SCUOLA – Oggi 150 mila studenti in piazza, per Anief hanno ragione da vendere: la metà arrivano al diploma impreparati e non per colpa loro, servono interventi urgenti subito con la Legge di Bilancio

SCUOLA – Oggi 150 mila studenti in piazza, per Anief hanno ragione da vendere: la metà arrivano al diploma impreparati e non per colpa loro, servono interventi urgenti subito con la Legge di Bilancio

Sarebbero almeno 100 mila gli studenti che oggi sono scesi in piazza in tutta Italia n oltre 40 città: i giovani, iscritti nelle scuole e nelle Università, hanno chiesto scuole e università gratuite, ma soprattutto di essere ascoltati dalla politica ma vedere i propri diritti realmente rispettati. Non hanno gradito la “scuola del merito” che “esclude e si basa eccessivamente sulla competizione”. Inoltre, scrive la stampa specializzata, chiedono una legge nazionale sul diritto allo studio, l’abolizione dei Pcto a favore dell’istruzione integrata, salute e sicurezza garantite in tutte le scuole e la riforma dello statuto con l’introduzione di più diritti. Pronta la risposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “E’ sempre positivo che gli studenti esprimano le proprie idee e avanzino le proprie proposte, è uno degli elementi fondamentali delle società libere”.

Anche Anief ritiene che la “voce” degli studenti, i primi protagonisti del mondo scolastico, debba essere tenuta in debita considerazione, dal Governo e da chi amministra l’Istruzione in Italia: “I dati Ocse e le ultime prove Invalsi hanno detto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che metà degli studenti italiani arrivano al diploma di maturità impreparati: occorre intervenire sulla didattica, sul numero di alunni per classe, sul tempo scuola, sugli organici di docenti e Ata, da incrementare, sulle carriere ed incentivi per il personale, sul numero delle sedi scolastiche, sul potenziamento della didattica nelle aree a rischio abbandono, sulle risorse complessive da dare all’Istruzione e quelle da destinare ai lavoratori che anche dopo la firma del contratto collettivo nazionale continua a percepire stipendi che rimarranno sotto i tassi di inflazione programmata pubblicati dal Ministero del Tesoro. Una parte dei 35 miliardi che arriveranno dalla Legge di Bilancio – conclude Pacifico – devono essere destinati a rispondere a queste esigenze non più procrastinabili”.

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