“Il ministro Patrizio Bianchi premia 10 mila docenti di ruolo per la continuità didattica ma ignora gli altri che insegnano lontano da casa, gli ATA e tra i 250 mila e i 400 mila precari lontani da casa che avrebbero diritto all’indennità di sede”: a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando la decisione del ministro dell’Istruzione di pubblicare un decreto discriminante per l’attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente che, nello specifico, dà particolare peso alla continuità didattica tenendo conto del numero anni di permanenza nella medesima scuola collocata obbligatoriamente in una provincia diversa da quella della propria abitazione, ma anche alla sede di lavoro, con premio al personale che insegna da più anni in istituti di territori che presentano condizioni socio-economiche più disagiate, maggiore dispersione o il rischio di spopolamento.
Secondo Pacifico, “sono un numero altissimo gli insegnanti che lavorano da almeno cinque anni lontano da casa: non sono di certo solo 10 mila, come vorrebbe farci credere il Ministero. Noi dell’Anief siamo stati i primi a chiedere un’indennità di sede, da intendersi come un ‘ristoro’ annuale, e non di certo per la continuità didattica, la quale peraltro qualora si realizzasse con gli stessi alunni in una scuola media comunque dopo al massimo tre anni s’interrompe. Per non parlare se poi uno o più alunni non vengono ammessi all’anno successivo. La verità – conclude Pacifico – è che non va premiata la continuità didattica, la quale si raggiunge invece con la stabilizzazione del personale precario, ma dando uno stipendio in più l’anno a tutti coloro che lavorano lontano dalla propria residenza”.
COSA DICE IL DECRETO PUBBLICATO
Nel decreto, trasmesso agli organi di controllo, si specifica che la presenza di entrambe le condizioni – continuità didattica e sede di servizio disagiata – comporterà una valorizzazione economica maggiore. Le risorse, pari a 24 milioni di euro, saranno destinate, per l’80% ai docenti che non hanno ottenuto mobilità, assegnazione provvisoria o utilizzazione nonché incarichi di insegnamento a tempo determinato nell’anno scolastico di riferimento ai fini del riconoscimento del compenso accessorio in parola. La stampa specializzata ricorda che questo modello è stato già bocciato dal CSPI, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, perchè “poco efficace e foriero di contraddizioni e problematiche per il personale e per la scuola. Il rischio è quello di introdurre misure inefficaci rispetto ad un obiettivo di gran rilievo come quello di garantire e valorizzare la continuità dell’insegnamento”.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Secondo Anief, l’indennità per essere effettiva dei disagi subiti dai dipendenti dovrebbe prevedere almeno uno stipendio annuo in più, proprio al fine di fare fronte alle spese e ai costi del lavoro che il personale scolastico deve sostenere quando lavora lontano dalla propria residenza. E poi a beneficiarne deve essere tutto il personale, docenti e ATA, a prescindere dagli anni di permanenza in quelle sedi, in linea con quanto avviene nel privato, dove l’indennità di trasferta è esentasse e ammonta a 46,48 euro giornaliere. Se il nuovo Governo non cambierà la norma, Anief conferma che impugnerà la norma in tribunale.