C’era una volta l’alberghiero... tratto dal libro di Luigi Manzo: "Questa scuola non è un HOTEL"
C’era una volta l’alberghiero... tratto dal libro di Luigi Manzo: "Questa scuola non è un HOTEL

Tratto dalla prefazione di Diego Palma
C’era una volta l’alberghiero. Verrebbe da dire che esordire con un “C’era una volta…” sia un modo fiabesco di iniziare un racconto, ma qui non troverete principesse in attesa di essere salvate né cavalieri impavidi. Troverete invece studenti, professori e intere generazioni che, fra vassoi, pentole e lavagne, hanno plasmato un’idea di scuola e di mestiere dove passione e pratica si fondono in modo irripetibile.
Questo libro di Luigi Manzo, edito da La Voce della Scuola, è un viaggio – talvolta scanzonato, talvolta nostalgico – attraverso l’evoluzione degli Istituti Alberghieri, con particolare attenzione al “De Medici” di Ottaviano (NA), caso emblematico del boom vissuto negli anni Settanta e Ottanta. Tanti di noi ricordano, come fosse ieri, la frenesia delle iscrizioni, il proliferare di succursali, gli studenti che si davano il cambio nel trasportare i mattoni per ultimare il nuovo edificio scolastico. Oggi, a distanza di anni, quella passione di fare “squadra” e di costruire (talvolta letteralmente) gli spazi di apprendimento sopravvive in mille aneddoti, pronti a rivelarci il dietro le quinte di una scuola che formava, e forma ancora, professionisti capaci di destreggiarsi tra fornelli, sale ristorante e banchi bar.
Ma l’alberghiero non è solo storia di cucine e suite simulate. È un microcosmo dove si incontrano idee, mentalità, sogni e disillusioni. Con la riforma Gelmini del 2010, infatti, i vecchi “Ipas” hanno cambiato volto e nome, diventando Ipsseoa, “Istituti per i servizi di enogastronomia e ospitalità alberghiera”. Dalle 18 ore di pratica settimanali degli anni Ottanta siamo passati a un monte ore ridotto, per integrare nel piano di studi chimica, fisica, matematica e biologia. Una scelta da alcuni approvata, da altri contestata, segno di come la scuola sia sempre un terreno di dibattito e trasformazione.
All’interno di queste pagine, troverete aneddoti sui bar didattici e sulle leggende che ruotano attorno ai cocktail IBA; incontrerete barman leggendari dei grandi alberghi e scorgerete la parabola dei locali che hanno fatto tendenza, da Milano Marittima a fiabe moderne che profumano di riscatto sociale. Scoprirete come un istituto “povero” possa trasformarsi in una scuola “ricca” di idee e iniziative, fra cene di autofinanziamento e laboratori in grado di auto-sostenersi economicamente.
Infine, ci sono i racconti di chi ha partecipato a concorsi, sfidando sé stesso e i luoghi comuni, e le riflessioni su come la ristorazione sia cambiata dopo l’avvento di Masterchef, dei social network e di un mercato del lavoro più fluido, meno garantito. Tutto ciò, senza mai dimenticare che la vera forza dell’alberghiero è nel suo intreccio di storia, manualità e visione: una realtà viva, popolata da studenti con i loro sogni, docenti (e bidelli) con la loro dedizione, e professionalità che, da dietro il bancone o sui banchi di scuola, affrontano quotidianamente l’arte dell’ospitalità.
Se in queste pagine troverete immagini di gioventù che corre su scale ancora in costruzione, barman che imparano i cocktail dal “vecchio saggio” in sala, dirigenti e docenti che improvvisano per sopperire alle mancanze, ecco, sappiate che è proprio il senso di adattamento – il colpo di genio all’ultimo minuto – a rendere unica la storia degli istituti alberghieri. Buona lettura e… benvenuti in questo viaggio di aneddoti, passione e cambiamento.
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