Tra meno di una settimana sapremo la verità sulla Legge di bilancio del 2024. Cosa devono aspettarsi gli impiegati pubblici con il contratto scaduto da quasi due anni? Le risposte si possono “leggere” tra le dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha delineato le nuove misure economiche durante un’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Nadef: per i lavoratori dello Stato, i punti centrali della manovra di fine anno sono rappresentati dal taglio del cuneo fiscale – con la riduzione a tre aliquote dell’imposta sulle persone fisiche – e dal rinnovo dei contratti. Queste azioni, assieme alla lotta alla denatalità, “mirano a fornire un sostegno tangibile, specialmente alle famiglie con redditi medi e bassi, contribuendo così ad alleviare la pressione economica in un periodo di incertezze”, scrive oggi la stampa specializzata.
Questo perché “il taglio del cuneo fiscale viene visto come un valido strumento per sostenere i redditi e i consumi delle famiglie meno abbienti. La riduzione delle aliquote fiscali e le misure pro-natalità rappresentano ulteriori passi verso un supporto concreto alle famiglie, in particolar modo quelle con più di due figli”, andando a realizzare “un incentivo importante per sostenere l’economia nazionale, promuovendo al contempo la crescita demografica. Parallelamente, è stato annunciato l’avvio del rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2022-2024, un passo che si prevede contribuirà a ristabilire la fiducia di molte famiglie, permettendo loro di recuperare parte del potere di acquisto perso negli ultimi due anni”. Il Ministro Giorgetti ha però anche rimarcato “l’importanza di una ‘prudenza realista’ nel quadro macroeconomico e di finanza pubblica, sottolineando come le scelte difficili fatte finora siano state guidate dall’obiettivo di promuovere una crescita sostenibile e duratura dell’economia italiana”.
“La crescita sostenibile è condivisa – replica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – solo che non si può sempre pensare di fare adottare le scelte difficili alla stessa categoria di lavoratori, ovvero gli impiegati pubblici ed in particolare quelli della scuola. Già per dieci lunghi anni, tra il 2008 e il 2018, si sono visti congelare il loro contratto di lavoro. Poi, soprattutto con l’ultimo rinnovo, sottoscritto lo scorso dicembre, si è riusciti a recuperare l’ultimo biennio di disavanzo rispetto all’inflazione. Rimane da coprire, però, sempre quel decennio di immobilità che oggi continua a tenere gli stipendi di chi lavora nel pubblico impiego, soprattutto dei docenti e del personale Ata, oltre il 15% sotto il costo della vita”.
“Recuperiamo quindi da subito l’indennità di vacanza contrattuale, assicurando da subito 100 euro medi al mese ad insegnanti e personale Ata, più quasi 2 mila di arretrati, in attesa del rinnovo del contratto: crediamo tantissimo in questo recupero, peraltro previsto dalla legge, tanto che per garantirlo abbiamo predisposto uno specifico modello proprio per sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale. La scuola – conclude Pacifico – ha già dato, ora deve recuperare il terreno perso”.