PARITA’ SCOLASTICA per le famiglie
In Italia il diritto all’educazione - istruzione – apprendimento è stata assicurato da sempre e gratuitamente solo nelle scuole statali, che sono finanziate in toto dallo Stato.


Nel dibattito scaturito dalle recenti promesse della Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Istruzione pochi hanno colto la novità politica e culturale che suggerisce di partire dal “diritto inviolabile delle famiglie, in primi delle famiglie con minori capacità economiche, perché il nostro Paese non continui a rimanere ultimo in Europa senza un’effettiva parità scolastica”.
Si tratta di una strategia diversa rispetto a quella seguita nei decenni passati: invece di perseguire la parità giuridica ed economica tra tutte le scuole statali e paritarie, si vuole cominciare a garantire, in primis alle famiglie più bisognose, la risorse economiche perché possano scegliere liberamente le scuole paritarie. Il “buono scuole nazionale, prioritariamente per le più bisognose”, indicato dal Ministro, sarebbe il primo passo da perfezionare negli anni successivi fino alla “parità scolastica per tutte le famiglie”.
Bisogna dire che la nuova strategia, indicata dai massimi esponenti del Governo, non è una novità in Europa dove la parità scolastica viene perseguita da tempo in due procedimenti diversi: vi sono Paesi che finanziano per intero o in parte le spese di gestione delle scuole paritarie, altri, invece erogano contributi direttamente alle famiglie in forma di “buono scuola o di voucher”.
In Italia il diritto all’educazione - istruzione – apprendimento è stata assicurato da sempre e gratuitamente solo nelle scuole statali, che sono finanziate in toto dallo Stato.
Probabilmente è stato questo modello statalista che ha indotto le scuole paritarie a richiedere, anche per loro, finanziamenti diretti, al fine di essere in grado di poter assicurare alle famiglie, anche alle meno abbienti, di potervi accedere liberamente.
Ma le loro insistenti richieste hanno trovato, fin dagli anni dell’Assemblea Costituente un’opposizione aspra e intransigente tra gran parte delle forze culturali e politiche, che hanno continuato a contestarne la legittimità, in nome di una interpretazione restrittiva del seguente comma costituzionale “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole, senza oneri dello Stato”, che, secondo loro, escluderebbe ogni finanziamento diretto alle scuole paritarie.
Al contrario le forze favorevoli alle richieste delle scuole hanno continuato a replicare che quel comma esclude l’obbligatorietà del finanziamento da parte dello Stato, non la sua discrezionalità sovrana di assegnare contributi, a garanzia della libertà di scegliere la scuola da parte delle famiglie, in quanto deputate ad “educare e istruire i figli”, (art. 30).
Fatto sta che dopo 80 anni di scontri e polemiche, mai sopite, oggi si è arrivati che le scuole paritarie ricevono contributi diretti per circa mille euro all’anno per ogni allievo frequentante , mentre i costi effetti sono di circa settemila euro, come certificato ogni anno dallo stesso Ministero. La differenza viene pagata dalle famiglie, a vantaggio e non in onere delle finanze dello Stato, per cui “più allievi frequentano le scuole paritarie e più lo Stato ha fondi a disposizione per le scuole statali”.
Ma l’evidenza matematica non ha scalfito lo slogan che continua a gridare allo scandalo: “ogni finanziamento alle scuole paritarie è una sottrazione di risorse alle scuole statale”.
In questa situazione paradossale, da più parti, soprattutto per iniziativa di alcune Regioni si è avviata la nuova strategia del “buono scuola regionale” da assegnare direttamente alle famiglie. Scelta, sostenuta da associazioni e confermata anche da diversi pronunciamenti giurisdizionali come quello del Consiglio di Stato (sentenza 5739 – 2019), che ha sentenziato: “La pluralità dell'offerta formativa è tale solo se i destinatari sono realmente posti in condizione di accedere ai percorsi scolastici offerti (anche) dalle scuole private, perché solo in tal modo si tutela la libertà di scelta e si assicura la pari opportunità di accesso ai percorsi offerti dalle scuole non statali” …la giurisprudenza amministrativa ha riconosciuto, tra l'altro, come la scelta di destinare il "buono scuola" soltanto a studenti di scuole statali o paritarie sottoposti al pagamento di una retta non è in contrasto con i principi costituzionali”.
Ora i recenti interventi di Giorgia Meloni e Giuseppe Valditara fanno sperare che , a partire dalla legge di bilancio 2026 , si arrivi a introdurre un “buono nazionale” che, aggiungendosi a quello regionale e a quello auspicabile dei Comuni, possa assicurare alle famiglie meno abbienti di accedere gratuitamente alle scuole paritarie.
Le prime famiglie che, in forza del diritto, frequenteranno gratuitamente le scuole paritarie, daranno riprova convincente ai genitori italiani che la “libertà educativa” non è un previlegio per pochi, ma un diritto umano – inviolabile per tutti.
La libertà di scelta delle famiglie sarà decisiva per rafforzare un’effettiva alleanza con le scuole e una convinta collaborazione che migliori i risultati formativi in tutte le scuole, statali e paritarie.
Giuseppe Richiedei