Ha creato una vasta eco nei giorni scorsi il progetto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, di creare, all’interno di ogni istituto, percorsi formativi differenziati a seconda delle competenze linguistiche degli studenti di nazionalità straniera che intendono iscriversi nelle nostre scuole. A seguito di questa prima individuazione, gli alunni dovrebbero essere inseriti in tre tipologie di classe: classe ordinaria per competenze standard, lezioni extra di italiano o matematica in classi di accompagnamento durante l’orario di lezione giornaliero, oppure attività obbligatorie di potenziamento linguistico nel pomeriggio.
La proposta, sempre secondo quanto dichiarato dal Ministro agli organi di stampa, sarebbe finanziata attraverso uno stanziamento di 85 milioni di euro, e altri 70 arriverebbero dal Fondo di Asilo Immigrazione e Integrazione.
La formula arriverebbe da altri Paesi dell’Unione Europea, come ad esempio la Germania, dove, prima dell’iscrizione alla scuola elementare, i figli di immigrati devono sostenere un test di lingua tedesca, e coloro che non lo superano devono seguire un corso di tedesco prima di essere accolti nelle classi “normali”.
In Italia, dove da decenni si è adottato un sistema molto più inclusivo, la proposta ha creato molti malumori, tanto che lo stesso Valditara, proprio ieri ha sentito la necessità di tornare sulle sue dichiarazioni spiegando che la proposta è stata fraintesa e che non c’era alcun intento di stampo razzista.
Abbiamo chiesto all’ on. Irene Manzi, Responsabile Scuola del PD, cosa pensa di questa proposta.
“Il Ministro Valditara propone l’ennesima soluzione propagandistica (che strizza l’occhio all’elettorato di destra) ad un tema importante che è quello dell’integrazione degli studenti con background migratorio.
Da tempo in tutta Italia vengono adottate strategie e azioni di accompagnamento per gli studenti stranieri.
Questo governo, invece di dare ascolto, attenzione e valore alla scuola, ha solo tagliato fondi e cambiato nome al ministero.”
Il tema si intreccia con il dibattito sull’inclusione degli stranieri che da sempre anima i tavoli politica, fuori e dentro il Parlamento. Il nostro Paese, da sempre pronto ad accogliere e ad integrare chi lo sceglie, negli ultimi decenni si trova a far fronte a flussi migratori importanti che coinvolgono inevitabilmente anche il sistema-scuola, il quale diventa non solo il mezzo attraverso condividere i valori del nostro territorio, ma in alcuni casi diventa il primo baluardo di inclusione linguistica e culturale.