Mancano pochissimi giorni alla formazione del nuovo Esecutivo: tra domani e venerdì sono previste le consultazioni con i partiti al Quirinale e l’incarico a Giorgia Meloni, la prima premier donna in Italia, potrebbe arrivare nel volgere di poche ore: la lista dei ministri potrebbe essere consegnata nelle mani del Capo dello Stato “già sabato mattina o al più tardi domenica mattina”, scrive oggi la stampa. “La definizione dell’esecutivo è ancora aperta. Sul fronte dell’Istruzione si conferma lo spacchettamento con l’Università: se il Mur sarà in mano a Forza Italia (Saccani Jotti o Bernini) per il Mi è lotta interna” alla Lega “(a meno di nomi a sorpresa dell’ultim’ora) tra Giuseppe Valditara e Mario Pittoni”.
Anief ritiene che chiunque siederà a capo del Ministero di viale Trastevere dovrà avere un date: quella di rimboccarsi le maniche per affrontare i problemi annosi che stanno portando le scuole al collasso. “Il nuovo ministro dell’Istruzione – dice oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ha la possibilità di dare subito un’impronta positivo al suo mandato andando a fare modificare il decreto legge Aiuti quater, con la conferma dello spostamento dei 300 milioni dal Mof nella partita del rinnovo del contratto, così da portare subito aumenti veri ad oltre un milione di docenti e Ata con lo stipendio fermo da quattro anni mentre l’inflazione galoppa. Come va anche confermato l’organico aggiuntivo di almeno 40mila docenti e Ata avuto nell’ultimo biennio e l’integrazione delle graduatorie concorso straordinario comprendendo tutti i partecipanti”.
“Subito dopo – continua il sindacalista autonomo -, con la Legge di Bilancio si dovrà invece agire sulla fase transitoria del reclutamento, andando a ripristinare il doppio canale, con immissioni in ruolo dei precari da tutte le GPS, l’abolizione definitiva del vincolo sulla mobilità, ma anche soluzione efficaci per i diplomati magistrale, gli insegnanti tecnico-pratici, di religione cattolica e i facenti funzione Dsga. Il tempo dell’attesa per noi è finito, ora si devono portare avanti i fatti e risolvere i problemi. Se non dovesse andare così, all’attuale mobilitazione del personale seguiranno proteste maggiori, fino allo sciopero di metà novembre”.