La scuola in presenza è ricominciata da una decina di giorni e permane in una condizione di “sorvegliata speciale”. Da un lato siamo in attesa dei dati disaggregati dei contagi nelle varie regioni e per fasce d’età – soprattutto quella non vaccinabile, degli under 12 – dall’altro occorre accertare in che misura gli eventuali contagi in aula o nei trasporti provochino effetti di “rimbalzo” sul resto della popolazione con un aumento delle ospedalizzazioni. L ‘aspettativa è che la campagna di vaccinazione, abbia persuaso larghe fasce di popolazione, sebbene ancora permangano differenze da regione a regione e bisognerà verificare le correlazioni tra numero dei vaccinati e numero degli ospedalizzati. Purtroppo si registra una trattazione delle quarantene scolastiche molto differenziata, poiché alcuni governatori delle regioni sono estremamente, e correttamente, prudenti, mentre altri, si mostrano meno sensibili di fronte alle preoccupazioni dei genitori.
Allo stato attuale, inoltre, sembrerebbe mancare del tutto il monitoraggio periodico e casuale nelle scuole. Al netto della copertura vaccinale e delle aspettative circa i suoi effetti per gli over 12, gli strumenti più utili per il controllo del virus tra gli under 12, restano il monitoraggio, il distanziamento e il ricambio d’aria nelle aule. Nelle prossime settimane si saprà quante classi sono state dotate di rilevatori di CO2 per la saturazione dell’aria, e quante di impianti di sanificazione e purificazione dell’aria, e se le mascherine resteranno obbligatorie o meno nelle aule (a mio parere per prudenza sarebbe meglio protrarne l’utilizzo).
La politica dell’asse PD-M5S continua a promettere concorsi. Uno strumento che getterebbe alle ortiche l’esperienza didattica e i sacrifici di centinaia di migliaia docenti che da 8 anni
si ritrovano senza abilitazione per inadempienza dello Stato. Sarebbe più corretto dare loro la possibilità di un percorso abilitante speciale, selettivo, che riconosca finalmente il giusto valore alle professionalità acquisite sul campo e già dimostrate in aula negli anni passati.
Nel mondo del sostegno si è registrata la bocciatura parziale del PEI (Piano Educativo Individualizzato), soprattutto nella parte in cui prevedeva la possibile esclusione dalla classe per i ragazzi con alcune disabilità. Del resto una tale opzione, non era sinonimo di “inclusione scolastica”. Di certo il numero di insegnanti di sostegno in aula resta ancora di gran lunga inferiore alla richiesta delle famiglie con figli disabili. Una soluzione, al fine di garantire immediatamente insegnanti specializzati, potrebbe essere quella di consentire l’accesso diretto ai corsi di specializzazione dei docenti che hanno già maturato un’esperienza triennale nel sostegno.
Il punto nodale, per il rilancio della scuola resta comunque necessità di aumentare il numero delle aule e degli insegnanti per garantire una volta per tutte sicurezza sanitaria e buona didattica. Una classe politica lungimirante dovrebbe tener conto del fatto che la scuola costituisce il primo gradino della nostra conoscenza, il luogo dove si gettano le basi per la società del futuro e occorre mettere gli insegnanti nelle condizioni di poter adempiere al compito educativo e formativo delle nuove generazioni.