DIRITTO della libertà educativa

Le Dichiarazioni di Giorgia Meloni e del Ministro Giuseppe Valditara al Meeting di Rimini, in merito alla parità scolastica, ha scatenato dibattiti accesi e infinite contrapposizioni culturali e politiche sui media nazionali

A cura di Redazione
06 settembre 2025 13:41
DIRITTO della libertà educativa - la voce della scuola
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Le Dichiarazioni di Giorgia Meloni e del Ministro Giuseppe Valditara al Meeting di Rimini, in merito alla parità scolastica, ha scatenato dibattiti accesi e infinite contrapposizioni culturali e politiche sui media nazionali. La gran parte delle reazioni pubbliche, sia favorevoli che contrarie, hanno riguardato ancora una volta solamente le scuole, trascurando il fatto nuovo e significativo che i relatori si sono riferiti alle famiglie, “in primis alle famiglie con minori capacità economiche “.

Si è rinfocolata la contrapposizione, che dura da decenni, tra difensori delle scuole statali e quelli delle scuole paritarie nel ribadire principi valoriali, articoli della Costituzione, convinzioni giuridiche, politiche ed economiche a sostegno delle une e delle altre, senza possibilità né capacità di mediazione tra le parti opposte. Il risultato storico di questa lotta continua è stato che le scuole paritarie hanno continuato a chiudere e le scuole statali a diventare sempre più un monopolio esclusivo, fino a costringere la Presidente del Consiglio a riconoscere che “L’Italia rimane l’ultima Nazione in Europa senza un’effettiva parità scolastica”.

Per rimediare a questa incresciosa situazione, i più autorevoli responsabili della politica nazionale ne individuano la chiave di soluzione nella libertà educativa - di insegnamento – di apprendimento, purché sia riconosciuta come un diritto, da garantire a livello giuridico ed economico.

Affermando questo, in verità, non hanno detto cose nuove, visto che la nostra Costituzione da ottant’anni riconosce e garantisce il diritto della libertà di insegnamento alle persone e alle famiglie (art. 30 ; 34).

E’ la pratica, come accade spesso, che fa difetto nel nostro Paese, per cui anche questo diritto inviolabile viene garantito solo a quanti riescono a pagarselo e non a tutti, ricchi e poveri che siano, come invece dovrebbe essere in quanto diritto umano (art. 26 della Dichiarazione Universale). Si tratta di una gravissima anomalia giuridica e valoriale a cui occorre urgentemente porre rimedio per riuscire a perseguire l’effettivo rinnovamento di tutte le scuole e la formazione appropriata delle future generazioni.

Si tratta indubbiamente di un obiettivo esigente, ma basterebbe mettere in pratica quanto già la Costituzione e la legislazione vigente suggeriscono.

Il primo impegno è già delineato nel secondo articolo per cui “la Repubblica è impegnata a “riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Ne consegue che la libertà educativa delle famiglie (ricche e povere) va garantito in tutte le scuole, statali e paritarie e la Repubblica non può sottrarsi a questo obbligo se allievi e genitori scelgono in libertà le scuole paritarie.

Ma proprio questo accade: i genitori sono costretti a pagare la retta, accessibile solo a chi è sufficientemente abbiente; con il paradosso aggiuntivo che la Repubblica, mentre viene meno al proprio impegno di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’’uguaglianza dei cittadini” (art.3) , obbliga le scuole paritarie ad “assicurare ai loro alunni un trattamento equipollente a quello degli alunni di scuole statali” (art.34,4) e ad accogliere chiunque compresi gli alunni e gli studenti con handicap (Legge 62 – 2000 art.1 comma3). Sembra, quasi, che si voglia scaricare sulle formazioni sociali il compito di assicurare ad allievi e genitori il diritto alla libertà e all’uguaglianza.

Ora sono il Presidente del Consiglio e il Ministro ad esporsi nel rimediare a questa situazione contraddittoria, impegnandosi di “trovare gli strumenti che assicurino, in

primis alle famiglie con minori capacità economiche, di esercitare pienamente quel diritto inviolabile, sancito dalla Costituzione”. Impegno ribadito da mesi anche dal Ministro dell’Istruzione nel: “voler garantire la libertà di scelta educativa a tutte le famiglie anche a quelle meno abbienti sotto forma di buono scuola o in altra maniera”.

C’è da sperare che si inverta la tendenza storica di occuparsi degli interessi legittimi delle formazioni sociali più che dei diritti delle persone o di scontrarsi in fazioni opposte in favore delle scuole statali o delle scuole paritarie e si arrivi a convergere tutti, singoli e scuole, nel chiedere che siano garantiti ovunque i diritti degli allievi e dei genitori.

Giuseppe Richiedei

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