Il nuovo contratto dovrà necessariamente mettere sullo stesso piano i diritti del personale della scuola precario rispetto a quelli dei colleghi ruolo, sia per la parte economica che per quella normativa e deve valere per i docenti, ma anche per il personale Ata. Lo dicono i sindacati, ma anche le aule di giustizia, ad iniziare dalla sentenza Mascolo di qualche anno fa giudicata dalla Corte di giustizia europea e che impone l’applicazione della direttiva Ue 70 del 99 a tutela dei precari, come pure la Cassazione italiana. A sostenerlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante l’incontro odierno all’Aran per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del personale del comparto Istruzione, Università e Ricerca degli anni 2019-2021.
“Durante l’incontro, il cui tema mi fa pensare a un ossimoro, abbiamo parlato della parte comune del contratto che riguarda il personale amministrativo e tecnico delle scuole, degli enti di ricerca e delle università – ha detto il sindacalista – e noi abbiamo detto che rispetto al vecchio contratto se si vogliono rispettare le norme comunitarie si deve chiaramente citare la Direttiva europea e quindi trattare anche il tema delle ferie, dei permessi, della malattia e della parità di trattamento di fatto, economica e giuridica, prevedendo una equiparazione tra personale precario e di ruolo”.
“Bisogna dire basta – ha continuato Pacifico – ai contratti che discriminano i precari dell’amministrazione, a partire dal personale ATA della scuola, che dovrà vedersi riconoscere tutti i diritti, sia da precario sia per quando entrerà in ruolo. È una necessità che vale ovviamente anche per il personale delle altre amministrazioni pubbliche. Per questo motivo vogliamo creare delle sinergie con altre realtà, come il Movimento dei direttori dei servizi generali e amministrativi, così da portare alla valorizzazione delle singole figure che lavorano nelle nostre scuole e che sono indispensabili per il buon funzionamento della macchina formativa. Come pure abbiamo la forte necessità di implementare gli organici Ata. Infine – ha concluso il sindacalista autonomo – non bisogna dimenticare che questo non è solo un tema da affrontare all’Aran, ma anche politico”.