SCUOLA – Stipendi docenti e Ata sotto l’inflazione ancora dell’11,4%: lo ha calcolato l’Anief sulla base del tasso d’inflazione programmata passato e futuro del Mef. Pacifico (Anief): servono quasi 30 miliardi

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Close up view of European Union banknotes and coins. Selective focus on the one Euro coin. DSRL studio photo taken with Canon EOS 5D Mk II and Canon EF 100mm f/2.8L Macro IS USM.

L’accordo sul contratto collettivo nazione della scuola è stato raggiunto all’Aran da poche ore: insegnanti e personale Ata avranno un aumento del 4,22% con l’impegno di integrare le risorse già nei prossimi mesi. Anief guarda però avanti e si proietta al CCNL 2022/2024, già oggi: l’Ufficio Studi del giovane sindacato rappresentativo, sulla base del tasso di inflazione programmata passato e futuro calcolato dal ministero dell’Economia, ha calcolato che per allineare gli stipendi della scuola al costo della vita servirà aumentarli non meno del 20%. “È una cifra che sfiora i 30 miliardi di euro – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e se vogliamo adeguare le buste paga di docenti e Ata all’Ue il Governo dovrà trovare le risorse. Altrimenti parliamo sempre di programmi e mai di fatti”.

“Nell’immediato – dice Pacifico – servono 8 miliardi in legge di bilancio per pagare l’indennità di vacanza contrattuale per quest’anno e il prossimo, visto che l’ipotesi di contratto sottoscritta venerdì scorso all’Aran riguarda il triennio precedente, 2019/202, ed è già scaduto il nuovo contratto, 2022/2024, da più di dieci mesi. È bene anche ricordare, sempre in base alle tabelle del Mef, che l’inflazione tra gli anni 2008/2018 è aumentata dell’11,5%: nella scuola abbiamo avuto il rinnovo del periodo 2016-2018 che ha portato il 3,48% e noi ancora non eravamo rappresentativi”.

“Questo significa che in quel frangente temporale gli stipendi di docenti e Ata si sono ridotti dell’8,1%. Tra il 2019 e il 2021, il costo della vita è sopravanzato di un ulteriore 1,7%; per quel periodo, però, noi ora abbiamo provveduto ad incrementare gli stipendi del 4,22%, con un recupero stipendiale di circa il 2,5%. Solo che c’è la zavorra passata da ammortizzare, quella del decennio precedente che lascia indietro i compensi di chi lavora nella scuola, nell’università e anche nella ricerca di ben l’11,4%. Ecco perché – conclude Pacifico – servono quasi 30 miliardi”.

IL TESTO DELL’ACCORDO SOTTOSCRITTO ALL’ARAN PER IL RINNOVO DEL CCNL 2019/21 DI SCUOLA UNIVERSITÀ E RICERCA:

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