La rotazione dei DS o l'abolizione dell'autonomia scolastica?

Tra gli argomenti più dibattuti in questo ultimo scorcio di fine anno scolastico due in particolare hanno attirato la mia attenzione. Il primo riguarda un’aggressione pesante subita da una collega di...

A cura di Redazione Redazione
05 giugno 2023 07:21
La rotazione dei DS o l'abolizione dell'autonomia scolastica? -
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Tra gli argomenti più dibattuti in questo ultimo scorcio di fine anno scolastico due in particolare hanno attirato la mia attenzione. Il primo riguarda un’aggressione pesante subita da una collega di un istituto del milanese, accoltellata da uno studente in classe, mentre faceva lezione; il secondo invece attiene alla rotazione prevista per i DS venuta alla ribalta delle cronache immediatamente dopo lo scandalo che ha visto coinvolta la Ds di un istituto dello Zen di Palermo finita agli arresti domiciliari per peculato e corruzione. Accuse gravissime che, infatti, hanno spinto prima l’ANAC e, successivamente, la Corte dei Conti a chiedere agli organi preposti che venisse applicata la legge.

In entrambi i casi, a mio parere, si può individuare un filo rosso che li lega; ovvero sono dirette conseguenze dell’autonomia scolastica. Paradossalmente, se la L. 59/1997 che la introduce assegna, con il successivo Dlg. 59/1998, funzioni dirigenziali ai precedenti presidi e direttori didattici, quindi maggiore potere nella gestione degli istituti scolastici; per contro, essa rappresenta anche il primo tassello che conduce verso lo svilimento e il depauperamento del ruolo professionale e sociale dei docenti, ridotto oggi ad essere ombra di ciò che era stato fino agli inizi dell’ultimo decennio del secolo scorso.

Da una parte, quindi, i professori lasciati in balia degli eventi per andare sempre più incontro ad un mercato dell’istruzione rampante e competitivo che ha trasformato la scuola, a tutti gli effetti, in azienda che per poter sopravvivere deve essere competitiva e sbaragliare in ogni modo la concorrenza; pertanto, accaparrarsi quanti più iscritti è possibile trattando gli studenti e le loro famiglie come clienti che devono essere soddisfatti in ogni modo. Dall’altro i dirigenti che pur di ottenere questi risultati non si fermano davanti a niente, tanto più che vengono incoraggiati dai loro stessi capi ad usare ogni mezzo per ottenere dai docenti, in servizio negli istituti che dirigono, se non proprio obbedienza, quanto meno una sorta di patto di non belligeranza.

D’altronde non è affatto un’impresa impossibile. È sufficiente, infatti, obbligare i docenti cosiddetti “contrastivi” (termine, ormai, un po’ desueto, forse perché sono sempre più minoranza) a rispettare orari di servizio punitivi; screditarli e isolarli, come si legge sempre più spesso da vari interventi e commenti che circolano sui social, per ottenere lo scopo. Mettere a tacere ogni tipo di dissenso e piegare anche i più ostinati ad adeguarsi a quelle che sono le regole del gioco se si vuole evitare di finire alla neuro.

Non è un caso, dunque, se i Collegi dei Docenti – salvo rarissimi casi che, proprio per la loro isolata presa di posizione fanno clamore e finiscono sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, penso alle sparute mozioni contro i docenti tutor di qualche liceo di Padova e provincia, come il “Curiel”, oppure quello del Consiglio di istituto del liceo romano, “Albertelli” contro i progetti del dirigente per ottenere i fondi del PNRR – si limitano ormai da tempo a ratificare semplicemente qualsiasi mozione, proposta, scelta avanzata dalla dirigenza. Esautorati di ogni prerogativa che la legge assegna loro i dibattiti sono del tutto spariti e le assemblee si concludono prima ancora del tempo stabilito. Da ciò si può dedurre che ben più efficace della legge è molto spesso la prassi, difatti basta quel tanto per far prevalere la forza sul diritto.

Prassi, per altro, adottata anche nei confronti di quegli studenti che vorrebbero sottrarsi a soprusi esercitati anche nei loro confronti – per intenderci quei clienti fatti passare per morosi – ai quali si fanno pervenire convocazioni in classe da parte delle segreterie che tanto garbatamente ricordano loro di pagare i contributi “volontari”. Nessuna legge li prevede, anzi la legge dice esattamente il contrario e a parole anche i ministri si sono espressi più volte contro questa pratica aberrante; eppure i denari servono per vari motivi imprescindibili e i ragazzi vengono fatti sentire dei pezzenti se non versano i contributi “volontari”, anche minacciando di essere esclusi da attività come il viaggio di istruzione. Innanzitutto, li si addita come “clienti morosi”, appunto, e poi li si spaventa con menzogne senza ritegno. Ma lo studente è al centro di ogni istituto scolastico, specie nella propaganda profusa a piene mani dai Ds.

In questo quadro complessivo di illeciti, irregolarità, azioni deontologicamente riprovevoli a danno, in particolare modo, dei docenti, è proprio il ruolo specifico che lo costringe ormai quotidianamente in trincea, l’episodio gravissimo della collega accoltellata è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie. Pochi mesi fa ci fu quello di un’altra collega presa di mira con una pistola ad aria compressa, non proprio un’arma innocua. Negli anni passati di docenti messi alla berlina con diffusione in Internet di video ce ne sono stati a iosa; oppure di genitori e famigliari vari che passano alle mani quando la violenza verbale non li gratifica più.

