La qualità, nello studio, non è il tempo, non è il record

Forse per la prima volta qui, scrivo un post da studente universitario. Lo scrivo dopo aver letto della studentessa di Verona che si è laureata in medicina con mesi di anticipo e il massimo dei voti.L...

A cura di Redazione Redazione
04 novembre 2022 16:03
La qualità, nello studio, non è il tempo, non è il record -
Condividi

Forse per la prima volta qui, scrivo un post da studente universitario. Lo scrivo dopo aver letto della studentessa di Verona che si è laureata in medicina con mesi di anticipo e il massimo dei voti.

La narrazione dei giornali – i più importanti giornali d’Italia – confonde due cose molto diverse ma che, per un errore di fondo, sono quasi sinonimi: il successo e l’eccellenza. Il successo è, Treccani alla mano, ”un risultato favorevole, la buona riuscita di qualcosa”. L’eccellenza, invece, è “il più alto livello qualitativo raggiungibile”.

Abbiamo fatto un macello. Perché crediamo che il caso della dottoressa veronese sia un caso di eccellenza. E invece, secondo me, è solo un (dubbio) caso di successo.

La qualità, nello studio, non è il tempo, non è il record. E nemmeno i voti. Quelle sono quantità.

Per me, da studente, un caso di eccellenza è una persona che, nonostante mille difficoltà, riesce a chiudere un percorso. Un’eccellenza è uno studente che non si è mai arreso. Sta qui la qualità: lo studio non in quanto peso, dovere o sforzo, ma in quanto sfida, possibilità, esercizio per conoscere e comprendere il mondo.

L’università è un percorso molto impegnativo. Se la si affronta da non frequentante, come la affronto io, è un carnaio. Sopratutto se, come purtroppo accade, non frequentare vuol dire sobbarcarsi libri in più, quasi che non andare a lezione -nel mio caso, non poter andare-, sia una sorta di penalità, un limite deciso dalle “potenze dell’aria e dei sassi” (Cit.).

Studiare vuol dire darsi tempo – e non non averlo, come sostiene la ragazza -, cercare il modo per affrontare un problema, provare, magari sbagliare, ritentare, riuscire. Vuol dire gettare la spugna, prendersi una pausa, cambiare prospettiva, analizzare, definire. Rinunciare e riprendere.

Quindi, quando vedete storie di quantità, in qualsiasi campo, fermatevi. E chiedetevi quanta qualità (intesa come sopra) c’è dietro e dentro.

Uno studente.

Matteo Porru

Segui La Voce della Scuola