Diritti degli insegnanti TFA in pericolo: “Non equiparate i corsi Indire!”
Migliaia di docenti di sostegno specializzati con TFA evidenziano ingiustizie e sacrifici ignorati
Articolo della Prof.ssa Imma Canditone
Migliaia di docenti di sostegno specializzati con TFA evidenziano ingiustizie e sacrifici ignorati: percorsi online più semplici rischiano di annullare anni di formazione, tirocinio reale e impegno concreto. L’Ente morale Unione Nazionale Profughi e Mutilati Civili chiede giustizia e i docenti si domandano: dove sono i sindacati a supportarci?
Un allarme nazionale scuote il mondo della scuola italiana: migliaia di docenti specializzati tramite TFA evidenziano il rischio che i loro diritti e sacrifici vengano ignorati.
Il TFA , o Tirocinio Formativo Attivo, è un percorso universitario annuale che abilita all’insegnamento di sostegno agli alunni con disabilità. Richiede prove selettive, lezioni e laboratori in presenza, tirocini nelle scuole e esame finale orale in presenza, nulla online, con impegno tutti i sabati e le domeniche, spesso lontani dai propri cari, e con costi elevati. Molti docenti affrontano questo percorso con sacrificio e dedizione, sentendosi quasi “immolati” per la propria formazione. A guidare la mobilitazione è il prof. Giorgio Mellucci, referente di una rete di insegnanti in tutta Italia, sostenuto da enti e associazioni, tra cui l’Ente morale Unione Nazionale Profughi e Mutilati Civili, che chiede giustizia e pieno riconoscimento per i sacrifici dei docenti, il dott. Andrea Leanza, presidente della ONLUS Civiltà Sociale, e la specializzanda TFA Valentina Vicale. Il nodo della protesta riguarda il modus operandi del Governo nella gestione del reclutamento e della stabilizzazione. I corsi Indire, pur essendo anch’essi percorsi per la specializzazione sul sostegno, sono prevalentemente online, più semplici, con durata minima di quattro mesi e costi nettamente inferiori. Equiparare punteggi o riconoscimenti tra TFA e Indire significherebbe svalutare anni di studio, tirocinio reale e sacrifici concreti. Va sottolineato che per ottenere un contratto a tempo indeterminato tutti i docenti, indipendentemente dal percorso seguito, devono comunque superare concorsi e anni di prova, ma i docenti TFA sostengono che i loro sacrifici meritino adeguato riconoscimento e rispetto. Nonostante l’impegno, tutti i docenti italiani, compresi quelli specializzati TFA, restano sottopagati, senza buoni pasto e spesso costretti a trasferte di migliaia di chilometri.
“Siamo un popolo di super specializzati, eppure trattati come lavoratori di serie B”, afferma Mellucci. “Che grande differenza tra il nostro lavoro, alla pari con altri settori pubblici con stipendi più alti, e il nostro, pur essendo noi quelli che formiamo i giovani dall’infanzia alle superiori. Dove sono i sindacati a supportarci?”
Le associazioni a sostegno dei docenti ribadiscono: “Gli studenti con bisogni educativi speciali hanno diritto a insegnanti preparati e motivati. Non si può ignorare anni di formazione e sacrificio”.
Voci dei protagonisti
Valentina Vicale, specializzanda TFA, afferma:
“Sto seguendo il TFA e vivo quotidianamente sacrifici economici, mentali e personali. Dedico tempo e energie a lezioni, laboratori e tirocini in presenza, spesso lontana dai miei cari. Equiparare i corsi Indire online al TFA non solo è ingiusto, ma svaluta l’impegno concreto di migliaia di docenti.”
Dott. Andrea Leanza, presidente ONLUS Civiltà Sociale, aggiunge:
“La professionalità e il sacrificio dei docenti TFA devono essere riconosciuti. È fondamentale che il Governo garantisca percorsi equi e trasparenti, valorizzando chi quotidianamente si dedica all’inclusione scolastica con competenza e passione.”
Team di insegnanti di sostegno TFA:
“Siamo docenti preparati e motivati, con anni di formazione sul campo. Chiediamo solo che il nostro lavoro e il nostro impegno vengano rispettati e valorizzati, senza scorciatoie che annullano i nostri sacrifici.”
Team di insegnanti italiani in generale:
“Tutti noi, indipendentemente dal percorso seguito, affrontiamo carichi di lavoro gravosi e stipendi spesso insufficienti. È ora di riconoscere il valore dei docenti e garantire condizioni di lavoro dignitose e meritocratiche.”