Compiti e verifiche, il ministero entra in cattedra. La circolare Valditara e la libertà d’insegnamento

La circolare ministeriale del 28 aprile 2025 – cinque pagine, protocollo 1289 – non è la solita raccomandazione. Non si limita a invitare i docenti a “tenere conto del benessere degli alunni”. Stabili...

A cura di Redazione
29 aprile 2025 08:32
Compiti e verifiche, il ministero entra in cattedra. La circolare Valditara e la libertà d’insegnamento -
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La circolare ministeriale del 28 aprile 2025 – cinque pagine, protocollo 1289 – non è la solita raccomandazione. Non si limita a invitare i docenti a “tenere conto del benessere degli alunni”. Stabilisce tempi, modi e perfino il supporto cartaceo (il diario) con cui annotare i compiti. Nel farlo attraversa una linea sottile: da consiglio pedagogico diventa prescrizione operativa, incidendo su scelte che l’ordinamento assegna alla libertà professionale dei docenti.

Programmazione obbligata

Al centro del documento c’è il divieto di concentrare più verifiche nello stesso giorno e l’obbligo di caricarle sul registro elettronico con congruo anticipo. In astratto la proposta appare ragionevole. In concreto, però, trasforma il calendario delle prove – finora frutto di intesa informale fra colleghi – in un atto soggetto a vigilanza dirigenziale e, di riflesso, ministeriale. Il rischio è che il docente perda la flessibilità necessaria per adeguare la valutazione al ritmo del gruppo classe: posticipare un test per approfondire un argomento o anticiparlo per agganciare un tema d’attualità diventa molto più complicato.

La questione costituzionale

L’articolo 33 della Costituzione riconosce la libertà d’insegnamento, cioè la facoltà di scegliere contenuti, metodi e tempi della didattica. Da decenni i giuristi discutono fin dove possa spingersi l’amministrazione nel regolamentare quel lavoro. Con questa circolare il MIM interviene fin nei dettagli dell’agenda quotidiana – dalla dettatura del compito al limite orario per inserirlo online – trasformando orientamenti deontologici in regole cogenti. È un precedente non irrilevante: se oggi il ministero disciplina i tempi, domani potrebbe disciplinare le modalità di verifica o le forme di lezione.

Le reazioni dei docenti

Non stupisce che la Flc-Cgil parli apertamente di «invasione di campo». Per il sindacato la circolare «supera la soglia della raccomandazione» e rischia di comprimere l’autonomia della valutazione, parte integrante della libertà d’insegnamento. Più sfumata la posizione di Anief, che pure avverte: «Il pericolo è trasformare gli insegnanti in esecutori di una checklist ministeriale». Nelle chat di cattedra il malumore è palpabile: molti docenti temono che, di fronte a un reclamo, la dirigenza impugni la circolare come strumento di pressione disciplinare.

Una libertà già sotto stress

Negli ultimi anni la libertà d’insegnamento è stata erosa da una crescente mole di adempimenti: protocolli di valutazione esterna, progetti PNRR, prove Invalsi collegate a premi di merito. La circolare sui compiti si inserisce in questa tendenza regolatoria. Il paradosso è evidente: si chiede alla scuola di rispettare l’individualità degli studenti mentre si riduce l’individualità professionale di chi insegna.

Il diario come simbolo di controllo

Il ritorno all’agenda cartacea, indicato come strumento di autonomia per gli alunni, è anche un gesto carico di significato politico: ridurre la dipendenza dal registro elettronico, denunciato dalle famiglie come fonte di ansia. Ma la scelta di imporre un mezzo specifico – il diario annotato in classe – introduce un controllo ulteriore su una prassi didattica che, per alcuni insegnanti, viene già svolta attraverso piattaforme interattive o portfolio digitali.

Possibili scenari

Nei prossimi mesi i collegi docenti dovranno recepire il documento. Se lo faranno in modo pedissequo, il calendario delle prove potrebbe diventare un atto rigido, difficile da modificare. Se invece opporranno resistenza, saranno i dirigenti – chiamati a garantire l’applicazione – a trovarsi in trincea tra ministero e collegi. Giuristi come Roberto Zaccaria ipotizzano che, in caso di contenzioso, un giudice potrebbe riconoscere alla circolare “valore meramente interno”, lasciando prevalere la libertà d’insegnamento. Ma fino a una pronuncia chiara, il confine resterà opaco.

Fra benessere degli studenti e autonomia professionale

La circolare nasce da un problema reale: il sovraccarico di studio, denunciato da famiglie e psicologi. Tuttavia la soluzione scelta – un atto unitario calato dall’alto – sacrifica la libertà didattica sull’altare della tutela. Il dibattito riapre la questione di fondo: si può promuovere il benessere senza comprimere l’autonomia dei docenti? La risposta non passa solo per le norme, ma per la fiducia reciproca. Una scuola che impone agende dall’alto rischia di perdere la sua anima laboratoriale; una scuola che ignora il peso emotivo degli studenti rischia di diventare un’istituzione sorda.

Il punto di equilibrio


Serve, forse, un patto di corresponsabilità che metta sullo stesso piano benessere degli alunni e libertà d’insegnamento. Significherebbe concordare criteri di distribuzione delle prove a livello di istituto, ma lasciare al singolo docente la flessibilità necessaria a rimodularli. Significherebbe fissare orari consigliati per il registro elettronico, senza trasformarli in potenziali sanzioni disciplinari. In assenza di quel patto, la circolare rischia di essere l’ennesima dimostrazione che, in Italia, si risolve un problema concreto con una norma astratta, senza interrogarsi davvero sul modo in cui la norma inciderà sul quotidiano di chi la scuola la vive – e la insegna – ogni giorno.

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