“La scuola siciliana si appresta a concludere il secondo anno scolastico sotto pandemia. Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso? Quali criticità si sono evidenziate?
I docenti hanno certamente acquisito una maggiore consapevolezza delle potenzialità della didattica emergenziale e la gran parte di loro (circa il 70%) è stata vaccinata, hanno chiesto più “tutela della salute” propria e dei propri cari, la priorità vaccinale ai soggetti fragili, anche nei nuclei familiari di appartenenza, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati al proprio lavoro. Piccoli segnali di un risveglio di un mondo, quello scolastico, che versa in forte difficoltà da parecchi anni. Rispetto alla “concetto scuola” del resto d’Italia, la Sicilia però resta il fanalino di coda in termini di offerta di asili nido con 13 bambini su 100 che possono usufruirne (6 su 100 a Caltanissetta, 17 su 100 a Messina, 5 su 100 a Catania) e con metà dei comuni che ne offrono il servizio mentre la media italiana è di 25 bambini su 100 che posso usufruire del nido e di 2/3 di comuni che lo offrono. Per quanto riguarda la primarie a causa dei locali inesistenti o inadeguati e della carenza di organico, il tempo pieno in Sicilia è offerto al 15% delle famiglie mentre il Lazio, il Piemonte e l’ Emilia Romagna lo offrono al 62% delle famiglie.” Così in una nota Francesco Tulone – Delegato regionale scuola e personale scolastico presso il Dipartimento Nazionale Scuola della Lega.
“L’emergenza Coronavirus ha messo in evidenza ulteriori problemi siciliani quali: il cablagio, le reti internet che non garantiscono un buon funzionamento della didattica a distanza, un sistema di trasporti dedicato al pendolarismo scolastico urbano e extraurbano da rivedere e riorganizzare. Grandi criticità persistono nella realizzazione della inclusione scolastica, le cui figure di riferimento sono l’insegnante di sostegno e gli assistenti igenico sanitari (la cui professionalità viene ancora disconosciuta e sottovalutata). Ci sono circa 5400 docenti di sostegno siciliani fuori sede da anni, che chiedono una mobilità poter lavorare vicino alla propria famiglia. Un numero eccessivo di cattedre a supplenza che vanificano la continuità didattica, il consolidamento di quel rapporto di fiducia alunno-docente e l’empatia indispensabile nel delicato lavoro del docente. Come nel resto d’Italia il sovrannumero degli studenti in aula rende precaria la sicurezza in periodo di pandemia e impedisce una buona didattica. In aggiunta a tutti ciò un eccesso di burocrazia e la mancanza fondi causano il mal funzionamento degli impianti di sanificazione dell’aria, delle finestre che non si aprono, di sistemi di videosorveglianza inefficaci, di inagibilità parziali o totali di aule e palestre, e di pecche nel rispetto delle normative antincendio e antisismiche.”
“Durante quest’ultimo anno scolastico in Sicilia ci sono stati almeno due episodi di intonaci crollati nelle scuole, fortunatamente senza vittime e feriti. Alla luce di questo “status quo” la scuola in Sicilia ha bisogno di molto più che un mese di “ristori per la socializzazione”. E’ necessario un periodo di transizione per la stabilizzazione dei precari che hanno retto la scuola negli ultimi 10 anni, servono più aule e più docenti, investimenti su edilizia leggera, un “sistema scuola” che sia realmente inclusivo e al passo con i tempi.”