Ma tutto ciò forse sarebbe meno diffuso di come è diventato se i media non avessero contribuito a delegittimare pesantemente una professione che, una volta ritenuta nobile ed essenziale per la società, sebbene mai ben retribuita, oggi è divenuta poco appetibile economicamente a fronte del tempo e delle energie che assorbe, ma persino insostenibile e, soprattutto, a fronte del tempo e delle energie investite nello studio e nella gavetta interminabile per ottenere l’assunzione a tempo indeterminato.

E per cosa? Per essere tra i professionisti più preparati e più vilipesi del globo terracqueo?

La legge dovrebbe garantire che vengano rispettati uguali diritti e doveri, la legge dovrebbe garantire i più deboli dalle insidie dei più forti. Poi c’è la legge che viene interpretata sulla base della convenienza di gruppi di potere e questo è privilegio e non certo rispetto del diritto e dei diritti.

Perciò, seppure la legge preveda che i dirigenti scolastici – in quanto dirigenti della pubblica amministrazione – siano soggetti a rotazione periodica è stato necessario, appunto, il recente intervento dell’ANAC, confermato dalla Corte dei Conti, per ribadire la necessità di applicare una norma che già esiste ma che tuttavia, rimane nel cassetto a causa di ciò che si potrebbe definire inerzia da parte dei vertici ministeriali, quindi inerzia politica.

Le leggi che disciplinano la materia, nel caso specifico, sono più di una. Innanzitutto, bisogna fare riferimento alla Legge Severino contro la corruzione nella pubblica amministrazione e poi la già citata L. n. 59/97 che introduce l’autonomia scolastica che con il Dlgs. n. 59/98, a sua volta, attribuisce funzioni dirigenziali ai capi d’istituto, come si diceva sopra. Quindi, sebbene vi siano gli estremi la legge rimane lettera morta perché i vari ministri che si sono avvicendati a V.le Trastevere non si sono mai preoccupati di definire i criteri secondo cui i DS debbano essere valutati rispetto al loro operato, elemento necessario per attuare appunto la norma relativa alla loro rotazione. E tutto questo mentre un giorno sì e l’altro pure la pubblicistica di regime si affanna ad invocare la valutazione dei docenti.

Stando, inoltre alle cronache, nemmeno l’attuale inquilino di V.le Trastevere sembra intenzionato a stabilire tali criteri, limitandosi solo a dar seguito alla rotazione senza però che questa abbia valore retroattivo e pertanto l’attuale incarico ricoperto da ogni DS verrà considerato come il primo da cui partire per il conteggio di un massimo di tre incarichi continuativi, ovvero nove anni complessivi. La ragione addotta dal ministro Valditara è quella che viene ripescata tutte le volte che serve, ossia non pregiudicare la continuità, tanto preziosa in ambito scolastico. Ne consegue che la valutazione dei DS viene archiviata ancora una volta e nonostante una delle voci del loro compenso lo preveda espressamente.

Oltre alla prevenzione contro la corruzione, la rotazione periodica dei DS avrebbe anche un’altra ricaduta positiva perché eviterebbe o, comunque, potrebbe ridurre significativamente i casi di abusi di potere che spesso vengono denunciati dai docenti in forma esplicita o con richieste di trasferimenti che molte volte rasentano esodi da parte di docenti che preferiscono cambiare istituto per non subire inermi varie forme di intimidazione o, come si dice anche school bossing  da parte dei DS e loro collaboratori che peraltro determinano grossi rischi di burn out come tra l’altro evidenziava già nel 2015 l’INAIL che, sul suo portale istituzionale, pubblicava la scheda informativa curata dal dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), secondo cui:

 

Dunque, la politica, ancora una volta, favorisce le figure apicali di un contesto complesso come si configura quello scolastico evidenziando sempre più una gerarchizzazione dei ruoli che determina in moltissimi casi un conflitto costante data la natura diversa degli obiettivi che Ds e docenti sono tenuti a perseguire. Da una parte la gestione aziendale della scuola, che azienda non è, da parte dei dirigenti; dall’altra, garantire agli studenti gli apprendimenti degni di una scuola da parte dei docenti che per ovvie ragioni non possono essere assimilabili a produttività e efficienza nonché efficacia.

Tuttavia, non sarà certo la rotazione dei Ds ad impedire l’abuso di potere perché esso è insito nell’autonomia scolastica che in ogni suo aspetto reitera un eccesso di potere concentrato in un’unica figura, quello del dirigente. La vasta legislazione varata dai ministri Moratti, Gelmini nonché – forse la peggiore, sicuramente di peggiore impatto – quella del 2015 fortemente voluta dall’allora presidente del consiglio ha rafforzato ancora di più questa concentrazione di potere checché se ne dica.

Se non si prende atto che la madre di tutte le battaglie è l’abolizione dell’autonomia scolastica, peraltro, apripista dell’autonomia differenziata che, l’attuale governo si appresta a varare, non ci sarà mai un futuro per la scuola della Costituzione.

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