A 15 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo: la memoria che diventa lezione di legalità nelle nostre scuole
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, ucciso barbaramente il 5 settembre 2010 mentre rientrava a cas

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, ucciso barbaramente il 5 settembre 2010 mentre rientrava a casa. Quella notte, tra le colline e il mare del Cilento, non è stata strappata soltanto la vita di un uomo ma è stata colpita l’idea stessa di una politica come servizio, trasparente e radicata nella comunità. La recente svolta giudiziaria, che ha portato all’arresto di quattro persone dopo quattordici anni di depistaggi e silenzi, ci invita a riflettere sul peso dell’omertà e sul coraggio necessario per spezzarla.
Vassallo era un amministratore che aveva saputo unire concretezza e visione. Difendeva il mare e la sua gente, custodiva un territorio fragile, scommetteva sull’ambiente e sulla cultura come strumenti di riscatto. Con la sua determinazione ha sostenuto la candidatura della dieta mediterranea a Patrimonio UNESCO, dando voce a un’identità antica e universale. Il suo impegno non era isolato: era un messaggio rivolto soprattutto ai giovani, perché imparassero a riconoscere nella cura del proprio territorio e nel rispetto delle regole un orizzonte di dignità collettiva.
Ricordare Vassallo significa allora non soltanto onorare una memoria, ma assumere un compito. La scuola, luogo privilegiato di formazione e crescita, è chiamata a trasformare quella ferita in lezione civile. Ogni aula, ogni laboratorio, ogni discussione può diventare spazio in cui si impara che la legalità non è un concetto astratto, ma una pratica quotidiana che si costruisce con gesti concreti, con responsabilità condivise, con il rifiuto dell’indifferenza.
Parlare di Angelo Vassallo ai nostri studenti significa introdurli a una cittadinanza che non si limita ad osservare, ma che prende posizione; significa renderli consapevoli che la difesa dei beni comuni e dei diritti non appartiene soltanto alla politica, ma a ciascuno di noi. Il suo esempio ci invita a non abbassare lo sguardo, a non accettare la complicità tacita che lega interessi leciti e illeciti, a non credere che la violenza sia destino inevitabile dei territori.
Dopo quindicii anni, la sua voce continua a risuonare come monito e come promessa. A noi, docenti, spetta il compito di farla vivere nelle coscienze dei ragazzi e delle ragazze che ogni giorno incontriamo, perché crescano cittadini capaci di custodire la libertà e di pretendere giustizia. Solo così il sacrificio di Angelo Vassallo potrà trasformarsi in una forza generativa, capace di illuminare le strade future.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU