ANP Puglia. Bisogna cambiare il sistema di reclutamento dei Dirigenti Scolastici

COMUNICATO ANP PUGLIAConcorsi a dirigente scolastico: parte dalla Puglia lo tsunami che rischia di travolgere le scuole italiane con una selva di reggenze dirigenzialiE’ di un gruppo di 17 docenti pug...

A cura di Redazione
18 agosto 2024 16:49
ANP Puglia. Bisogna cambiare il sistema di reclutamento dei Dirigenti Scolastici -
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COMUNICATO ANP PUGLIA

Concorsi a dirigente scolastico: parte dalla Puglia lo tsunami che rischia di travolgere le scuole italiane con una selva di reggenze dirigenziali

E’ di un gruppo di 17 docenti pugliesi, che sono stati imitati da altri in altre regioni, l’iniziativa del ricorso che qualche ora prima di Ferragosto ha indotto il Presidente del TAR Lazio a sospendere l’immissione in ruolo – già in corso da parte del Ministero – di ben 519 dirigenti scolastici (nel seguito indicati solo come DS) da assumere prelevandoli dall’unica graduatoria concorsuale esistente, ossia quella della procedura riservata conclusasi poche settimane fa. Tale procedura fu indetta nel 2023 a seguito delle note vicende contenziose, durate anni e non ancora concluse sul piano giudiziario per la stragrande maggioranza degli interessati, riguardanti l’ultimo concorso svoltosi, ossia quello nazionale bandito nel lontano 2017.

Non rifaremo certamente qui la storia delle complesse e contorte vicende che hanno caratterizzato i concorsi a DS degli ultimi due decenni. Della recentissima sospensione ne stanno parlando diffusamente la stampa nazionale e i vari gruppi di interesse, con comunicati e valutazioni ad ampio spettro. I social e le chat dei DS e degli aspiranti tali, sono letteralmente impazzite da un paio di giorni, con un florilegio di commenti (e anche vituperi) di tutti i tipi.

Presumiamo quindi che i termini generali della questione siano noti, e non ci torniamo sopra.

Né tantomeno ci arroghiamo il diritto di distribuire ragioni e torti, veri o presunti che siano, in merito al contenzioso in atto. Peraltro, la Puglia e i pugliesi c’entrano solo incidentalmente, in quanto la nostra regione, per motivi che sarebbe troppo lungo esporre qui ma che sono noti a chi segue le cose della scuola, non è destinataria di neanche una delle 519 assunzioni previste a livello nazionale.

Aumento delle reggenze

Ci limitiamo ad osservare, in primo luogo, che qualora la sospensione della procedura assunzionale in atto fosse confermata, alle reggenze dirigenziali “fisiologiche” che si possono stimare in circa 300 (dovute a malattia o altre cause, a distacchi sindacali di DS oppure a comandi presso Università o enti di formazione, oppure ancora a DS impiegati in altre funzioni presso l’amministrazione centrale e/o periferica del Ministero, etc.) se ne aggiungerebbero altre 519, portando così all’11% la percentuale nazionale di scuole in reggenza nel prossimo anno scolastico. Quindi ben il 22 % delle scuole italiane avrebbe un dirigente a mezzo servizio: una situazione decisamente intollerabile.

Nel ricordare che la riduzione delle reggenze è uno degli obiettivi fissati per la scuola dal PNRR, si capisce quanto la sospensione giudiziale operata dal TAR ne allontani il conseguimento. Ma non è solo questo che importa: chi conosce la scuola sa quali danni comporti la reggenza, spesso prolungata per anni, generalmente nelle sedi di ubicazione più “scomoda” e in quelle meno “prestigiose”: alunni e famiglie fanno i conti con le diverse dirigenze che si susseguono anno per anno mutevolmente, ognuna con la sua visione della scuola, alla faccia di un piano dell’offerta formativa che vorrebbe, invece, almeno un triennio di guida costante e di “gestione unitaria” dirigenziale per la sua implementazione. Un danno per le scuole coinvolte, quindi, la cui vita istituzionale soffre sicuramente il fatto che il dirigente reggente, titolare in un’altra istituzione scolastica, deve occuparsi allo stesso tempo di “due di tutto”: due consigli di istituto, due collegi dei docenti, due diversi bilanci da gestire con due diversi insiemi di finanziamenti e progetti, due diversi piani dell’offerta formativa, due contrattazioni integrative da fare con due diverse compagini sindacali con cui trattare, due piani di attività del personale, due diverse attitudini e capacità professionali del suo principale collaboratore amministrativo (il DSGA, diverso nelle due sedi), due diversi staff di collaboratori: e chi più ne ha più ne metta. Finisce, in molti casi, che il dirigente riesce a dedicare alla scuola in reggenza solo una frazione del proprio tempo complessivo di lavoro, con il rischio che essa diventi la Cenerentola fra le due che sono interessate.

L’ interesse pubblico primario

In secondo luogo, osserviamo che in generale c’è un primario e inequivocabile interesse pubblico a che le 519 assunzioni previste per il prossimo anno scolastico vadano in porto, diversamente da quanto auspicato dai ricorsisti, pugliesi o di altrove che siano. Ciò per il rispetto del più generale principio di “buon andamento” che la Costituzione impone alle pubbliche amministrazioni.

Questa, peraltro, è stata una delle motivazioni che hanno indotto il Governo ed il Parlamento a varare nel febbraio 2023 la legge che istituiva il concorso riservato da cui scaturiscono le 519 assunzioni oggi contestate. Si può essere d’accordo o meno sulle leggi che il Parlamento approva, anche su impulso governativo, e d’accordo o meno con i governi che si susseguono alla guida del Paese. Ma questa è materia di valutazione che può contare solo per i singoli individui, da tirar fuori magari nel seggio elettorale al momento del voto: non può certamente condizionare l’operato della pubblica amministrazione, che è al servizio della nazione ed è tenuta ad applicare le leggi democraticamente approvate ed in vigore nella repubblica italiana.

“My country, right or wrong”, verrebbe da dire, con un atteggiamento pragmatico derivato dal mondo anglosassone.

D’altro canto, le pretese dei ricorsisti saranno esaudite non appena si concluderà (verosimilmente intorno a luglio del 2025) il concorso ordinario in cui oggi sono impegnati; e ciò per effetto delle stesse leggi che ora contestano, le quali prevedono espressamente che un numero di posti pari a quello assegnato oggi ai “riservisti” sia destinato agli “ordinaristi” al momento della loro assunzione il prossimo anno. E i posti ci saranno, perché è alto il numero dei DS che vanno in pensione ogni anno.

Con un po’ di buon senso (e molto senso dello Stato) auspichiamo quindi una rapida e positiva conclusione della vicenda che assicuri primariamente l’interesse delle famiglie e degli studenti a vedersi consegnata – in ogni territorio della repubblica – una scuola completa di tutte le sue funzioni, in particolare di quella strategica della dirigenza.

Ma allo stesso tempo non possiamo esimerci da una riflessione sul punto di non ritorno che il reclutamento dei DS ha da tempo varcato.

I concorsi da almeno 20 anni non funzionano più

Sono indetti a intervalli troppo lunghi (6 o 7 anni tra l’uno ed il successivo), generando così aspettative abnormi che attirano decine di migliaia di candidati, inesorabilmente eliminati in percentuale di circa il 90%. Sono stati alternativamente regionali e poi nazionali, ed ora ancora di nuovo regionali. Il Ministero e la politica non sono riusciti a trovare una formula che li metta al riparo dall’essere bersagliati da ricorsi di tutti i tipi, con i blocchi che ne derivano (come quello odierno) che poi fanno sorgere questioni che devono essere risolte in sede legislativa con provvedimenti che prevedano percorsi semplificati, riservati, la sanatoria di posizioni giudizialmente tutelabili ma insoddisfatte, etc. Abbiamo assistito nel corso degli anni a numerosi annullamenti di concorsi (in Sicilia, in Toscana, in Lombardia e altrove …) con la conseguente necessità di licenziare i DS già assunti e saldamente in servizio o quantomeno di “congelarli” in attesa di un rimedio legislativo, che prima o poi è intervenuto a sanare le varie posizioni.

Ma soprattutto i concorsi a DS non sono in grado di assicurare quello che alla scuola servirebbe, ossia la selezione di una classe dirigenziale professionale, dotata di “visione”, capace di assumere un ruolo di effettiva leadership scolastica perché in possesso di quelle competenze trasversali e relazionali (le famose soft skill) che nessun concorso riesce oggi a vagliare.

Crediamo che sia ora di cambiare strada: una delle possibili potrebbe essere quella di creare e riconoscere all’interno delle nostre scuole lo stato giuridico di figure intermedie (il middle management) costituite da docenti che contribuiscono in maniera riconoscibile e oggettivamente valutabile, insieme al dirigente, all’organizzazione ed alla gestione delle attività scolastiche. Successivamente, selezionare fra di loro, attraverso percorsi di tirocinio guidato e valutato, da farsi in scuole diverse da quella di servizio, i candidati a ricoprire i futuri ruoli dirigenziali. Ma, soprattutto, coronando tale processo con una valutazione finale di tipo psico-attitudinale e motivazionale, simile a quella che fanno le grandi aziende (la scuola è la più grande azienda italiana) per assumere i loro manager.

Ci vuole un albo professionale

E infine creare un albo professionale da cui attingere per chiamata diretta, con un processo continuo, senza attese messianiche di anni come oggi avviene fra un concorso ed il successivo, man mano che si rendono disponibili i posti di DS per il pensionamento di coloro che sono in servizio.

Detto questo, ci salteranno addosso i talebani gelosi custodi della “costituzione più bella del mondo” a ricordarci pedantemente (lo fanno più volte anche i ricorsisti nella memoria depositata dai loro avvocati presso il TAR che ha disposto la sospensione) che l’articolo 97 della nostra Costituzione impone che “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso,”.

Costoro, però, dimenticano sistematicamente che dopo la virgola i padri costituenti, nella loro infinita saggezza, aggiunsero: “salvo i casi stabiliti dalla legge”.

E allora, questo è uno di quei casi; e facciamola, questa legge.

Roberto Romito, Presidente regionale ANP Puglia

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