare il calendario scolastico e molte attività produttive. Però per il nuovo anno occorrerà un  disposto che superi la Legge 517/77 da presentare nelle prossime settimane. Occorrerà riflettere sulle infrastrutture, come evidenziato da S. Sambataro (La Voce della Scuola).
Pertanto l’appello al Ministro di ritardare l’inizio dell’anno scolastico risulta inutile.

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